C’è un sogno veneziano per Paul Atkin. Il noto imprenditore e musicologo inglese ha scoperto infatti a San Cassiano il primo teatro pubblico della storia.
Se ne è innamorato subito, decidendo che quel gioiello unico voluto dalla famiglia Tron doveva tornare a vivere.
L’antico teatro aprì i battenti nel 1637 e continuòla sua attività di successo fino al 1812, quando venne distrutto dai francesi.
Non è rimasto praticamente nulla. Ma Atkin ha dedicato tempo, denaro ed energie alla ricerca di fonti e informazioni per poter ricostruire il vecchio Teatro di San Cassiano “com’era e dov’era”. Un obiettivo ambizioso che sta raggiungendo grazie anche a importanti partnership con l’Istituto di Studi Vivaldiani della Fondazione Cini, il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, il Globe Theatre di Londra e il Teatro del Castello di Český Krumlov.
Londra chiama Venezia
Cosa unisce il Teatro San Cassiano all’imprenditore e musicologo inglese Paul Atkin?
Il “Giulio Cesare” di William Shakespeare.
Nel 1999 Atkin, mentre assisteva alla rappresentazione teatrale, si incuriosì all’ambientazione e fece degli studi per capire da dove quella produzione prendesse origine.
Scoprì così dell’esistenza del Teatro di San Cassiano, a Venezia.
Non esisteva più da centinaia d’anni ma, risoluto, Atkin ha iniziato la sua ricerca delle fonti.
La ricostruzione “storicamente consapevole”
Come ricostruire un teatro di cui mancano immagini d’epoca e si hanno soltanto poche fonti scritte?
Il lavoro è stato lungo ma grazie a sofisticate tecnologie informatiche il gruppo di lavoro di Paul Atkin è riuscito a ricostruire l’arco di proscenio (la cornice che racchiude il palcoscenico), le colonne composite laterali e la facciata superiore.
L’immagine è opera dello Studio Secchi Smith di Londra, che ha lavorato sui disegni predisposti da un team di architetti (tra cui il progettista dello Shakespeare’s Globe Theatre di Londra) con la supervisione storica dell’architetto Roberta Pellegriti e alle ricerche d’archivio di Silvia Noca.
Il progetto di ricostruzione ha avuto di recente anche l’appoggio dell’Amministrazione Comunale, che vuole garantire il ritorno di questo gioiello alla sua sede originaria.
Com’era, dov’era
Al pari della Fenice, anche la ricostruzione del Teatro San Cassiano cercherà di essere la più fedele possibile: 20 metri di larghezza per 30 metri di profondità, una capienza di 405 persone, palchetti larghi un metro e una platea di sei file.
Costo della ricostruzione tra gli 80 e i 100 milioni di euro, tutti soldi privati, nessun finanziamento pubblico per evitare lungaggini burocratiche .
“La nostra intenzione è ricostruire il Teatro San Cassiano nella maniera più fedele all’originale grazie alle ricerche accademiche che abbiamo condotto e alle competenze artigianali degli esperti che abbiamo già interpellato – afferma Atkin -. Un teatro d’opera barocca pienamente funzionante, completo di macchine di scena, scenografie mobili, effetti speciali tanto da creare un ambiente acustico unico. Proprio come era stato voluto dai Tron, dove lo spettacolo era sempre stato l’essenza dell’opera”.
Venezia e il teatro, una storia lunga oltre sei secoli
Venezia ospitò le prime rappresentazioni teatrali già nel 1400.
A fare da palcoscenico erano i saloni nobiliari, i cortili dei monasteri, le sale parrocchiali.
Nel 1542 nel Palazzo nobiliare dei Gonella, in fondamenta San Giobbe, l’architetto Giorgio Vasari firmò l’impianto scenico di un ampio salone dove venne rappresentata una commedia di Piero Aretino. Pochi anni dopo, era il 1565, Andrea Palladio progettò invece il primo vero teatro.
Si trattava di una costruzione in legno posizionata nel cortile del Convento della Carità (le attuali Gallerie dell’Accademia) di cui purtroppo non rimane traccia.
I primati del Teatro di San Cassiano
Cinque anni dopo la costruzione del teatro palladiano nel Monastero della Carità, a pochi passi da Rialto fu costruito il primo teatro in pietra.
Era dunque il 1570 quando il pubblico entrò per la prima volta nel Teatro di San Cassiano meravigliandosi davanti a quella costruzione di forma ellittica con due ordini di palchetti e logge.
Andato a fuoco, i proprietari, i nobili Tron, fecero costruire nella stessa contrada il Teatro Nuovo di San Cassiano e la “rivoluzione” accadde nel 1637 quando per la prima volta il pubblico pagò un biglietto per assistere allo spettacolo Andromeda di Benedetto Ferrari. Nacque così il teatro di genere.
Venezia, la città del teatro
Luoghi di svago e di dissolutezza ma anche di produzione e sperimentazione d’avanguardia, i teatri veneziani non ebbero vita facile.
Al contrario, nel corso degli anni subirono sia censure religiose sia politiche, rischiando spesso la chiusura.
Nonostante i tentativi di boicottaggio, alla fine del 1600 a Venezia si contavano 14 teatri, che un secolo dopo arrivarono a essere una ventina.
Il più grande era quello di San Giovanni Grisostomo, l’attuale Malibran, voluto dalla nobile famiglia dei Grimani.
Pochi sanno che tutti i teatri erano retti dalle più importanti famiglie patrizie veneziane che si trasformarono in impresari dello spettacolo, come i Tron, i Vendramin, i Malipiero e i Grimani, appunto, che quasi monopolizzarono la scena settecentesca.
A differenza delle altre capitali europee dove i teatri erano decentrati per paura di incendi, quelli veneziani erano invece in centro città.
Alcuni sorgevano lungo le rive del Canal Grande, e tutti portavano il nome della vicina parrocchia (San Luca, San Salvador, San Moisè, San Cassiano).