Nel Museo del Novecento a Mestre, l’evoluzione del tatuaggio in un viaggio nel tempo
Perché farsi fare un tatuaggio? Se la domanda può sembrare banale, la risposta è articolata e va cercata nel tempo.
A cominciare dal passato. Dal Paleolitico ad oggi, il tattoo ha assunto forme e significati diversi.
Nel corso dei secoli le persone si sono tatuate per i motivi più vari a seconda di epoche, luoghi e contesti culturali: far conoscere il proprio ceto sociale, prevenire e curare malattie, per devozione religiosa, per lasciare un segno visibile di un momento significativo della vita, o semplicemente per scelta estetica.
Negli ultimi decenni il tatuaggio si è evoluto diventando forma di espressione di se stessi e contribuendo alla costruzione del proprio corpo.
Da simbolo discriminante, qual era in passato, a fenomeno di massa.
I tatuaggi hanno origine antica. M9, Museo del Novecento di Mestre, propone un viaggio nella storia dei tattoo dall’antichità ai giorni nostri in due interessanti mostre – “Tattoo. Storie sulla pelle” e “Tattoo Off”, visitabili fino al 17 novembre 2019.
“Tattoo. Storie sulla pelle”
Nei tatuaggi possiamo leggere esperienze, ricordi, emozioni, senza bisogno del linguaggio codificato delle parole.
“Sono storie sulla pelle – sottolinea il Direttore di M9 Marco Biscione – come dice il titolo della mostra. Storie che nei secoli hanno contraddistinto appartenenze, condizioni sociali, gerarchie. Sono dei racconti, delle affermazioni di sé, di identità. Sono un nuovo mezzo di comunicazione.
Negli anni da segno della marginalità sono diventati fenomeno di costume che coinvolge fasce larghissime della popolazione, soprattutto giovanile”.
La mostra, organizzata in collaborazione con la Fondazione Torino Musei e curata da Luca Beatrice e Alessandra Castellani, si sviluppa in 5 sezioni per esplorare la dimensione creativa dei tatuaggi nel tempo dal punto di vista antropologico, storico, artistico e sociale.
Un viaggio tra mondi lontani e presenti. In particolare sono analizzati i passaggi cruciali in cui l’Occidente si è nutrito di rappresentazioni proprie di popoli esotici o di classi marginali che hanno influenzato la cultura e l’arte contemporanea. Veri e propri capolavori sulla pelle, potenza espressiva dell’arte dei giorni nostri.
“Tattoo Off”
L’esposizione raccoglie immagini di tatuaggi reali esposti come opera d’arte.
Si possono ammirare alcuni capolavori di sei tra i più importanti artisti internazionali del tattoo contemporaneo, creatori di nuovi stili come, tra gli altri, Alex De Pase per l’iperrealistico, Moni Marino per il surrealismo di ispirazione pittorica, Marco Manzo inventore dell’ornamentale.
“Oggi – sottolinea il curatore Massimiliano Maxx Testa , già organizzatore della Venezia International Tattoo Convention – il tatuaggio è una delle ultime forme di libertà assoluta che l’essere umano ha, autodeterminazione. Una forma d’arte contemporanea a tutti gli effetti, l’unica che ha un dualismo. Da un lato c’è chi decide di farsi un tatuaggio e il soggetto da disegnare sulla sua pelle per dire qualcosa. Dall’altro c’è l’artista che comunica la sua arte su un corpo. Con le opere esposte si esprimono entrambi. La provocazione della cornice vuole trasmettere questo tipo di messaggio: una consultazione che racchiude la bellezza, l’autodeterminazione, la libertà e la grande arte che con i tatuaggi si può esprimere”.