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Trionfetti: l’antico gioco che anima le notti venete

Trionfetti: l’antico gioco che anima le notti venete

Il gioco di carte veneziano sfida l’oblio nelle sere d’inverno a Fossò. Un rito antico, specchio di creatività e memoria, che unisce generazioni

Le sere di gennaio nella Riviera del Brenta sono fosche e nere: i lampioni gettano sfumature arancioni sulla nebbia e sulle strade che si diramano da un paese all’altro, tra l’entroterra padovano e la metropoli veneziana.
Poche altre luci: le auto che rimangono sull’asfalto si portano via i loro fari, e le case sono perlopiù chiuse, serrate. Delle poche illuminazioni rimaste, un bagliore bianco proviene dalle finestre, da una porta; sbucano dal retro di un piccolo parco, a fianco della chiesa arcipetrale del comune di Fossò, provincia di Venezia, 7090 abitanti, “città della Riviera del Brenta”.
Sotto quelle luci bianche, al riparo dal freddo, si gioca a qualcosa di conosciuto dalla Serenissima, e dai suoi discendenti: Trionfetti.

Gioco e rito tra formule e simboli

A Trionfetti si gioca ogni mercoledì sera. Puntuali alle 20.30: due coppie, quattro giocatori, spade bastoni denari e coppe. Mazzo da 52 carte, non da 40, perché in origine c’erano anche gli 8, i 9 e i 10 – i cosidetti ‘scartini’ – dei rispettivi semi; oggi sono quasi in via d’estinzione.
Al centro anziani di Fossò, quattro tavoli; totale, sedici giocatori. A ogni tavolo, le mani frustano l’aria, le carte volano, le voci borbottano in dialetto: “vagaresto”, “vaga”, “manco punto”, “tutto al 13”.
Giro di mano, giro di prese: più che un gioco, sembra una cerimonia, un rito fatto di formule e simboli.
Le carte si ammucchiano al centro, i punti vengono segnati su un pezzo di carta, e chi guarda… ci capisce gran poco, o niente.

trionfetti

 

 

I trionfetti: regole del Quattrocento ora trascritte su carta

“Il gioco si chiama Trionfetti perché oltre ai ‘Trionfi’, cioè al solito asso, re, alle carte importanti dei giochi più comuni, ogni gioco ha il suo ‘trionfetto’, ovvero le carte che comandano la presa; e la regola viene stabilita ogni volta dalla persona alla sinistra del mazziere” spiega Gianluca Angi, uno dei giocatori del circolo di Fossò nonché unico autore al mondo – conosciuto – ad aver trascritto le regole di Trionfetti su carta (anche in inglese, come richiesto dal sito internazionale Pagat.com, incubatore di tutti i giochi di carte al mondo).
Perché questo gioco ha due importanti peculiarità – oltre alla già citata provienza veneziana: la complessità creativa del gioco, in mano ai giocatori stessi, e alla sua storicità. Trionfetti è stato tramandato per secoli solo a voce, dal Quattrocento in poi, e nella Riviera del Brenta non sono rimasti che un centinaio di giocatori.

I vincitori del torneo invernale

Vincere paletti ‘al meglio delle tre’

Il Trionfetti si muove come una partita a tennis, nelle tre fasi di ‘gioco, partita e incontro’.
Le coppie sono disposte a incrocio, al tavolo (come la briscola a 4 o scopone). Nella fase di gioco si distribuiscono le carte: il mazziere mescola, il giocatore a sinistra taglia, mostra la carta inferiore e chiama la comanda, ovvero la regola di presa del gioco. Quindi, si giocano i quattro raggi per vincere i corrispettivi punti (vincendo due mani su tre per ogni giro di distribuzione delle carte); all’ultimo giro, si mostrano le ultime quattro carte rimaste. I giochi si susseguono finché, nella ‘partita’, non si raggiungono i 20 punti; ciò decreta la coppia vincitrice. Si vince dunque un ‘paletto’.
Scopo dell’incontro, vincere paletti ‘al meglio delle tre’ su cinque partite, e decretare la coppia vincitrice finale.

