La cura mirata per i pazienti con tumore avanzato funziona
Un nuovo passo avanti nelle cure per migliaia di pazienti con tumore del polmone in stadio avanzato.
Attualmente in Italia, secondo quanto rileva l’Istituto Oncologico Veneto, ogni anno vi sono circa 40 mila nuove diagnosi di questa malattia, il 30% delle quali in persone di sesso femminile. Complessivamente quelle al polmone costituiscono circa l’11% di tutte le nuove diagnosi di tumore e come principale fattore di rischio della neoplasia c’è il fumo di sigaretta.
Fino ad oggi, nei casi in cui la malattia era in stadio avanzato non c’era ancora un trattamento mirato.
Ora una nuova opportunità arriva dalla terapia con la molecola osimertinib per carcinoma polmonare non a piccole cellule Nsclc, la forma più diffusa, di stadio III non operabile e con mutazione genetica Egfr. La nuova cura è stata presentata al Congresso mondiale di oncologia dell’American Society of clinical oncology Asco, in corso a Chicago.
Osimertinib: la terapia mirata che allunga la vita
Per dimensioni, forma e distribuzione delle cellule tumorali, sono due i principali gruppi di tumori al polmone: i carcinomi a piccole cellule che costituiscono circa il 15% di tutti i carcinomi del polmone e quelli non a piccole cellule che rappresentano circa l’85% di tutti casi. Ciascuno di questi gruppi ha origine da diversi tipi di cellule polmonari e cresce e si diffonde in modi diversi. Di conseguenza variano anche i trattamenti ad essi associati.
Come spiega l’Istituto Oncologico Veneto, poiché non esiste uno strumento per la diagnosi precoce e per la comparsa spesso tardiva dei sintomi, la maggior parte dei tumori al polmone è diagnosticata in stadio avanzato, ovvero in presenza di metastasi in organi distanti dal polmone.
Nel nostro Paese per questa tipologia di tumore nelle diverse forme ogni anno muoiono più di un uomo su tre e più di una donna su quattro.
Per un adenocarcinoma polmonare al IV stadio le aspettative di vita sono inferiori all’1%,; nel caso di carcinoma non a piccole cellule con metastasi la sopravvivenza è di sei mesi se non trattato e arriva a una media di 9 se ci si sottopone a terapie.
La nuova cura con la molecola osimertinib, i cui risultati sono presenti nello studio di fase III “Laura”, ha dimostrato di ridurre dell’84% il rischio di progressione di malattia o di morte. Significa che la sopravvivenza si allunga di più di tre anni. Il farmaco ha portato a una sopravvivenza libera di progressione della malattia pari a 39,1 mesi rispetto a 5,6 mesi nei pazienti trattati con placebo.
Le nuove frontiere della medicina anche per il tumore a piccole cellule
Come sottolineano gli esperti sulla base dei risultati provati, la terapia osimertinib mirata dovrebbe diventare il nuovo standard di cura per i pazienti.
Progressi nelle ricerche sono stati fatti anche per il tumore al polmone a piccole cellule di stadio limitato. Sempre al Congresso Asco è stato presentato anche lo studio “Adriatic”.
In questo caso un’altra molecola, la durvalumab, è la prima immunoterapia i cui risultati mostrano una riduzione del rischio di morte del 27%.
Lo studio è stato effettuato su 730 pazienti in 164 centri di 19 Paesi dell’America del nord e del sud, Europa e Asia e ha dimostrato che il 57% dei pazienti trattati con questa immunoterapia è vivo a tre anni rispetto al 48% di quelli trattati con placebo. I risultati ai quali sono arrivati gli scienziati rappresentano dunque una svolta significativa per questa malattia altamente aggressiva e i cui tassi di recidiva sono elevati con solo il 15-30% dei pazienti vivi a cinque anni.
Silvia Bolognini