Lo spazio limitato per la manovra sembra escludere l’anticipo a quest’anno dei benefici sulla mensilità aggiuntiva
A fine anno, non ci sarà molto probabilmente nessun tesoretto aggiuntivo nelle tasse degli italiani derivante da una detassazione delle tredicesime. A causa delle limitate risorse a disposizione per la manovra, sembra sostanzialmente definito, come rivela il Corriere della Sera, l’orientamento del Governo di non anticipare al 2023 questa parte della riforma fiscale, che dovrebbe quindi prendere il via dal 2024.
La scelta dell’Esecutivo sarebbe infatti quella di destinare i 3,2 miliardi aggiuntivi derivanti dall’innalzamento dell’asticella del deficit ad altri interventi, a partire dall’adeguamento delle pensioni e delle retribuzioni dei dipendenti del pubblico impiego, e non a questa misura che si tradurrebbe in un incremento della disponibilità economica per tutti i dipendenti che percepiscono un reddito medio-basso.
La detassazione delle tredicesime
L’alleggerimento del peso del fisco sulla tredicesima mensilità, per contrastare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni legata all’inflazione e sostenere così le famiglie, è previsto già all’interno della stessa legge delega per la riforma fiscale, chiamata a rivedere in un arco di tempo di 2 anni l’attuale sistema tributario.
Un iter lungo, dunque, ma che dovrebbe iniziare già con la prossima Legge di bilancio, relativi collegati e decreti legislativi di attuazione della delega fiscale.
In concreto, la misura è destinata a produrre effetti positivi sugli importi effettivamente percepiti da lavoratori dipendenti e pensionati con una soglia di applicazione fissata in 35 mila euro annui di reddito.
Il vantaggio deriverà dall’applicazione, al posto dell’attuale aliquota tra il 23% e il 43% sulla base del reddito complessivamente percepito, a una “flat tax” con aliquota al 15% per tutti coloro che non superano il limite reddituale.
Tredicesima e cuneo fiscale
Il nuovo sistema di imposizione sulle tredicesime, dunque, non dovrebbe valere per l’anno in corso.
Così come non si applicherà alla stessa tredicesima la maggiorazione dell’esonero contributivo introdotto dallo scorso luglio. Da quando, cioè, il cosiddetto taglio del cuneo fiscale ha elevato questo esonero dal 6% al 7% per i redditi fino a 25 mila euro e dal 2% al 6% per quelli fino a 35 mila euro.
In questo caso, non c’è però nessuna novità. È infatti lo stesso Decreto lavoro, all’articolo 39, a prevedere che l’incremento percentuale dell’esonero, dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, non ha “ulteriori effetti sul rateo di tredicesima”.
Alberto Minazzi