ACTA: occorre che il reato sia codificato. Dietro a questi truffatori ci sono vere e proprie organizzazioni criminali
Bravi, sono bravi. A volte anche belli, sicuramente empatici, capaci di farsi sentire persone affini.
Creano legami forti, che sfociano in dipendenze affettive.
E infine in vere e proprie truffe che mietono vittime indistintamente tra uomini e donne, giovani e meno giovani, addirittura tra minori.
Non tutti arrivano al punto di denunciare.
Subentrano la vergogna, la disillusione nella consapevolezza che il reato subito non è di fatto codificato, il senso di impotenza. E si teme il giudizio delle persone.
“Come ho fatto a crederci?”, ci si chiede. “Come ho fatto a non capire?”.
Per tutti coloro che sono incappati in quella che si chiama truffa affettiva, la prima notizia è che non siete i soli a esserci caduti.
Nonostante le richieste di aiuto e le segnalazioni alle associazioni delle vittime siano ben superiori alle denunce, la polizia postale nel 2022 ha infatti registrato in Italia ben 442 truffe del genere, 4 delle quali perpetrate contro minorenni.
Il fenomeno delle truffe affettive
Ma cos’è la truffa affettiva? Come vi si incappa?
“In maniera molto semplice –racconta Jolanda Bonino, fondatrice e presidente di ACTA, l’associazione nata nel 2014 per dare supporto e aiuto a chi è vittima di una truffa affettiva-. Sei online, sui social e arriva un like o un commento a qualcosa che hai postato. Poi un complimento, una considerazione su un tema che ti sta a cuore e via via si crea un legame tra due persone. Non necessariamente sentimentale, anche se spesso si tratta di questo. Di giorno in giorno, il legame si fa più forte, la persona che dice di essere dall’altra parte dello schermo inizia a conquistare la tua fiducia. Ti manipola. E poi attua la truffa”.
Che parte sempre da richieste, per lo più inizialmente basse, di denaro per far fronte a imprevisti, furti e rapine o impossibilità di prendere un aereo per incontrarti. O dalla proposta di investire in bitcoin, a seconda delle circostanze.
Alla base, la manipolazione
Dietro a tutto questo c’è, spiega Bonino, c’è una realtà molto raffinata, che si nutre di tecniche psicologiche simili a quelle utilizzate dalle sette e che è supportata da team informatici di livello. Ogni richiesta di denaro è accompagnata infatti da un’opportuna documentazione, medica se si tratta di denaro per pagare, per esempio, un’operazione in uno Stato straniero, o finanziaria se deve convincere il malcapitato a investire.
Quel che identifica questo tipo di truffe è sempre il legame affettivo, sentimentale, filiale, di amicizia, che si crea tra le parti.
“E’ un tipo di rapporto che crea dipendenza –sottolinea la presidente di ACTA- E che non colpisce persone sprovvedute. Si sono rivolti alla nostra associazione magistrati e direttori di banca, imprenditori, un generale della Nato e anche una psicologa. Il fatto –rileva – è che dall’altra parte ci sono organizzazioni criminali che puntano sul buon cuore delle persone, ne studiano i punti deboli, ne conquistano la fiducia e cercano una breccia per arrivare al loro fine: farsi dare del denaro. Vanno avanti per mesi, ma mentre tu credi di parlare con una persona reale, hai a che fare con un falso profilo, dietro al quale si alternano anche persone diverse”.
Da una parte dunque ci sei tu. Dall’altra loro.
E anche se sono bravissimi/me a farti credere di essere persone reali con una vita reale, i campanelli d’allarme si fanno sentire.
Quella capacità di farti sentir bene…
Qualche verifica la fai. E in rete trovi che le situazioni descritte (per esempio una protesta ai confini del mondo sfociata in tafferugli e incidenti vari) effettivamente si sono verificate. Trovi siti (anche quelli fake) che confermano operazioni finanziarie e l’esistenza delle istituzioni citate.
Gli uomini che contattano donne si presentano spesso come vedovi con figli da crescere. Cercano comprensione, consigli. Inviano foto e raccontano momenti di momenti di vita quotidiana, ti fanno entrare quasi a far parte della loro fantomatica famiglia.
