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Tumori di rene e prostata: l’avatar guida il chirurgo

Tumori di rene e prostata: l’avatar guida il chirurgo
L'avatar utilizzato al San Luigi Gonzaga di Orbassano

Effettuati al San Luigi Gonzaga di Orbassano, in occasione del Tecnho-Urology Meeting, i primi innovativi interventi che sfruttano le opportunità offerte dall’informatica

Si presenta come un’elegante signora bionda di bell’aspetto ma, come spesso accade nell’attuale era della virtualità, non esiste.
E’ figlia dell’intelligenza artificiale.
E il suo ruolo è quello di comunicare proprio i risultati ottenibili attraverso l’Ai, con importanti ricadute nel trattamento chirurgico dei tumori del rene e della prostata.
Perché, a differenza di tante foto create ad arte solo per attrarre gli sguardi, quello che è comparso sullo schermo alla 13^ edizione di Tum, Techno-Urology Meeting è l’avatar di un computer fatto medico.
Un avatar che, proprio in questa occasione, ha dato assistenza a un chirurgo in carne e ossa durante un intervento.

La dimostrazione durante la 13^ edizione del Techo-Urology Meeting

L’avveniristico risultato è stato reso possibile dal software sviluppato ad hoc dal reparto di Urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria del San Luigi Gonzaga di Orbassano, in Piemonte, insieme al Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e a quello di Informatica dell’Università di Cosenza.

I consigli dell’Avatar per il chirurgo

L’avatar che ha appena debuttato in anteprima può ascoltare e comprendere le domande del chirurgo in sala operatoria, elaborando e modulando le risposte all’interno di un dialogo coerente, per suggerire la strategia migliore e il tipo di procedura più opportuna nel caso clinico specifico.
Gli algoritmi su cui si basa il software vengono infatti istruiti attraverso l’input delle informazioni cliniche di migliaia di pazienti che già sono stati sottoposti a interventi di chirurgia robotica al San Luigi Gonzaga, i cui dati sono comunque resi anonimi.

La sala operatoria in cui si è svolta la dimostrazione dell’applicazione dell’Ai alla chirurgia robotica

Grazie alla capacità di apprendimento, l’Ai è in grado di individuare in tempo reale le relazioni di causa-effetto, identificando i vari scenari chirurgici astrattamente applicabili alla situazione concreta per proporre e modulare quindi le migliori strategie su misura, riducendo per esempio l’invasività dell’intervento.

Basandosi sulle caratteristiche del paziente e del tumore che lo affligge, l’intelligenza artificiale è inoltre in grado di generare previsioni anche relativamente ai possibili risultati a cui può portare l’intervento chirurgico effettuato utilizzando le moderne tecnologie di chirurgia robotica.

La sala del convegno della 13^ edizione di Techno-Urology Meeting

I vantaggi nel trattamento dei tumori di rene e prostata

Gli interventi trasmessi in diretta dalle sale operatorie di Orbassano e dell’Istituto di Candiolo-Fondazione del Piemonte per l’Oncologia Irccs per presentare l’innovativa tecnica si sono concentrati sulle prime applicazioni, relative alla chirurgia conservativa dei tumori renali e per il trattamento del cancro alla prostata.
Nel caso del rene, quando è possibile preservarlo rimuovendo solo la massa tumorale, l’AI può indicare al chirurgo quale sia la successione di passaggi nella procedura operatoria più indicata al fine di salvaguardare la massima porzione sana dell’organo, operando sempre nella massima sicurezza.

Salvatore Di Gioia, Francesco Porpiglia e Davide Minniti

Per i tumori della prostata, l’algoritmo è stato invece sviluppato in modo da indicare qual è la strategia migliore per preservare la funzione sessuale e la continenza urinaria senza perdere efficacia dal punto di vista oncologico. Il tutto sulla base di un dialogo e confronto tra chirurgo e avatar.
“L’Ai generativa – spiega il direttore del Dipartimento del San Luigi e professore all’Università di Torino, Francesco Porpiglia – consiglia l’applicazione di un metodo, semplificando al massimo, grazie alla presenza di una persona virtuale, l’interazione rispetto all’utilizzo di semplici tabelle. Alla fine, comunque, a decidere è sempre il medico”.

La prima generazione di avatar medici

Il risultato a cui si è potuti arrivare è frutto del lavoro intenso svolto nell’ultimo anno dagli ingegneri coinvolti.
“Si tratta – sottolinea Porpiglia – di un risultato tutt’altro che banale. Al tempo stesso, però, siamo solo alla “prima generazione”, a cui ne seguirà sicuramente una seconda, perfezionando sempre più le tecniche”.
L’algoritmo, costruito per dare indicazioni al chirurgo su cosa fare e su cosa può capitare dal punto di vista funzionale, è stato infatti “per ora addestrato con dati, ma possiamo farlo anche attraverso le immagini, fornendogli così informazioni molto più numerose e complesse, ma anche più precise e dunque con la possibilità di individuare soluzioni sempre più puntuali”, illustra il professore.

avatar
Franceso Porpiglia, direttore Dipartimento di Area chirurgica e Urologia San Luigi Gonzaga di Orbassano (TO)

“Questa tecnologia – prosegue Francesco Porpiglia – col tempo può dare una serie di ulteriori risposte potenziali, aprendo a nuove prospettive e nuovi vantaggi. Possiamo dunque sicuramente migliorare e aprire, per esempio, ad ambiti urologici come il tumore alla vescica, di cui sicuramente mi occuperò”.
“Chi ha competenze specifiche – conclude il medico – può pensare di estendere la tecnologia anche ad altri settori diversi, fermo restando, però, che non esiste una soluzione o un software universalmente valido, ma vanno costruiti specifici algoritmi per ogni singola patologia”.

Alberto Minazzi

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