Inviato dalla Santa Sede a Kiev il cardinale già decisivo per la pace in Mozambico nel 1992. Il punto sul conflitto
La guerra in Ucraina non accenna a finire, scrivendo giorno dopo giorno nuove tristi pagine.
Come ha reso noto l’esercito ucraino, l’ultimo attacco delle forze di occupazione russe andato a segno ha colpito la diga della centrale idroelettrica di Nova Kakhovka, nella regione di Kherson, con il rischio di inondazioni e possibili conseguenze anche per la centrale elettrica di Zaporizhzia. E proseguono anche attacchi aerei e bombardamenti.
Ma non si ferma nemmeno la diplomazia, per cercare di raggiungere un accordo per la soluzione del conflitto.
In tal senso, una mossa significativa arriva dalla Città del Vaticano.
In queste ore è in visita a Kiev, come inviato di Papa Francesco, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana e arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi. Una figura di primissimo piano, nelle relazioni internazionali, come conferma il ruolo determinante da mediatore svolto nel 1992 per la firma dell’intesa raggiunta dopo due anni e mezzo di negoziato in occasione della guerra civile durata 16 anni in Mozambico.
La missione del cardinale Zuppi
La Santa Sede, dando l’annuncio della visita programmata per il 5 e il 6 giugno, ha spiegato che lo scopo principale dell’iniziativa sia quello di “ascoltare in modo approfondito le Autorità ucraine circa le possibili vie per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni”.
Al momento, in ogni caso, non è invece ancora in programma nessun incontro tra Zuppi e il presidente russo Vladimir Putin, come ha precisato il Cremlino.
Ad accogliere il cardinale nella sede della Nunziatura apostolica a Kiev è stato l’arcivescovo lituano Visvaldas Kulbokas. Che, in un video pubblicato da Avvenire, ha spiegato: “ Prima Sua Eminenza ascolterà. Tutto il resto sarà da decidere: spetterà a lui decidere col Santo Padre, successivamente”. “Ci sarà tutta una serie di incontri – ha precisato il nunzio apostolico a Kiev – è più una missione di lavoro, di studio. Poi si valuterà successivamente su che cosa porre gli accenti. Adesso invece conviene che lui li realizzi, gli incontri. Quindi si cerca di lavorare”.
Dal dialogo a un’architettura di pace
“È ovvio – ha dal canto suo dichiarato in una videointervista ad Askanews il presidente della Cei, che nel 2017 è stato anche garante morale della consegna definitiva delle armi da parte dei separatisti baschi dell’Eta – che bisogna continuare a insistere perché si aprano gli spazi di pace, perché non ci sia soltanto la logica delle armi. La legittima difesa è evidente che è importante, perché è ovvio che purtroppo c’è tragicamente un aggredito e quindi un aggressore. Ma, allo stesso tempo, dobbiamo cercare ogni via di dialogo”.
Il cardinale Zuppi ha quindi citato l’ex segretario di Stato degli Usa tra il 1969 e il 1977, Henry Kissinger. “Come appunto chiedeva a ottobre Kissinger, che credo se ne intendesse – prosegue Zuppi nel video – ci vuole il dialogo, fosse anche soltanto esplorativo, ma serio. E che tutti coloro che possono e debbono aiutare il dialogo e poi costruire un’architettura di pace credibile, seria e duratura nella giustizia, concorrano a questo. Tanti artigiani di pace sicuramente potranno aprire gli spazi per un’architettura di pace”.
Alberto Minazzi