Poi, magari una spesa imprevista, impedisce loro di far fronte al pagamento della retta dell’Università e ti chiedono un prestito.
L’ingegnere francese
“Come fai a tirarti indietro?” –dice la presidente di ACTA, la prima in Italia ad aver denunciato una truffa affettiva -. E’ successo anche a me, nella primavera del 2014. Colui che si è presentato come un ingegnere francese mi ha inviato attraverso Facebook un messaggio con un simpatico saluto nella sua lingua, che conosco e amo molto e ci siamo messi a chattare. Rispondeva ai canoni degli uomini che piacciono a me, aveva i miei stessi interessi. Sembrava che tra noi ci fosse un’affinità elettiva – racconta -. Io poi ero anche in un periodo di fragilità emotiva, lui faceva molti apprezzamenti che aiutavano la mia autostima, mi faceva sentir bene”.
Tra una chat e l’altra, il loro rapporto è diventato sempre più stretto. Quando poi le chat si sono alternate a Skype, qualche dubbio in Jolanda è insorto. L’accento dell’uomo sembrava più belga che francese, nelle chat comparivano degli errori di sintassi che un ingegnere forse non avrebbe fatto.
Il dubbio
“Il problema è che ti rendi conto che qualcosa non torna ma cerchi di giustificare. D’altra parte, le notizie radio che sentivo in sottofondo durante il collegamento erano attuali, il contesto sembrava del tutto reale”.
Fino alla notizia che aveva vinto un appalto in Costa d’Avorio.
Arrivato là, il finto ingegnere aveva iniziato a lamentare disturbi allo stomaco, aveva raccontato di esser stato vittima di un’aggressione durante una manifestazione e infine che lo dovevano operare perché era a rischio peritonite.
Servivano dei soldi, perché avrebbe preferito tornare in Francia per l’intervento. Troppo per credere a tutto così su due piedi. E infatti Jolanda si è recata dalla polizia.
Il bonifico non l’aveva fatto, il reato non era codificato: per tutta risposta le è stato detto di non pagare nulla e di chiudere quella chat.
La prova
Ma come resistere senza più ricevere notizie, senza più quell’uomo che nel tempo era diventato un punto di riferimento?
Già il giorno dopo, Jolanda è ritornata alla chat e, con sua sorpresa, ha letto che era stato operato con urgenza sul posto, che impegnando il suo orologio e il suo pc l’intervento era stato pagato. Ma non le spese mediche di degenza.
Allegate, tutte le cartelle cliniche, a testimoniare il fatto che quanto lui le aveva detto corrispondeva al vero.
“Mi sono sentita in colpa, ho detto che ci avrei pensato io e mi sono fatta dire dove inviare i primi 80 euro. Il bonifico doveva essere intestato direttamente al presunto medico che lo stava curando e così ho fatto”.
Anche questo un modo per sfuggire a eventuali denunce, che non possono che esser fatte contro ignoti.
Perché ignoti sono coloro che ti rispondono, che ti scrivono parole gentili, che ti fanno ridere e che ti accompagnano a distanza nella vita di tutti i giorni.
La tua fragilità la loro leva
Lo sa bene anche Rossana Tescaroli, oggi referente di ACTA per il Triveneto.
Anche nel suo caso è tutto iniziato in modo molto semplice, attraverso Instagram, con un commento a una foto.
Poi, la comune passione per Paolo Rossi e per il calcio. La leva, però, è stata quel desiderio di maternità che in quel momento Rossana sentiva molto forte e che la persona dall’altra parte dello schermo aveva percepito.
Così, lo schema innescato, è stato il più classico: vedovo con figli.
“Diceva di aver bisogno di confrontarsi, di sfogarsi e non ci trovavo nulla di male nel chattare con lui – ricorda Rossana-. Non ho visto il pericolo: ero a casa mia, seduta sul divano. Accanto a me, mio marito. Ma a volte percepivo qualcosa di strano, come se stessi parlando con un’altra persona. Un campanellino che ho finto di non sentire nemmeno quando mi ha chiesto una cifra enorme.
