Salute +

Tumore della prostata: ci curerà l’intelligenza artificiale?

Tumore della prostata: ci curerà l’intelligenza artificiale?
Da sx: Paolo Fiorini, docente Ingegneria Università Verona e Riccardo Muradore, docente del Dipartimento di Ingegneria per la medicina di innovazione Università Verona (@www.univrmagazine.it)

Proseguono all’Università di Verona gli studi sull’impiego dei robot per analisi e cure del cancro e lo sviluppo dei prototipi

I progressi della scienza medica stanno permettendo di sviluppare nuove tecniche di cura sempre più efficaci e meno invasive, anche nei confronti di malattie come il cancro, un tempo non troppo lontano considerate inguaribili o quasi.
Un esempio è la terapia focale, che consente di bruciare con il laser, senza toccare altre parti vicine grazie all’utilizzo di speciali aghi ultrasottili, limitate aree della prostata per le quali la risonanza magnetica ha fatto emergere il sospetto di tumori, poi confermato dalle biopsie.
Una tecnica, praticabile in anestesia locale e in day-surgery, che consente di rimuovere e bloccare il tumore, diminuendone il rischio di progressione, con la sostituzione naturale delle cellule bruciate con altre sane, senza effetti collaterali come impotenza, incontinenza urinaria o eiaculazione retrograda.
Al momento, questo intervento viene effettuato da pochi centri in Italia. Ma, in prospettiva, a favorirne la diffusione potrebbe aiutare la possibilità di impiegare i robot e l’intelligenza artificiale. È l’obiettivo a cui puntano le ricerche portate avanti con i progetti dello spin-off dell’Università di VeronaNeedleye Robotics”.

A gennaio il via al progetto Profth

È da 4 anni, con il progetto Prost, che la struttura diretta dal docente di ingegneria dell’Ateneo veronese, Paolo Fiorini, ha avviato alcuni progetti di ricerca che hanno ottenuto il sostegno dell’European Research Council. Il terzo della serie, chiamato Profth, è ora uno dei vincitori dei finanziamenti previsti nell’ambito del programma “Proof of Concept grant”, con lo studio che potrà così prendere il via a gennaio 2024.
I ricercatori mirano nello specifico a sviluppare un trial clinico sulla terapia focale contro il tumore alla prostata utilizzando una componente robotica.
Dopo l’analisi dell’impiego di queste moderne metodiche, ne sarà dunque verificata l’efficacia attraverso esperimenti di laboratorio ex-vivo, effettuati in collaborazione con l’Azienda ospedaliera universitaria integrata del capoluogo scaligero.

prostata
foto di repertorio

“La proposta del progetto Profth – spiega Fiorini – punta a rendere sicuro ed efficace l’impiego delle terapie focali. I risultati del filone di ricerca avviato nel 2019 con il progetto Ars, Autonomous Robotic Surgery, contribuiranno a spianare la strada verso il miglioramento dell’autonomia e delle capacità operative dei robot di servizio, con l’ambizioso obiettivo di colmare il divario tra capacità di esecuzione di compiti robotici e umani”.

La ricerca: da Prost, a Proct, fino a Robiopsy

Con Profth, in altri termini, si vuole compiere un ulteriore passo avanti nella strada partita, tra il 2019 e il 2021, attraverso lo sviluppo del primo prototipo di robot dotato di intelligenza artificiale per la biopsia alla prostata, al centro del progetto Prost. E i risultati raggiunti hanno dimostrato la fattibilità tecnica, clinica ed economica dell’esecuzione autonoma di biopsia prostatica.

prostata
È intanto in corso il secondo progetto biennale, chiamato Proct e avviato nel 2022, che sta studiando la fattibilità dell’utilizzo della tomografia ottica per analizzare i tessuti tumorali senza la necessità di ricorrere all’analisi istologica dei prelievi.
Si tratta, sottolinea Fiorini, di un “cambio di paradigma nella biopsia del cancro alla prostata”, sostituendo il prelievo fisico con l’analisi delle immagini.
A Verona, in collaborazione con l’ospedale universitario di Freiburg, il centro di trasferimento tecnologico austriaco Acmit e l’acceleratore di start-up Day One di Roma, si sta però anche passando dalla ricerca di base a quella applicata. Si tratta del progetto Robiopsy, finanziato di recente dall’European Innovation Council con 2,5 milioni di euro e coordinato dal docente del Dipartimento di Ingegneria per la medicina di innovazione, Riccardo Muradore.
Attraverso questo progetto, si intende trasformare il prototipo di laboratorio sviluppato con Prost in un prototipo di prodotto pronto per le sperimentazioni cliniche, consistente in un singolo carrello che sorreggerà il posizionatore robotico dell’ago e ospiterà tutti i componenti elettronici, suddivisi in due sottosistemi per ridurre i rischi operativi e semplificare la certificazione medica.

 

Il tumore alla prostata

Il cancro della prostata è il tumore più diffuso tra i maschi italiani, con il 18,5% del totale dei casi diagnosticati, con 36.074 nuove diagnosi stimate nel 2020. Si tratta però di una malattia che, specie se affrontata all’inizio, ha un basso rischio di mortalità. Non a caso, grazie all’attività diagnostica, sempre nel 2020 la riduzione del tasso di decessi è stata del -15,6% rispetto al 2015.

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Tag:  tumori

Leggi anche: