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Una nuova speranza di cura contro il melanoma

Una nuova speranza di cura contro il melanoma

Uno studio dimostra la sua efficacia, superiore al 30% nei pazienti che non rispondono ad altre cure

La ricerca offre una nuova opportunità terapeutica per i pazienti con una forma avanzata di melanoma e che non rispondono più all’immunoterapia standard. Arriva da un trattamento basato sull’utilizzo di un virus dell’herpes simplex (un’infezione virale rappresentata da un’eruzione di vescicole dolorose raggruppate su pelle o mucosa, ndr) geneticamente modificato, denominato Rp1, assieme al farmaco immunoterapico Nivolumab.
La terapia è stata approvata negli Usa per la malattia in stadio avanzato dopo che i risultati positivi ottenuti dallo studio clinico di fase 2 “Ignyte” ha portato l’agenzia americana Food and Drug Administration che regolamenta i farmaci, a designarla come “Breakthrough Therapy” per il trattamento di pazienti adulti con melanoma avanzato precedentemente trattati con immunoterapia.

La speranza per un terzo dei pazienti con melanoma resistente

E’ stato dimostrato che l’iniezione nel melanoma di un virus dell’herpes simplex geneticamente modificato è in grado di eliminare le cellule cancerogene sia direttamente, sia indirettamente rilasciando molecole che stimolano l’attività del sistema immunitario. Uno studio clinico su 140 persone, i cui risultati sono stati presentati per la prima volta in Italia, a Napoli, in occasione della XV edizione del Melanoma Bridge e della X dell’Immunotherapy Bridge, evidenzia che questo regime è efficace in un terzo dei pazienti che non avrebbero altrimenti altre opzioni di cura e con risposte durature pari a quasi due anni. I risultati sono stati talmente convincenti da portare alla denominazione americana che ha l’obiettivo di accelerare lo sviluppo e la revisione di terapie per malattie gravi quando le prove cliniche preliminari indicano che queste possono fornire un miglioramento sostanziale rispetto a quelle esistenti.

Il virus oncolitico che distrugge le cellule tumorali

Oggetto della sperimentazione è un virus oncolitico, vale a dire una forma di immunoterapia che utilizza virus per infettare e distruggere le cellule tumorali. Rp1, prodotto dall’azienda farmaceutica americana Replimune, è un trattamento che si basa su un ceppo del virus herpes simplex progettato e geneticamente “armato” con due molecole che rafforzano la capacità di eliminare il tumore e la risposta immunitaria contro le cellule tumorali. La combinazione di Rp1 e Nivolumab ha dato risposte durature e clinicamente significative, come ha spiegato nel corso del convegno a Napoli il presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia oncologica e Terapie innovative dell’Istituto Pascale di Napoli Paolo A. Ascierto.

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Paolo Antonio Ascierto, direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli e presidente della Fondazione Melanoma onlus

Risultati promettenti per la fase 3 dello studio Ignyte

I risultati ai quali sono arrivati gli esperti nella fase 2 dello studio indicano che la sopravvivenza legata alla nuova terapia è molto promettente. Proprio per questo, sarà presto avviata una fase 3 dello studio.
Attualmente è in corso il reclutamento con l’obiettivo di valutare ulteriormente la combinazione di Rp1 con Nivolumab in pazienti con melanoma avanzato che è progredito dopo altre terapie.

Melanoma: il nemico silenzioso che colpisce i giovani italiani

Secondo l’AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, il melanoma cutaneo rappresenta oggi uno dei tumori più comuni tra i giovani adulti con meno di 30 anni.
In Italia è il terzo tumore più frequente al di sotto dei 50 anni in entrambi i sessi.
Nel 2023 sono state stimate circa 12.700 nuove diagnosi, delle quali 7 mila tra gli uomini e 5.700 tra le donne.
Il principale fattore di rischio per il melanoma cutaneo è l’esposizione eccessiva e ripetuta alla luce ultravioletta UV principalmente veicolata dai raggi del sole: esporsi troppo ai suoi raggi, soprattutto in età precoce rappresenta dunque un pericolo perché può danneggiare il DNA delle cellule della pelle e innescare la trasformazione tumorale. Altri fattori di rischio possono essere l’insufficienza funzionale del sistema immunitario e alcune malattie ereditarie con rischio maggiore nelle persone di pelle bianca.

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