Diceva di volermi venire a trovare, di essere bloccato in Costa d’Avorio, dov’era stato rapinato e di aver bisogno di 6 mila 600 euro, poi diventati molto meno. Gli ho creduto. Ma poi ho fatto le mie ricerche con un programmino di identificazione facciale, scoprendo che usava le foto di un noto imprenditore atzero, un’immagine molto usata da questi truffatori. E’ così che sono entrata in ACTA, che considero oggi come una famiglia”.
Un reato ancora non codificato
Attorno all’Associazione gravitano circa duecento volontari, tutte ex vittime di truffe affettive che si mettono a disposizione, dividendo le tante richieste per regioni, di chi si trova o crede di trovarsi in situazioni simili.
Sempre volontarie sono anche Sofia e Sabrina, l’avvocata e la psicologa di riferimento in caso di bisogno.
“Attualmente per il Veneto sto seguendo 25 casi, ne arrivano circa due al mese – racconta Rossana Tescaroli -. Meno della metà poi arrivano alla denuncia perché subentra la vergogna, il sentirsi stupidi, il colpevolizzarsi. Senza contare la scarsa fiducia sul fatto che succeda poi qualcosa: il reato di truffa affettiva non è codificato dalla legge”.
Il raggiro difficile da dimostrare
E questo è un altro problema e uno dei temi per i quali ACTA si sta battendo.
C’è in realtà una sentenza della Cassazione (la 25165) che riconduce questo fenomeno al reato di truffa.
“Ma non è sufficiente. La Cassazione ha stabilito che si può parlare di truffa quando c’è il raggiro ma dimostrarlo in questo caso non è facile perché ti dicono che eri consenziente. In realtà sei stata manipolata –spiega Bonino -. Poi bisogna conoscere il fenomeno; nei commissariati a volte ti deridono. Bisogna tenere gli screenshot dei messaggi e documentare tutto”.
“Se la conosci, la eviti”
Nel frattempo l’associazione lavora sulla prevenzione della truffa, secondo lo slogan “se la conosci, la eviti”.
“Denunciare e abbattere il muro della vergogna è fondamentale –sottolinea Rossana Tescaroli -. Solo così si può andare verso una legge che ci tuteli. La truffa affettiva è una questione seria”.
Tra le tante vittime c’è chi ha perso economicamente poco e chi molto, ricorrendo a prestiti, vendendo l’oro di famiglia, chiedendo anticipi sulla liquidazione. Molte persone sono state sull’orlo del suicidio.
Uscire dallo stato di prostrazione e di sfiducia verso il mondo non è facile. Ci vuole tempo per guarire. E a volte non si guarisce mai del tutto.
Resta un senso di sconfitta e, soprattutto se si è incappati in queste storie avendo al proprio fianco una persona in carne e ossa che ci amava, è ancor più dura.
Persone vere e finte
Le truffe affettive hanno colpito in molti casi anche l’altra parte della coppia.
Come il marito innamorato di una psicologa convinta di chattare con una famosa rockstar, di cui lei si era invanghita.
Aveva capito quanto stava accadendo e, nonostante tutto, ha dato alla moglie la possibilità di fare un grosso versamento.
“Se si presenta – le ha detto -vai via con lui. Se non viene, resti. Non potrò mai gareggiare con un fantasma perfetto, io sono un uomo, con i miei difetti”. La rockstar non si è mai presentata. Ma la vittima di riflesso, in questo caso, ha vinto.
De Meo: “Le vittime non vanno denigrate: chiunque può trovarsi in situazioni simili”
“Queste persone utilizzano tecniche talmente astute e raffinate da riuscire a entrare nell’anima delle persone – spiega il generale in pensione Gerardino De Meo, a sua volta vittima di una truffa e ora volontario dell’associazione.
Negli ultimi due anni ha assistito circa 200 persone.
“Tra questi, un imprenditore che ha perso 700 mila euro, un direttore di banca e una signora che ha bonificato per 125 mila euro. Le aiuto a presentare denunce circostanziate, perché bisogna dimostrare che c’è stata la truffa, elencare i bonifici. Ne ascolto le storie e insieme cerchiamo di dimostrare il modus operandi di queste persone. E’ importante uscire allo scoperto e capire che non vanno denigrate le vittime: questo aiuta i truffatori a continuare ad agire alle spalle di tutti perché, come dimostra la casistica, chiunque può trovarsi in situazioni simili”.
