Quattro le scosse che hanno interessato la zona la confine tra Liguria e Emilia Romagna, ieri terremoto ai Campi Flegrei
La terra ha tremato questa mattina in provincia di Genova, nel comune di Rezzoaglio. Si sono susseguite quattro scosse.
La prima è stata rilevata alle 6.45 del mattino a circa un chilometro dalla località, la più forte, di magnitudo 2,7 con una profondità di 6 chilometri.
L’epicentro, poco distante dal confine con l’Emilia Romagna, ha fatto sentire la scossa anche a Parma e Piacenza.
Il terremoto è stato localizzato vicino ad altre regioni italiane, precisamente a 75 chilometri da Carrara in Toscana e a 76 da Alessandria, in provincia di Torino e Pavia in Lombardia. I successivi movimenti tellurici sono avvenuti alle 6.51 di magnitudo 1.6; alle 7.31 di magnitudo 1,4 e alle 8.28, magnitudo 1.8.
Spostandoci in Campania, un forte terremoto ha avuto luogo nella giornata di ieri, 11 giugno, ai Campi Flegrei, vicino a Napoli.
I sismografi dell’Osservatorio Vesuviano INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) hanno registrato il movimento della terra alle 8,44, magnitudo 3.6, con epicentro localizzato a est di Montenuovo, in prossimità della zona della Starza e di via Fasano a Pozzuoli.
Assieme a quella dello scorso marzo, di pari grado, è la scossa più forte dal 2005, avvertita in tutta l’area flegrea, da Bacoli a Monterusciello e Quarto.
Proprio nei giorni scorsi un nuovo studio condotto in collaborazione tra University College di Londra e Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia e pubblicato su “Nature communications earth and environment” ha dimostrato una maggiore fragilità della crosta della caldera e ha ipotizzato due scenari estremi su ciò che potrebbe accadere in futuro ai Campi Flegrei. «Nella situazione più critica – ha spiegato Nicola Alessandro Pino di INGV a Rainews – la spinta proviene dal magma e in tal caso la maggiore fragilità della crosta potrebbe portare alla rapida fratturazione degli strati più superficiali con risalita del magma. Nello scenario meno preoccupante e più probabile, in cui la pressione sulla crosta è esercitata da fluidi idrotermali, si verificherebbe una dispersione dei gas che porta a una depressurizzazione e quindi anche alla riduzione di bradisismo e terremoti».