Via al ticket per favorire la prevenzione nei casi a più alto rischio. È un segnale importante, nella lotta ai tumori, quello che il Veneto ha voluto dare ai suoi residenti.
Dal primo gennaio 2020, chi ha una mutazione genetica che lo rende particolarmente esposto al rischio di contrarre una neoplasia sarà esentato dalla compartecipazione alla spesa sanitaria. Sarà così possibile avviare percorsi specifici e molto approfonditi come forma di screening avanzato.
Il rischio di tumori ereditari
Le mutazioni genetiche prese in considerazione sono tecnicamente chiamate BRCA 1 e BRCA 2 e si trasmettono di generazione in generazione.
Sono quelle mutazioni ereditarie che, in concreto, determinano una elevata predisposizione del soggetto allo sviluppo di un tumore.
In particolare, interessano le donne, determinando soprattutto l’insorgenza di neoplasie all’ovaio e alla mammella.
Nel primo caso, la penetranza della malattia nei soggetti predisposti varia tra il 10 e il 40 per cento. Per i tumori della mammella, la percentuale di donne predisposte che sviluppa effettivamente la malattia sale tra il 60 e l’80 per cento. E, in questo caso, non sono esenti nemmeno gli uomini, sia pur con percentuali più basse (tra l’1 e il 7%).
L’importanza della prevenzione per i tumori ereditari
Gli esperti del sistema sanitario veneto in questo campo hanno sviluppato protocolli rigorosissimi.
Obiettivo: salvare il maggior numero di vite attraverso la prevenzione e la diagnosi precoce. «Varchiamo una nuova frontiera – ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, nel spiegare la decisione adottata dalla Giunta – oltre la quale c’è l’ambizione, scientificamente supportata, di scovare un tumore anche dove ancora non c’è, ma dove ci sono moltissime probabilità che si possa presentare».
La spesa per erogare in esenzione le prestazioni previste ammonta a 400.000 euro l’anno ed è già stata stanziata per il 2020. L’accertamento della presenza della mutazione avverrà presso i Centri di consulenza oncologica operanti sul territorio e collegati alla Rete oncologica veneta. Hub di riferimento, l’Unità tumori eredo-familiari della mammella e dell’ovaio dell’Istituto Oncologico Veneto.
Un protocollo comune per tutte le donne
Il protocollo di sorveglianza per donne sane portatrici di mutazioni definito dalla Regione parte dai 25 anni e supera i 70. Prevede la suddivisione dei soggetti per fasce di età: tra i 25 e i 34 anni; tra i 35 e i 54; tra i 55 e i 70; oltre i 70 anni. A seconda della fascia d’età, sono previste una serie di visite. Tra quelle assicurate a tutte le donne, una visita senologica di controllo annuale, l’ecografia bilaterale della mammella inclusa l’ecografia del cavo ascellare (anche in questo caso con cadenza annuale) e una visita oncologica di controllo annuale.
Esami specifici per le varie fasce d’età
Dai 35 anni in su, prevista anche la mammografia bilaterale (2 proiezioni), con cadenza annuale fino ai 70 anni e annuale o biennale dopo.
Dai 25 ai 70, invece, verrà effettuata ogni anno una risonanza magnetica nucleare della mammella mono e bilaterale (a discrezione del radiologo dai 55 anni in su), ecografia transvaginale semestrale, antigene carboidratico (semestrale), visita ginecologica di controllo annuale e colloqui psicologici clinici a strategia personalizzata. Circa il 30% delle donne che aderiscono al protocollo di sorveglianza dovrà eseguire una risonanza magnetica di controllo della mammella nel periodo di intervallo.