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Terremoti: dai cambi di temperatura la possibilità di prevederli?

Terremoti: dai cambi di temperatura la possibilità di prevederli?

Mentre il Sud-Est asiatico affronta le devastazioni di un forte sisma, una ricerca italiana suggerisce che il monitoraggio delle anomalie termiche dallo spazio potrebbe aiutare a prevenire futuri terremoti

A ricordare le drammatiche conseguenze che possono collegarsi a un sisma sono, in queste ore, le immagini che arrivano dal Sud-Est asiatico, dove alle 7.20 (ora italiana) del 28 marzo 2025 un terremoto di magnitudo 7.7 (seguito dopo 12’ da un’altra scossa da 5.5) ha portato terrore soprattutto in Myanmar, Cina e Thailandia, con addirittura un grattacielo crollato nella capitale Bangkok.
Il problema di questi eventi naturali, come insegnano geofisici e vulcanologi, è legato soprattutto alla loro imprevedibilità. In questa prospettiva, però, si potrebbero aprire nuove opportunità proprio per gli eventi più intensi. Tutto ciò attraverso un modello di monitoraggio basato sull’aumento delle temperature superficiali nei giorni che precedono l’attività sismica, che si è dimostrato efficace nei Campi Flegrei, come ha evidenziato una ricerca condotta da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Dal monitoraggio termico dallo spazio partirà l’allerta sismica?

Pubblicato sulla rivista Remote Sensing Letters, lo studio ha proposto un innovativo metodo di analisi delle immagini termiche raccolte dalla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) relativamente all’area vulcanica campana, tra le più attive al mondo e al centro di un aumento della sismicità significativa negli ultimi anni, in particolare nell’arco di tempo tra il 2021 e il 2024.
Il modello di monitoraggio descritto dai ricercatori Ingv sfrutta uno strumento, chiamato “Ecostress”, installato a bordo della Iss. Sfruttando il sensore della Nasa-Jpl, in grado di stimare la temperatura della superficie con una risoluzione di circa 70 metri, Ecostress può dunque rilevare le significative variazioni di temperatura, consentendo un monitoraggio pressoché costante, in considerazione dei passaggi frequenti sulla stessa area, che avvengono con una cadenza di circa 3 giorni. E tutto ciò può aiutare nella prospettiva della mitigazione del rischio terremoto.

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immagine di repertorio

L’importanza delle anomalie termiche

Nel corso della ricerca, spiega l’Ingv, gli scienziati sono giunti a generare 2 serie storiche di temperatura partendo dalle immagini termiche raccolte in altrettante aree della Solfatara nel periodo fra il 2021 e il 2024. Attraverso l’applicazione di 2 metodi statistici distinti, è stata quindi analizzata la differenza di temperatura e questo ha consentito di confrontare le anomalie rilevate con i principali eventi sismici registrati nella zona. “Abbiamo rilevato – spiega Alessandro Piscini, primo autore dell’articolo – variazioni anomale di temperatura nella zona di emissione della Solfatara che hanno preceduto alcuni terremoti di maggiore intensità, con un anticipo che va da pochi giorni a poche settimane“.
“Un confronto temporale tra anomalie controllate e attività sismica – riporta l’astratto dello studio – ha identificato coincidenze entro 45 giorni. In particolare, le anomalie termiche hanno preceduto i principali eventi sismici di giorni, mentre le oscillazioni di temperatura hanno iniziato a diventare significative settimane prima”.

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Sezione 3d Campi Flegrei, Napoli, Campania, Italia,

I terremoti preceduti da aumenti della temperatura

Più esattamente, il sisma di magnitudo 4.4 del 17 maggio 2024 è stato anticipato di 3 giorni da un aumento di temperatura di 5°, mentre la temperatura è aumentata di 7° 6 giorni prima del terremoto da 4.2 del 27 settembre 2023.
Le anomalie legate a questi 2 eventi sono emerse anche attraverso l’applicazione del secondo metodo statistico, che le ha registrate rispettivamente il 12 aprile e il 6 settembre.
“Le anomalie in temperatura evidenziate attraverso due analisi statistiche differenti – afferma il coautore Cristiano Fidani – ci rendono più fiduciosi riguardo il possibile legame tra la fluttuazione di temperatura superficiale e l’attività sismica dell’area”. Una teoria, ovviamente da approfondire, che risulta avvalorata anche dall’aumento del valore medio della differenza di temperatura degli ultimi anni, in linea con l’accelerazione del bradisismo e la crescita di emissioni di anidride carbonica.

Alberto Minazzi

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