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UN FUOCO CHE NON SI PUÒ SPEGNERE

UN FUOCO  CHE NON SI PUÒ SPEGNERE


Giovanni Sarpellon Presidente dell’Associazione per lo Studio e lo Sviluppo della Cultura Muranese:
«Il premio nacque per dare un approccio artistico al vetro di Murano con il valore aggiunto dato dalle capacità dei maestri»

Perché a suo tempo abbiamo pensato al Premio Murano? Sostanzialmente per due motivi: da un lato per fare incontrare i maestri vetrai muranesi con l’arte contemporanea e dall’altro perché si voleva dare il giusto risalto ai maestri sempre passati in secondo piano rispetto al nome delle fornaci. Ecco perché il doppio premio: agli artisti ed ai maestri vetrai». La spiegazione della nascita del Premio Murano arriva dal prof. Giovanni Sarpellon, già docente di Sociologia all’Università di Ca’ Foscari e Presidente dell’Associazione per lo studio e lo sviluppo della cultura muranese ideatrice e organizzatrice nel 1984 della prima edizione del Premio.
«Negli anni Settanta, nel resto del mondo già questo incontro era avvenuto con il cosiddetto “newglass” di matrice statunitense che proponeva la realizzazione di opere d’arte con il vetro. Dal punto di vista tecnico non si trattava di vetro di qualità ma dal punto di vista di critica e mercato era quello che andava per la maggiore. Si voleva fare in modo di sensibilizzare anche il vetro di Murano verso questo approccio artistico, con il valore aggiunto dato dalle capacità dei maestri. Nel contempo si voleva portare i maestri a contatto diretto con le tendenze di quegli anni».
Una ricerca di “nuove vie” di espressione che torna quanto mai di attualità considerate le congiunture economiche attuali. «Tutti conoscono la situazione attuale di Murano che si scontra con una situazione di crisi mondiale e con una concorrenza mostruosa. Il vetro di Murano può resistere solo se la gente capisce e apprezza, quindi paga, la manualità degli artigiani. Iniziative come questa servono proprio per educare il pubblico e sono utili a far comprendere che la manualità presente nel vetro di Murano non c’è in nient’altro. Chiaro, il settore del vetro d’arte non sarà quello che risolverà la crisi di Murano perché rappresenta solo una fetta del mercato. Però può aiutare a sensibilizzare sull’argomento. La sfida è soprattutto culturale: bisogna che la gente capisca e apprezzi il lavoro artigianale. Il passo successivo è poi rappresentato dalla “quantità” perché ogni fornace ha necessità di lavorare tutto il giorno. Il fuoco non si può spegnere all’interno di una fornace e questo significa che ogni azienda ha bisogno di un mercato ampio. In questo senso tutto ciò che si fa per magnificare e propagandare il vetro di Murano può essere utile per la produzione corrente».
DI JACOPO CANOVA

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Tag:  Murano, Vetro