Gli 800 anni del secondo ateneo d’Italia arrivano l’anno dopo il secondo riconoscimento di un Patrimonio dell’umanità
Copernico e Galileo. Ma anche Casanova e San Francesco di Sales. E poi 2 papi (Sisto IV e Alessandro VII) e la prima donna laureata d’Europa, Elena Lucrezia Cornaro Piscopia.
Sono solo alcuni dei tanti e importanti protagonisti di una storia lunga 800 anni: quella dell’Università di Padova, la cui nascita è convenzionalmente fissata al 1222.
Storia e cultura che si fondono, eccellenze in una città di eccellenze.
Perché Padova, dallo scorso anno, è anche la prima città italiana ad avere 2 realtà riconosciute Patrimonio dell’umanità dell’Unesco, dopo il delta del Po.
Padova culla della scienza
Il primo grande nome della storia che viene automatico abbinare all’Università di Padova è chiaramente quello di Galileo Galilei, che dal 1592 al 1610 non si limitò solo a insegnare, ma osservando con i suoi cannocchiali proprio il cielo della realtà patavina, diede il via alla rivoluzione scientifica.
L’Università, allora, aveva già 370 anni. Ed era già diventata per tutti “il Bo”, con il trasferimento a inizio Cinquecento delle scuole sparse per la città nei locali di un albergo contraddistinto dall’insegna di una testa di bue.
Proprio in quel periodo, l’Università, con la sua grande apertura culturale, attrasse un altro grandissimo astronomo: il polacco Nicolò Copernico, che a Padova tra l’altro studiò medicina.
Il “parterre de rois” storico dell’Università di Padova
L’elenco di chi, in questi 8 secoli, è passato per le aule padovane è lunghissimo e variegato.
In campo religioso, sono un’ottantina coloro che poi divennero cardinali, oltre ai già citati Francesco della Rovere (Papa Sisto IV) e Pietro Ottoboni (Papa Alessandro VII) e al Dottore della Chiesa San Francesco di Sales.
Tra gli altri studenti ricordati ancor oggi c’è anche Giacomo Casanova, che a soli 16 anni si laureò in legge. E ancora Giovanni Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti, Francesco Giucciardini, Pietro Bembo, Torquato Tasso, Paolo Sarpi, Bernardino Telesio e Tommaso Campanella.
Fino a Elena Piscopia, che conseguì la laurea in filosofia nel 1678, quando lo studio universitario era prerogativa esclusivamente maschile. Altri tempi, se si pensa che, dal giugno 2021, l’Università di Padova ha la sua prima “Magnifica Rettrice”, Daniela Mapelli.
Le eccellenze del Bo
Tra i meriti riconducibili all’ateneo padovano si possono poi aggiungere la “nascita” della medicina moderna con Gian Battista Da Monte, la costruzione del primo Teatro Anatomico Stabile a fine Cinquecento, le scoperte anatomiche di Vesalio, Falloppio e Fabrici d’Acquapendente.
Solo Bologna, nel quadro del sistema universitario italiano (di cui Padova fa parte dal 1873), può contare su una fondazione più antica, risalente al 1088. E, allargando la prospettiva al mondo, solo Oxford, Salamanca e Cambridge (quest’ultima peraltro riconosciuta come Università dal Re “solo” nel 1231) contano su più anni di storia. Dopo Bologna, Padova è ancor oggi la seconda università statale d’Italia nella classifica del Censis.
Il ruolo politico dell’Università di Padova
Da sempre, l’Università di Padova si è confermata non solo all’avanguardia (basti pensare che, il 31 agosto 1853, al Bo fu inaugurata da Francesco Zantedeschi la prima illuminazione elettrica del Veneto con lampada ad arco voltaico), ma anche contrassegnata da un grande spirito di tolleranza e portatrice di importanti istanze politiche.
Il Bo fu ad esempio punto di riferimento nei moti insurrezionali del 1848, giocò un ruolo determinante nell’unificazione dell’Italia del 1861, si mantenne al centro del dibattito internazionale durante la prima e la seconda guerra mondiale.
La figura del rettore Concetto Marchesi viene ancor oggi ricordata per i pubblici inviti agli studenti a lottare contro il fascismo e, non a caso, l’Università di Padova fu l’unica d’Italia a essere insignita della medaglia d’oro al valor militare per le attività di liberazione.
Padova e i siti Unesco
Nasce per iniziativa dell’Università di Padova anche l’Orto botanico, fondato nel 1545 (2 anni dopo quello di Pisa) e oggi il più antico al mondo nella sua forma e collocazione originaria.
Nel 1997, proprio l’Orto botanico, situato nei pressi di Prato della valle, fu riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
Un riconoscimento che Padova ha bissato la scorsa estate con “Padova Urbs Picta”, cioè i cicli affrescati del XIV secoli, che l’Agenzia delle Nazioni Unite ha riconosciuto meritevoli di entrare nella World Heritage List.
I capolavori del Trecento di Giotto, Jacopo da Verona, Guariento, Giusto de’ Menabuoi, Altichieri da Zevio e Jacopo Avanzi, conservati in 8 edifici e complessi monumentali della città, a partire dalla Cappella degli Scrovegni, sono il 55° Patrimonio Unesco italiano.
E se la spagnola Cordoba, con 4 Patrimoni, è irraggiungibile, Padova si affianca a Ferrara come unica in Italia ad averne 2.