Economia +

Tax Freedom Day: da oggi lavoriamo per noi

Tax Freedom Day: da oggi lavoriamo per noi

Il calcolo della Cgia di Mestre: fino al 2 giugno, tutte le nostre entrate sono servite a pagare le tasse

È una data solo simbolica, derivando dall’ormai consueto calcolo della Cgia di Mestre sul rapporto tra stima del Pil e previsioni del gettito delle entrate.
Dal 3 giugno 2024, però, anche quest’anno possiamo dire di esserci liberati dal carico fiscale e che, di qui al 31 dicembre, lavoreremo per noi e per le nostre famiglie.
È questo, infatti, il significato del Tax Freedom Day che, rispetto al 2023, cade un giorno prima.
Ma anche se, in sostanza, considerando l’anno bisestile i giorni in meno dedicati agli adempimenti fiscali sono 2, la Cgia sottolinea che il carico di oneri verso lo Stato che grava sugli italiani resta eccessivo.

154 giorni di tasse

Il Tax Freedom Day, precisano gli artigiani mestrini, non costituisce un principio assoluto, ma è una misura non convenzionale per misurare il peso del fisco sui contribuenti.
Dividendo i 909,7 miliardi di euro di flusso stimato per le casse dello Stato, tra tasse e contributi sociali versati dai percettori di reddito, per il pil medio giornaliero (5,9 miliardi di euro, risultanti dalla divisione dei 2163 miliardi totali per i 366 giorni dell’anno) si arriva a determinare il giorno di liberazione fiscale.

tax freedom day

Sono stati così 154, sabati e domeniche incluse, i giorni di lavoro che sono serviti a lavoratori dipendenti, partite Iva, pensionati e imprese per pagare le tasse come Irpef, Iva, Imu, Irap, Ires, le varie addizionali e i contributi previdenziali e assicurativi. Un gettito che, spiega sempre la Cgia di Mestre, dovrebbe garantire 909,7 miliardi di euro che lo Stato e le altre Amministrazioni impiegano per fornire ai cittadini (compresi gli evasori: almeno 2,8 milioni di persone, secondo le stime Istat del 2021) i vari servizi pubblici.

La pressione fiscale in Italia

Il Documento di Economia e Finanza ha stimato una diminuzione percentuale del -0,4% rispetto al 2023 della pressione fiscale, che nel 2024 dovrebbe attestarsi al 42,1% del Pil.
In realtà, il gettito fiscale previsto per quest’anno è superiore all’anno scorso del +2,6%, ma le previsioni indicano una crescita del Pil nominale ancor più elevata (+3,7%). Tra i fattori che incidono su questi dati, la crescita economica (+1%), quella delle retribuzioni e l’aumento dell’occupazione.

tax freedom day
@ultramansk

Sul fronte delle tasse, quest’anno sono aumentate quelle sui tabacchi, l’Iva su alcuni prodotti per l’infanzia e l’igiene femminile, mentre incidono in senso favorevole ai contribuenti l’esonero contributivo per le dipendenti con almeno due figli (il cosiddetto “bonus mamme”) e l’accorpamento degli scaglioni Irpef, che si tradurrà in una riduzione del prelievo di circa 4,2 miliardi di euro. La Cgia, però, ricorda che, a fronte di una media del 40,3%, la pressione fiscale in Italia nel 2023 è stata del 42,5%: la 5^ più elevata tra i vari Paesi Ue, in una graduatoria guidata dalla Francia (45,8%).

Alberto Minazzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Tag:  tasse