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Un passaporto digitale per le case “green”

Un passaporto digitale per le case “green”

Il documento, introdotto da una direttiva dell’Unione Europea, riassumerà la strategia di miglioramento delle prestazioni energetiche. Tutte le scadenze

Il “confine” da varcare è quello che separa i vecchi immobili ad alti consumi a quelli che, attraverso una ristrutturazione edilizia, miglioreranno le loro prestazioni energetiche.
Un passaggio che le nostre case potranno ora affrontare con una sorta di “passaporto” digitale che fisserà a priori il cronoprogramma e la strategia di transizione.
La direttiva “Case green” (ufficialmente “Energy Performance of Building Directive” o Epbd), approvata dall’Unione Europea lo scorso 24 aprile, pubblicata ora nella Gazzetta Ufficiale Ue e in vigore dal prossimo 29 maggio, introduce infatti un nuovo documento che, per quanto al momento facoltativo, potrebbe diventare obbligatorio nelle leggi nazionali che, entro 2 anni, recepiranno la normativa.

Il passaporto per le case “green”

Il contenuto del nuovo documento digitale previsto dall’Ue ricalca l’Attestato di Prestazione Energetica, meglio conosciuto come “Ape”, nella parte in cui certifica il livello iniziale dei consumi energetici dell’immobile. Non sostituendo l’attestato in vigore, la direttiva dà quindi indicazione agli Stati membri di consentire la redazione e il rilascio contestuale dei due documenti da parte del tecnico certificatore.
La finalità del passaporto di ristrutturazione è però diversa.

case green
Servirà infatti ai proprietari degli edifici che vorranno dotarsene (a tal fine, la direttiva stessa auspica che la diffusione sia incoraggiata dai singoli Paesi senza generare oneri sproporzionati per chi lo richiede) per definire il piano degli interventi e una precisa tabella di marcia per il raggiungimento degli obiettivi di prestazione energetica fissati dall’Europa.
Nello specifico, il passaporto digitale è pensato per i casi di “ristrutturazione profonda”. Ovvero quella che, secondo la definizione della direttiva europea, “è in linea con il principio “l’efficienza energetica al primo posto”, si concentra sugli elementi edilizi essenziali e trasforma un edificio o un’unità immobiliare” in un numero massimo di fasi volte a migliorare sensibilmente la prestazione energetica.

Le prime scadenze della direttiva europea “Case green”

La direttiva Epbd è inserita nel pacchetto di riforme “Fit for 55” e mira a ridurre progressivamente, con un investimento calcolato in 275 miliardi l’anno, le emissioni di anidride carbonica del parco immobiliare europeo attraverso gli interventi di riqualificazione che consentano un miglioramento dell’efficienza energetica. Obiettivo finale, da conseguire entro il 2050, la totale decarbonizzazione degli edifici.
Le tappe di progressivo avvicinamento a quella data iniziano con il 31 dicembre 2024, quando gli edifici non residenziali dovranno risultare dotati di sistemi di automazione e controllo per gli impianti di riscaldamento e condizionamento. Dal 1° gennaio 2025 scatterà poi lo stop agli incentivi fiscali per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili.
Si passa quindi al 31 dicembre 2025, data ultima a disposizione degli Stati membri per presentare una prima proposta del proprio piano di ristrutturazione degli edifici.
Per fine 2026, quindi, su tutti gli edifici pubblici e non residenziali con una superficie coperta utile superiore a 250 metri quadri dovranno essere installati impianti per la produzione di energia solare.

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Installazione di pannelli solari

Le successive tappe di avvicinamento al 2050

L’Italia dovrà osservare la scadenza del 1° gennaio 2027 per dotarsi di una tabella di marcia con cui introdurre valori limite del totale di “potenziale di riscaldamento globale”, o Gwp, per gli edifici di nuova costruzione. Entro la fine di quell’anno, gli impianti solari dovranno essere installati su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con superficie superiore a 2 mila mq e su quelli ristrutturati sopra i 500 mq.
I primi edifici obbligatoriamente a emissioni zero saranno quelli pubblici di nuova costruzione a partire dal 1° gennaio 2028, quando scatterà anche l’obbligo del calcolo del Gwp durante il ciclo di vita degli edifici nuovi oltre i 1.000 metri quadri. Ci sarà invece tempo fino al 31 dicembre 2029 per l’installazione di impianti solari su tutti i nuovi edifici residenziali e tutti i nuovi parcheggi coperti adiacenti.
La data fissata per l’obbligo di costruzione a emissioni zero per tutti i nuovi edifici è il 1° gennaio 2030, anno importante anche per le scadenze del 31 dicembre: l’obbligo di installare impianti solari su tutti gli edifici pubblici con una superficie superiore a 250 metri quadri e, soprattutto, la fissazione della prima scadenza di riduzione dei consumi medi di tutti gli edifici. Questi dovranno essere inferiori del -16% rispetto al 2020.

Obiettivo case green

La quota di risparmio energetico, secondo le indicazioni dell’Unione Europea, dovrà essere assicurata dal 55% da un taglio dei consumi per almeno il 43% degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche. La successiva scadenza temporale, in termini di riduzioni dei consumi medi, è quella del 1° gennaio 2033: -26% dal 2020 per gli edifici non residenziali.
Il percorso di efficientamento vivrà la sua fase più importante nei prossimi 11 anni e mezzo. Entro il 31 dicembre 2035 è previsto infatti che il consumo medio di energia primaria nell’intero parco immobiliare residenziale debba diminuire di una quota compresa tra il -20% e il -22% rispetto al 2020. Il 1° gennaio 2040, infine, si darà il definitivo stop all’installazione di caldaie a gas nei 27 Paesi dell’Unione Europea.

Alberto Minazzi

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