La creatività nei comandi

La base del gioco consente poi la creatività dei giocatori, che dondola tra la fantasia del comando di presa e l’attacco. “Chi comanda il gioco – spiega ancora Gianluca – stabilisce chiaramente i termini di presa della carte. Per esempio ‘manco punto’ significa che la carte più forte è l’asso, e poi via a decrescere in ordine; ‘tutto al 13’ è invece al contrario: il re prende tutto. Non c’è mai un regola fissa di presa, i semi non preponderano sugli altri (se non è esplicitato chiaramente) e la difficoltà di gioco è data dal comando stesso; di solito, vince la carta più alta giocata per prima. Un esempio difficile: il comando ‘fante e cavai e assi coi gai’ stabilisce che le carte più forti diventano, nell’ordine, gli assi con i galli disegnati (spade e bastoni), tutti i cavalli, tutti i fanti. E questa non è una comanda di presa ‘scritta’: dipende dalla creatività del giocatore, che può inventare in base alle immagini delle carte stesse”.

Il mazzo di 52 carte dei Trionfetti

Ma la fantasia non si limita al comando; esiste anche l’attacco, o il bluff, del ‘vagaresto’.
“Il Trionfetti – continua Gianluca – dipende molto dalla memorizzazione delle carte uscite, durante il gioco, per stabilire quanto rischiare nella presa delle mani (molte delle carte, infatti, rimangono nascoste); quando una coppia attacca annunciando ‘vagaresto’, automaticamente si mettono in palio i punti rimasti che servono per arrivare dal proprio punteggio a 20. Se l’attacco viene accettato, la coppia vincitrice prende la ‘vacca’, ovvero l’ammontare dei punti; se non viene accettato, si cede il punto di gioco a chi ha attaccato”.

La scuola di Trionfetti: come salvare una tradizione

Solo il tentativo di spiegare Trionfetti, senza una prova pratica di gioco, dovrebbe dare conto della difficoltà del gioco stesso; tuttavia, questa difficoltà è anche il metro di misura del divertimento provato una volta capite le regole base di gioco. Al tempo stesso, è il motivo per il quale questo gioco di carte sta scemando, rischiando di scomparire. Dal 2009 il Club dei 15 di Fossò ha iniziato a promuovere la scuola di Trionfetti, che proprio il mercoledì sera raccoglie avventori e curiosi, nella sala Anteas associazione anziani di Fossò e Sandon, per insegnare le regole di questo gioco lungo settecento anni.

Nelle carte, figure veneziane, tarocchi, significati simbolici

Qui ci si imbatte in giocatori più o meno anziani, che continuano nel gioco insegnato loro da parenti e genitori. Come il caso di Leone, che a 86 anni continua a partecipare alle serate di Trionfetti. Suo nonno lo iniziò al gioco, seduti su una panca, nella stanza più calda di tutta la casa: tra gli animali della stalla.
“Gioco perché è il gioco che mi piace più di tutti”, dice Leone, così come affermano gli altri giocatori, imbattutisi per divertimento o per caso nel Trionfetti. È ciò che si nasconde dietro al mazzo da 52, eredità di una tradizione secolare legata alle figure veneziane, ai tarocchi, alle immagini e al loro significato simbolico: la storia e la narrazione, il valore della vita e del suo senso più profondo, e inafferrabile.

Un gioco fortemente legato al dialetto veneto

“Nella nostra serata Trionfetti – chiosa Gianluca – cerchiamo di non perdere la memoria di un gioco difficile, ma pregno di significato. Mi piace pensare che sapere giocare, e giocare a Trionfetti, possa essere utile per imparare a vivere: nelle relazioni sociali, nel capire gli atteggiamenti delle altre persone, nel sapersi rapportare a caratteri diversi dal mio, a ‘svegliarsi fuori’; anche a diventare uomini (o nel senso più ampio, adulti)”. C’è un senso di cameratismo buono, di tradizione e di ‘creatività folkloristica’ all’interno del gioco Trionfetti e dei suoi giocatori; il tramandare di un lessico, di una gestualità e di un rito che altrimenti andrebbe perduto nelle pieghe delle carte, e della storia. Val la pena cercare, tra le buie notti dell’inverno veneto, per trovare i luoghi e le persone di una volta: la scoperta potrebbe rivelarsi come un piccolo trionfo. O semplicemente, trionfetto.

Damiano Martin

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