Lo studio Ingv: legami con il riscaldamento globale e con le alterazioni delle correnti atmosferiche. Più rischi per i voli, servono nuove tecniche di previsione e strategie di mitigazione
Il 20 maggio scorso, nel golfo di Myanmar, c’è scappato anche un morto, in aggiunta agli 85 ricoverati, di cui 20 in terapia intensiva. La causa?
Le turbolenze che, nel caso specifico, hanno colpito un volo della Singapore Airlines, costretto a un atterraggio di fortuna a Bangkok. Ma, sia pure con esiti meno infausti, non si tratta purtroppo dell’unico caso registrato quest’anno.
A giugno, per esempio, una turbolenza accompagnata da grandine ha danneggiato pesantemente, sopra l’Austria, un airbus della Austrian Airlines diretto da Palma di Maiorca a Vienna.
Ancora, a ottobre, dopo una tempesta su Roma, con una turbolenza durata addirittura 25 minuti, per un passeggero dell’aereo Eurowings partito da Colonia è stato necessario il ricovero a causa di un malore.
E in un paio di giorni, a metà novembre, turbolenze molto brevi ma intense hanno prima causato ferite, fortunatamente lievi, a 5 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio del volo Lufthansa che sorvolava l’Atlantico tra Buenos Aires e Francoforte, poi hanno provocato lo spegnimento automatico di un motore dell’aereo partito da Stoccolma e diretto a Miami, costretto a fare retromarcia dalla Groenlandia a Copenaghen.
L’effetto Wind shear
Le turbolenze, insomma, sono in continuo aumento.
Lo conferma lo studio di un team dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) appena pubblicato su Geophysical Research Letters. Nella ricerca, gli scienziati si sono concentrati in particolare sui dati delle turbolenze medio-forti degli ultimi 44 anni in Europa, riscontrando una crescita significativa del fenomeno nei cieli, anche quelli italiani.
Gli eventi di questo tipo si sono moltiplicati, evidenziano i ricercatori dell’Ingv, soprattutto sul Regno Unito, sull’Europa settentrionale e nella regione mediterranea.
A favorire la turbolenza nelle regioni meridionali dello spazio aereo europeo, dove nel periodo preso in considerazione la probabilità delle più pericolose turbolenze moderate o forti è passata dall’1,5% al 4%, è in particolare la corrente a getto subtropicale.
Un’altra corrente a getto, quella subpolare, è invece la causa degli eventi del Nord Europa.
E’ il fenomeno chiamato “wind shear”, ovvero la forte variazione, in questo caso verticale, dell’intensità e/o della direzione del vento. Lo studio ha evidenziato anche come sia possibile elaborare chiari modelli stagionali, con il rischio di turbolenze più frequenti e intense in inverno e più tenui durante il periodo estivo.
I tipi di turbolenza e il ruolo dei cambiamenti climatici
L’intensità delle turbolenze è varia: da quella leggera, la più comune, in grado di produrre solo lievi movimenti dell’aereo senza rischi per la sicurezza, a quelle, molto più pericolose, classificate come moderate o forti.
Ed esistono anche diversi tipi di turbolenza.
C’è quella “convettiva”, che deriva dall’intenso riscaldamento della superficie terrestre.
Ma anche quella “d’aria chiara”, priva di segnali visibili e quindi più difficile da individuare e prevedere.
La maggior parte degli episodi crescenti, spiega lo studio, è legata proprio a questa turbolenza, che si verifica inaspettatamente alle altitudini delle crociere di volo. Ed è proprio nelle vicinanze delle correnti a getto che sono aumentate intensità e frequenza degli eventi, a causa del riscaldamento globale. I ricercatori, che hanno analizzato i singoli cambiamenti del modello di circolazione atmosferica e i loro effetti sui fattori legati alla turbolenza, concludono infatti che il fenomeno è strettamente legato ai cambiamenti climatici.
“Il cambiamento della circolazione atmosferica, monitorata tramite le tendenze della pressione del livello del mare – fanno notare – influisce sulla turbolenza dell’aviazione in Europa”.
Un fenomeno da affrontare
I risultati evidenziano dunque l’importanza di sviluppare nuove tecniche di previsione e strategie di mitigazione.
“Trovare modi per affrontare le turbolenze – affermano gli studiosi – potrebbe rendere i voli più fluidi, più sicuri e più rispettosi dell’ambiente”.
Tra le conseguenze delle turbolenze, oltre a gravi implicazioni per la sicurezza dei voli, c’è infatti anche un impatto economico rilevante”. Al riguardo, anzi, si afferma che in futuro le spese potrebbero aumentare ulteriormente. Ma c’è un ultimo aspetto che suggerisce un’attenta riflessione. “Affrontare la turbolenza dell’aviazione – aggiunge in conclusione lo studio – non solo migliora il comfort dei passeggeri, ma aiuta anche a ridurre il consumo di carburante e l’impatto ambientale, sostenendo la sostenibilità dell’aviazione”.
Alberto Minazzi