“Una scoperta straordinaria che dà la misura dell’unicità della nostra Laguna e della storia di Venezia”. Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, definisce l’annuncio, avvenuto tramite pubblicazione sulla rivista Scientific Reports, della scoperta dei resti di un’antica strada e di un molo di età romana sommersi nel canale Treporti.
Il ritrovamento suggerisce che vi potessero essere insediamenti diffusi e permanenti nella Laguna di Venezia, in particolare nell’attuale Canale di Treporti, e ciò ben prima della fondazione della città storica.
Il clamoroso risultato emerge da uno studio dell’Istituto di scienze marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ismar-Cnr) e dell’Università Iuav di Venezia, pubblicato questa settimana sulla rivista Scientific Reports.
Lo studio
“Si tratta di un lavoro di équipe iniziato tre anni fa con le rilevazioni effettuate dal CNR – spiega la ricercatrice Iuav Maddalena Bassani. – I dati acquisiti, insieme a quelli raccolti negli anni ’80 da Ernesto Canal, pioniere dell’archeologia a Venezia, e da successive verifiche effettuate dalla Soprintendenza di Venezia, indicano che la strada si trova su un antico litorale ora sommerso, il quale in epoca romana doveva essere emerso e accessibile”.
“Ciò – prosegue Bassani – sta a significare che, mentre l’insediamento di Venezia risale all’alto medioevo, la Laguna, a quei tempi molto diversa da come la conosciamo oggi, fosse in realtà abitata in maniera diffusa e permanente già in epoca Imperiale”.
La strada
La strada era probabilmente parte integrante della rete viaria romana dell’Italia nordorientale, lungo il litorale che connetteva Chioggia (l’antica Clodia) all’antica città di Altino, che sorgeva ai margini della parte settentrionale della Laguna. Al fine di avere percezione di tale infrastruttura, è stata elaborata una restituzione digitale che costituisce un’ipotesi ricostruttiva di come poteva configurarsi la strada lungo il litorale in età antica.
“Questo studio multidisciplinare conferma la capacità romana di adattarsi e gestire ambienti dinamici complessi, spesso radicalmente diversi da quelli odierni ma sottolinea anche la necessità di riscoprire, documentare e preservare i resti archeologici in un paesaggio costiero sommerso o sepolto che può essere minacciato da cambiamenti indotti dall’uomo o dall’innalzamento medio relativo del livello del mare”, aggiunge la ricercatrice.
La Laguna di Venezia in era romana
Durante l’età romana, ampie zone della Laguna di Venezia ora sommerse erano accessibili da terra. Tuttavia, nonostante i molti ritrovamenti di reperti negli ultimi decenni nelle isole e nelle aree umide della Laguna, non è ancora chiaro quale fosse l’estensione dell’occupazione antropica in epoca antica.
Grazie alla mappatura dei fondali della laguna tramite un sonar ad alta risoluzione e alla ricerca archeologica e archivistica, Fantina Madricardo e Maddalena Bassani, insieme ai colleghi Giuseppe D’Acunto, Antonio Calandriello e Federica Foglini, hanno individuato 12 strutture allineate per oltre un chilometro a circa quattro metri di profondità lungo l’asse del Canale Treporti alte fino a 2,7 metri e lunghe fino a 52,7 metri.
Si tratta di agglomerati di basoli (pietre utilizzate dai Romani per la costruzione delle strade), che lastricavano una strada romana posta lungo il litorale sabbioso oggi sommerso dal mare. La loro presenza conferma quindi che secoli prima della fondazione della città di Venezia erano già presenti insediamenti stabili, con un sistema viario percorso da viandanti e naviganti che si spostavano tra l’attuale città di Chioggia e l’antica città di Altino, nella parte settentrionale della Laguna.
Alla ricerca del passato sotto le acque della Laguna
Oltre alle strutture in allineamento, lo studio documenta la presenza di altre quattro strutture, la più grande delle quali misura quasi 135 metri in lunghezza e fino a 4 metri in altezza. La posizione di quest’ultima struttura e le sue dimensioni fanno pensare che si possa trattare potenzialmente di una struttura portuale, forse parte di un molo, anche se ulteriori indagini archeologiche subacquee saranno necessarie per confermare tale ipotesi.
“I Romani costruirono una viabilità molto efficiente che si estendeva per decine di migliaia di chilometri per collegare tutti i loro territori – si legge nello studio realizzato da gruppo di ricercatori del CNR-ISMAR e dello Iuav di Venezia. – Diverse porzioni di questa antica rete stradale sono ancora ben conservate dopo più di due millenni in molti siti archeologici in Europa, Medio Oriente e Nord Africa”.
”Il sistema dei trasporti, tuttavia, non si limitava alle rotte terrestri, poiché il controllo imperiale del territorio si estendeva ad ambienti di transizione quali delta, paludi e lagune e una rete capillare di corsi d’acqua veniva utilizzata per gli scambi di merci e la circolazione delle persone”.
In questo contesto, qual è stato il ruolo svolto dalla laguna di Venezia, la più grande laguna del Mar Mediterraneo, che circonda la storica città? “Sappiamo – conclude lo studio – che in epoca romana il relativo livello medio del mare era più basso di quello attuale e che gran parte della Laguna, oggi sommersa, era accessibile via terra. Le sorti della Laguna di Venezia, la sua origine ed evoluzione geologica sono sempre state strettamente legate al relativo innalzamento del livello medio del mare, che oggi minaccia l’esistenza stessa della città storica e dell’isola lagunare.
Tuttavia, mentre l’evoluzione geologica della Laguna di Venezia è stata esaminata in diversi studi, meno si sa della presenza umana in Laguna prima della fondazione della città storica. Analogamente a quanto accaduto a molte zone costiere dell’area mediterranea e di altre parti del mondo, numerosi reperti archeologici sono stati rinvenuti sott’acqua o addirittura sepolti sotto i fondali lagunari, molti dei quali di origine romana. E ora, il ritrovamento di questi resti romani (una scuola di pensiero sosteneva che Venezia fosse edificata in un luogo “desertico” senza precedenti tracce di presenza umana e di epoca romana) riapre una più ampia prospettiva”.
Claudia Meschini
Purtroppo se il moto ondoso nella laguna nord non verrà fermato,tra qualche anno ci sarà ben poco da ricercare.
Quando Ernesto Canal sovraintendente onorario divulgava trenta quaranta anni fa i ritrovamenti archeologici nella laguna con le relative deduzioni ,veniva considerato dagli archeologi istituzionali un visionario…….!Ora fa comodo citarlo e dare alle sue ricerche e scoperte una rilevanza profetica!Dove eravate allora ?Cogliete pure l ‘attimo ma non ingannate nessuno(tra qualche mese tutto passera’in dimenticatoio)
Fantastico articolo del quale ne ero completamente all’oscuro. Amante della storia, non solo d’epoca romana, resto piacevolmente sorpreso di tale scoperta. GRAZIE!