Figlio di un gondoliere e nipote di un costruttore di barche, Alvise Beltrame nuova promessa della motonautica veneziana
Lo yin e lo yang, armonico connubio di coppie complementari come notte e giorno o terra e cielo, sono dei capisaldi di taosimo e confucianesimo, ma come concetto trovano facilmente calzante riferimento in moltissimi, differenti contesti ad ogni latitudine del globo.
Qui in Laguna, ad esempio, anche nel rapporto che il giovane Alvise Beltrame, veneziano classe ’97, coltiva con l’acqua e con due passioni, al contempo divergenti e in qualche modo affini: la voga in gondola e la motonautica. «Logicamente vi sono delle evidenti differenze, sono due attività per molti versi opposte. Ma, a ben vedere, quel che per me è fondamentale, ovvero il dialogo incessante con l’elemento marino, trova in entrambe modo di gratificarmi», ha spiegato con tono entusiasta Alvise.
Un legame con mare e laguna che si snoda nella famiglia Beltrame di generazione in generazione, a cominciare dal nonno, pescatore provetto e costruttore di barche, per poi giungere al padre Massimiliano, gondoliere da 25 anni e grande appassionato di motonautica. Proprio grazie al genitore, i primi contatti di Alvise con questo sport. «Sin da piccolo mio padre mi portava a vedere le gare, a Jesolo o a Caorle. Nel 2010 ho avuto modo di partecipare per un anno al campionato Under 18, organizzato dalla FIM, Federazione Italiana Motonautica: sono arrivato secondo nella classifica finale e in quel momento l’interesse è esploso».
Poi, sfortunatamente, in mancanza di una categoria per i corridori minorenni, una pausa forzata di anni. Ma ecco arrivare, già nel 2016, le conferme del suo talento, con due secondi posti in settembre nel weekend di gara a Chioggia e, l’anno seguente, con tre medaglie d’oro nella stessa località. Ad accogliere il giovane promettente tra le proprie fila il veneziano D&D Team Offshore, presieduto da Diego Cardazzo. «Attualmente milito anche nella categoria Offshore 3000, come copilota di Diego. L’imbarcazione è un catamarano che monta un motore Mercury da 250 cavalli, per una velocità che può raggiungere i 150 Km/h», spiega Alvise. Poi, il racconto del suo personale yang: «Per quanto riguarda la voga in gondola, ho la fortuna di avere mio padre come maestro, che, tra l’altro, ha praticato per molti anni anche la voga a livello sportivo. Avere come riferimento chi conosce il remo a 360 gradi è sicuramente una risorsa preziosa».
Un modo completamente diverso di vivere l’elemento acquatico emerge quindi dalle sue parole, via via più assorte e contemplative, un mondo meno frenetico che il giovane inizia ad esplorare la mattina presto, quando i raggi dorati del sole stendono un velo di luccicanti gemme sulla laguna appena increspata. «Da circa un anno ho iniziato a fare seriamente pratica con il remo. Si voga fino ai rii più angusti della città, in modo da affinare bilanciamento, tecniche di voga, calcolo delle distanze e lettura anticipata di come si sposterà l’acqua. Il percorso per diventare gondoliere è lungo: ci sono esami teorici, di lingue ad esempio, e poi naturalmente quello pratico. Poi si può arrivare al ruolo di sostituto e nel tempo, se tutto va bene, gondoliere a tutti gli effetti. La motonautica è di certo la mia grande passione, ma questo sarebbe qualcosa di più di un lavoro. Sarebbe l’occasione di vivere quotidianamente a contatto con l’acqua, le persone, la tradizione e quella straordinaria Venezia, bellissima e sconosciuta ai più, che si può ammirare solo dall’interno, attraverso rii e canali».