Rilasciate le immagini di 5 galassie “vicine” (da 4 a 30 milioni di anni luce) raccolte dal telescopio gestito dall’Inaf in Cile
Nell’immensità dello spazio infinito, una distanza di 4 milioni di anni luce può essere considerata ridotta.
Non a caso, si parla di “Gruppo Locale” per le galassie più “vicine” alla nostra Via Lattea. E i moderni telescopi ne possono vedere altre relativamente poco distanti, tra una decina e una trentina di anni luce.
Riuscire a immortalarle in un’immagine che ne mostra i minimi particolari relativi a forma, colore e distribuzione delle stelle fino a grandi distanze dal centro è però un risultato tutt’altro che semplice da ottenere.
A riprendere nel dettaglio 5 di queste galassie è riuscito adesso il Vlt Survey Telescope (Vst), il telescopio costruito in Italia e ospitato dal 2012 all’Osservatorio Eso di Cerro Paranal, in Cile, dove lo gestisce l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Un’attività mirata a cercare di capire sempre di più ciò che accade nel nostro universo locale, dando risposte a domande sui processi che determinano la vita e l’evoluzione delle tante e diverse galassie che popolano il cosmo.
Il progetto “Vst-Smash”
Le immagini appena rilasciate dall’Inaf sono state inserite nell’articolo pubblicato online dalla rivista “The Messenger” dell’Eso. Sono state realizzate, in 3 filtri o colori, nell’ambito della survey “Vst-Smash”: un progetto, gestito da un team internazionale guidato dal ricercatore dell’Inaf di Napoli Crescenzo Tortora, che ha proprio l’obiettivo di comprendere questi meccanismi.
“Cerchiamo di capire – spiega Tortora – come si formano le galassie, in funzione della loro massa e del loro tipo morfologico. Questo significa chiedersi come si formano le stelle “in situ”, all’interno delle galassie, ma anche come vengono accumulate “ex situ” attraverso processi di “merging”, cioè di fusione con altre galassie”.
“Per fare questo – aggiunge il ricercatore dobbiamo tracciare i colori di queste galassie fino alle regioni periferiche, per poter investigare la presenza di strutture molto deboli appartenenti a queste galassie, e popolazioni di galassie poco brillanti che vi orbitano attorno. Questo è utile per poter tracciare i residui delle interazioni galattiche, e quindi vincolare il processo gerarchico della formazione delle strutture cosmiche”.
Le galassie protagoniste
Utilizzando lo specchio dal diametro di 2,6 metri del Vst, lo studio è incentrato in particolare su 27 galassie, tra le quali sono state selezionate, nella porzione di cielo che sarà osservata nei prossimi anni anche dal satellite Euclid dell’Agenzia Spaziale Europea, le 5 protagoniste delle immagini. La più lontana, distante 30 milioni di anni luce, è la galassia a spirale IC 5332.
Avvicinandosi progressivamente alla Via Lattea ci sono poi la galassia Ngc 5236, chiamata anche M 83 o, più suggestivamente, “Girandola del Sud”, lontana 15 milioni di anni luce, e la irregolare Ngc 5253, che invece di anni luce ne dista da noi 11 milioni. Ai confini del Gruppo Locale si collocano infine le galassie irregolari Ngc 3109 e la nana Sestante A, entrambe a circa 4 milioni di anni luce dal nostro pianeta.
“È la prima volta – riprende Tortora – che tutte queste galassie vengono osservate in maniera così profonda e dettagliata, e con dati omogenei. Negli anni a venire, solo Euclid raggiungerà le nostre profondità ottiche, ma non potrà contare sulla vasta copertura nelle lunghezze ottiche del Vst: uno strumento che può ancora dire la sua, e dà speranze per interessanti risultati all’interno della nostra survey”.
La qualità delle immagini
L’Inaf spiega che, pur essendo ancora all’inizio l’analisi dei dati raccolti, le osservazioni si sono già dimostrate efficaci, permettendo al team di esaminare le galassie fino a brillanze superficiali molto basse, che fino a qualche anno fa erano difficili da osservare e che invece, grazie alla grandezza del campo di vista del telescopio, sono state tradotte in immagini in un tempo relativamente breve.
Il campo di vista del Vst misura un grado quadrato, pari a circa quattro volte l’area della luna piena nel cielo, e ha consentito di osservare il campo intorno a queste galassie, nei 3 filtri, con 10 ore di osservazioni per grado quadrato. In confronto, sottolinea l’Inaf, realizzare una sola di queste immagini con il telescopio spaziale Hubble avrebbe richiesto molti puntamenti consecutivi.
Alberto Minazzi