Esibizione, nella serata finale, dei Måneskin, che presenteranno il loro ultimo singolo
L’attesa sta per finire: dopo 31 anni, dal 10 maggio l’Eurovision Song Contest torna in Italia.
Sul palco del ParaOlimpico di Torino andranno in scena le due semifinali, il 10 e il 12 maggio, e il gran finale, sabato 14 maggio, per incoronare la migliore canzone europea di questa 66° edizione.
Un record, questo, riconosciuto dal Guinness dei Primati come manifestazione canora più longeva al mondo, la cui maternità è dovuta in piccola parte a Sergio Pugliese, che nel lontano 1956 suggerì di ricalcare le orme del nostro Festival di Sanremo.
A chiudere il cerchio, durante la serata finale, l’esibizione dei Måneskin.
La band romana (dal nome danese), vittoriosa l’anno scorso ad Amsterdam con la loro hit, Zitti e buoni, che ha aperto loro i palchi di Rolling Stones, Coachella e del loro primo tour mondiale, presenterà il suo ultimo singolo, Supermodel.
L’Italia sul palco del ParaOlimpico
A ereditare la rappresentanza italiana tocca quest’anno al duo Mahmood e Blanco, vincitori lo scorso febbraio a Sanremo con Brividi e tra i favoriti anche per la vittoria europea cantata in casa. Una possibile ‘doppietta’ riuscita solo alla Svizzera nella prima edizione, a Israele nel 1979 e all’Irlanda per ben due anni di fila: 1993 e 1994.
Proprio l’Irlanda è l’unica nazione a vantare una tripletta di vittorie, grazie nell’ordine a Linda Martin, Niamh Kavanagh e la coppia Paul Harrington – Charlie McGettigan. Non è casuale il primato irlandese nell’Albo d’oro della competizione con sette successi, inseguita dalla Svezia con sei e da Paesi Bassi, Regno Unito, Lussemburgo e Francia con cinque.
L’Italia, con una eventuale vittoria, raggiungerebbe la solitaria Israele a quota quattro.
Dalla prima vittoria di Gigliola Cinquetti
Non è stata particolarmente fortunata la relazione tra Italia e l’Eurovision: se la nostra nazione è infatti tra i fondatori della competizione, ha dovuto suo malgrado aspettare il 1964 per il primo successo con la sedicenne Gigliola Cinquetti (che sarà presente alla finale), grazie al brano Non ho l’età.
L’anno seguente, come da regolamento, la competizione si è svolta negli studi Rai di Napoli (trionfo lussemburghese). La doppietta è arrivata ‘solo’ nel 1990: Toto Cotugno sbanca la Vatroslav Lisinski Hall di Zagabria, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, con il brano Insieme.
Infine, l’agognata tripletta ad opera dei Måneskin: in mezzo, una serie di brucianti piazzamenti con Raphael Gualazzi (2011) e Mahmood (2019) al secondo posto e una costante presenza nella top ten.
L’Eurovision Song Contest in Italia sta ricevendo negli ultimi anni una crescente attenzione mediatica: questo perché prima del 2011 la nostra nazione non si è presentata per ben 13 anni alla competizione.
Il fatto risale al 1997: una serie di incomprensioni tra la Rai e l’UER (l’Unione europea di radiodiffusione, organizzatrice dell’evento) vide come ultimi partecipanti nel secondo millennio i Jalisse, arrivati quarti con Fiumi di parole (e dati per strafavoriti).
I favoriti di Torino 2022
La competizione si svolgerà, come da regolamente in vigore dal 2008, in tre serate: nelle prime due semifinali si esibiranno rispettivamente 17 e 18 cantanti in gara.
Di questi, dieci per ogni serata passeranno alla serata finale, che vedrà l’entrata in gara dei cinque paesi finalisti di diritto: Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Italia, per un totale di 25 canzoni in competizione.
Insieme ai nostri Mahmood e Blanco, gli altri favoriti sono Svezia (Cornelia Jacobs, Hold me closer) e Ucraina (Kalush Orchestra, Stefania), la cui vittoria avrebbe una fortissima valenza politica a causa della guerra (che ha portato all’esclusione della compagine russa).
Eurovision Song Contest: unire le nazioni
L’Eurovision Song Contest è nata con l’intento di unire le nazioni europee in una competizione canora che avvicinasse popoli e culture diverse.
Per questo motivo le canzoni partecipanti, chiaramente pop, presentano spesso divertenti risvolti e sonorità folkloristiche, nonché lingue altrimenti inesplorate nell’ascolto di massa.
Il processo di avvicinamento alla gran finale prevede, nei mesi precedenti, numerosi concerti con i partecipanti all’edizione.
Tra questi, anche le neonate ‘edizioni da casa’, causa Covid, dove i cantanti portano il loro singolo o una cover storica della competizione. Se la maggior parte degli artisti è sconosciuta ai più, grazie all’Eurovision grandi band sono passate alla ribalta globale, come gli ABBA o i nostri Måneskin.
Curiosa la partecipazione, dal 2015, dell’Australia, per celebrare i sessant’anni dell’evento.
Il toto-vincitori
Il toto-vincitori, tra gli appassionati, nel frattempo è già iniziato.
Al di là dei cantanti favoriti per la vittoria finale, i Paesi sui quali più sembra per ora concentrata l’attenzione sono la Grecia di Amanda Georgiadi Tenfjord e la sua Die together e la Polonia di Ochman, con River, la Georgia dei Circus Mircus con Lock me, la Lettonia con il gruppo Citi Zēni e la loro Eat Your Salad e la Moldavia con la sua pazza ballata dei due gruppi Zdob și Zdub & Frații Advahov con Trenulețul.
Damiano Martin