L’imprenditrice di successo e il trading
De Meo ricorda bene il senso di vergogna, lo stato di abulia in cui si è trovato quando, grazie all’intervento di alcuni familiari, ha realizzato che la persona che gli aveva consigliato alcuni investimenti in realtà lo aveva truffato. Ci ha rimesso una grossa cifra, circa 200 mila euro: rischiavano di essere di più.
Generale ora in pensione, per alcuni anni si è occupato di intelligence e di controspionaggio militare, chiudendo la sua carriera come comandante del distaccamento NATO a Verona, dov’era responsabile del bunker antiatomico più grande d’Italia.
La sua esperienza lo ha fatto più volte dubitare dei consigli di quell’imprenditrice cinese con cui era entrato in contatto dopo un paio di like arrivati sul suo profilo social. Amante dei viaggi, con la moglie voleva intraprenderne anche in Oriente e quella donna che si era presentata non con abiti succinti o modalità da “adescamento”, gli raccontava del suo Paese, della cucina e della filmografia cinese, degli stili di vita.
L’investimento a prova di sicurezza
“Ancora oggi quando mi guardo dalla finestra mi chiedo come ho fatto a crederle – racconta -. C’erano state alcune situazioni in cui ho messo in dubbio ciò che raccontava ma a ogni obiezione c’era una spiegazione plausibile pronta. Mi raccontava del suo lavoro e mi ha detto che dopo essersi laureata si era specializzata in finanza decentralizzata a Boston, che era riuscita a trovare un sistema per far fruttare i suoi investimenti attraverso canali alternativi alle banche. Si parlava del 10, 12% di interessi, non di cifre astronomiche, era tutto credibile. Poi mi ha proposto di provare a investire mille euro. E anche le modalità indicate sembravano sicure: non si trattava di un iban e basta, ci si doveva iscrivere a una piattaforma con procedure simili a quelle per aprire un conto online, con una propria password. I soldi bonificati lì venivano poi convertiti in una criptovaluta e dovevano poi essere inviati su un’altra piattaforma, “The Future Guard”. Anche in questo caso con particolari sistemi di sicurezza e attraverso una chat con un numero whatsapp di Dubai dove chiedere il wallet sul quale versare la cifra. 42 caratteri alfanumerici indispensabili per fare il bonifico.
La truffa
Arrivati sulla piattaforma, arrivava un bonus di benvenuto e qui si iniziava a fare trading. Lei diceva che funzionava un po’ come in borsa e mi seguiva. In effetti, quando perdevo, la volta successiva mi faceva raddoppiare. Mi faceva vedere dei grafici, che io stesso poi studiavo. Stava diventando quasi una dipendenza da gioco. Ma era tutto preordinato.
Gli interessi che maturavo con i bonus di inizio mese e con le “giocate” risultavano ma per riscuoterli dovevo arrivare all’obiettivo di 300 mila dollari. Solo dopo –conclude- mi è stato detto che per prelevarli avrei dovuto versare 47 mila dollari”. L’intervento esterno di alcuni familiari ha impedito che la truffa andasse oltre. I soldi versati erano oramai persi e c’è voluto un po’ di tempo prima che il generale metabolizzasse l’accaduto.
“All’inizio non volevo rendere pubblica la mia vicenda – dice- Ma l’incontro con ACTA mi ha convinto a diventare parte attiva di questa lotta contro le truffe affettive. Queste persone manipolano la gente e spesso prevale la tendenza a colpevolizzare i truffati e a strizzare l’occhio ai truffatori, che così continuano a far del male”.
A chi crede in un’amicizia sincera, a un nuovo amore o, soprattutto se solo, a un finto punto di riferimento.
Consuelo Terrin
Avevo letto sul web, ma non ricordo dove, i suggerimenti di Elon Musk sull’investimento in cripto valute, in particolare c’era un collegamento con F Capital 24.
Società che ho contattato e alla quale ho versato solo 250 eu a mezzo bonifico.
Ho chiesto da alcuni giorni la restituzione dell’importo e la chiusura del rapporto ma senza risposte .
Ho presentato un esposto/denuncia alla polizia postale.
Il mio caso potrebbe interessare?
In attesa di una vostra risposta, porgo cordiali saluti