L’analisi del Csel: per il 2023, nel capoluogo toscano le tariffe più alte per ogni categoria di struttura ricettiva
In questa estate giunta al clou di Ferragosto, la gran parte dei vacanzieri che si sono spostati per godere qualche giorno di relax oltre ai rincari hanno anche quest’anno dovuto calcolare nel budget il pagamento della tassa di soggiorno.
Tra le 20 regioni, solo i capoluoghi di Abruzzo e Molise, L’Aquila e Campobasso, non applicano infatti questo tributo, oltre a Bari che l’ha istituita appena dal 25 luglio scorso, pronta a partire non appena saranno adottate le relative tariffe.
Oltre alla scelta sull’applicazione o meno, i Comuni hanno infatti la facoltà di modulare l’ammontare degli importi dovuti dai soggiornanti, con la tassa che pesa dunque in maniera a volte assai diversa da città a città.
Riguardo alla tassa di soggiorno, il Centro Studi Enti Locali ha adesso realizzato per Adnkronos una ricerca per studiare proprio queste differenze. E, tra alti e bassi, è emerso che c’è una città dove si paga di più per ogni categoria di struttura ricettiva: Firenze.
Tassa di soggiorno: cos’è e a cosa serve
Il tributo viene applicato per ogni notte trascorsa in una struttura ricettiva da ogni soggiornante. Il principio di base è che un turista, quando si reca e si ferma in un comune diverso da quello di residenza, usufruisca in quei giorni dei servizi pubblici, dal trasporto pubblico, alla rimozione dei rifiuti, alla cura del verde, messi a disposizione dall’Amministrazione locale ai suoi cittadini, che proprio per questa ragione pagano la loro quota attraverso le imposte locali.
La tassa di soggiorno, introdotta nella legislazione italiana attraverso la riforma del federalismo fiscale del 2011, è quindi una somma che viene chiesta ai turisti per contribuire al finanziamento di questi servizi. Nei Comuni che decidono di applicarla, viene riscossa al termine della vacanza dai gestori della struttura ricettiva, sia essa un albergo, un bed and breakfast, un villaggio turistico o altra struttura.
Nella regolamentazione dell’imposta, le Amministrazioni possono prevedere anche una serie di correttivi ed eccezioni, sia di natura oggettiva, come la non applicazione in alcuni periodo dell’anno o il tetto massimo di notti oltre cui non si paga, sia soggettive: dai minori fino a 10 e talvolta anche 18 anni, alla disabilità o mobilità ridotta (compresi i relativi accompagnatori), dai residenti nello stesso comune al personale delle forze armate, gli autisti e gli accompagnatori turistici o chi pernotta in un ostello per la gioventù.
Le salate tariffe di Firenze
Nel confronto effettuato dal Csel, Firenze si è posizionata al primo posto per tutte le tipologie di struttura in cui viene richiesto il pagamento dell’imposta. Esattamente, nel capoluogo toscano, vengono richiesti 3,5 euro per notte in una stanza di albergo a 1 stella, 4,5 euro a 2 stelle, 6 euro a 3 stelle, 7 euro a 4 stelle, 8 euro a 5 stelle. Quanto alle altre strutture, la tassa fiorentina è di 5,5 euro per notte nei bed and breakfast e in case e appartamenti vacanza.
Un confronto diretto, sottolinea la ricerca, è possibile con tutti gli altri Comuni capoluogo che applicano la tassa, eccezion fatta per Aosta e Bologna. In questi casi, il tariffario non è generale, ma si basa su altri criteri. Nel capoluogo emiliano, così, ci si basa sul costo delle camere, tranne che per campeggi e ostelli, per cui viene richiesta una tassa giornaliera di 1,5 euro. Per gli alberghi sono invece previste 3 fasce: 3 euro di tassa per camere sotto i 71 euro, 4 tra 71 e 121 euro, 5 per quelle che superano tale cifra.
Nel capoluogo della Valle autonoma, il meccanismo applicato agli hotel è il medesimo, ma la gamma di importi risulta molto più variegata. Si parte da un importo di 20 centesimi di prezzo medio per notte nelle camere che costano fino a 20 euro, 50 centesimi da 20 a 40 euro, 80 da 40 a 70, 1 euro da 70 a 100, 1,60 tra 100 e 150 euro, 2 da 150 a 200 e 3 euro per le camere da oltre 200 euro a notte.
La tassa e le stelle
La ricerca, ricordando che per Venezia sono state considerate le “tariffe base” in vigore in alta stagione in centro storico e nelle isole con principale vocazione ricettiva, evidenzia che, se da un lato della classifica è indiscutibile la prima posizione fiorentina, ci sono altri capoluoghi che si collocano al di sotto della media per ognuna delle voci in cui è strutturata l’analisi. Si tratta di Ancona, Cagliari, Palermo, Perugia, Potenza e Trieste. Lo studio si sofferma poi sul confronto degli importi in base al numero delle stelle dell’hotel.
Per gli alberghi a 1 stella, la forbice varia da 50 centesimi (Palermo, Perugia e Potenza) a 3,50 euro, passando per l’euro di Ancona, Cagliari e Venezia, 1,20 a Trieste, 1,50 a Catanzaro, Genova e Trento, 2 euro a Milano e Napoli, fino ai 2,30 di Torino e ai 3 di Roma. Per i 2 stelle, la media è di 1,9 euro, con 5 città (Ancona, Cagliari, Palermo, Perugia e Potenza) più economiche (1 euro), Catanzaro, Genova, Trento e Trieste sotto media e Milano e Roma (3 euro) sul podio dietro a Firenze.
La media della tassa sale a 2,6 euro per gli hotel a 3 stelle. Genova prende il posto di Ancona tra le 5 città meno care (1,5 euro) e Roma e Milano si confermano al secondo posto, anche se i 4 euro richiesti sono ben distanti dai 6 di Firenze. Per gli alberghi a 4 stelle, la media è di 3,4 euro, con Roma (6 euro) seconda e le solite 5 città (2 euro) in coda. Infine, per i 5 stelle, la tassa è mediamente di 4 euro, con Milano, Napoli, Torino e Venezia (5 euro) terze dietro Firenze (8) e Roma (7), mentre ad Ancona e Cagliari bastano 2 euro.
Le altre strutture e la situazione in Europa
Per i bed and breakfast, la media italiana della tassa di soggiorno si aggira sui 2,3 euro. L’importo più basso è quello di Ancona, Perugia e Potenza (50 centesimi), con Roma (3,5 euro) seconda e la particolarità di Trieste e Venezia che applicano tariffe differenziate a seconda della classificazione delle strutture: nel capoluogo giuliano si va da 1,2 a 1,5 euro, in quello veneto si parte da 2 euro e si arriva fino a 5.
Molto variegata la situazione per le case vacanza. Aosta è la più economica (20 centesimi a persona a notte), con anche Ancona (50 centestimi), Perugia e Potenza (1 euro), Cagliari, Catanzaro, Palermo e Trento (1,5) sotto la media. Trieste (da 1,2 a 2,2 euro) e Venezia (da 2 a 4) confermano la strategia differenziata per tipologia di immobile, mentre Bologna applica una quota del 6% in proporzione al costo della camera, con però un tetto massimo di 5 euro.
Il Csel si sofferma infine sull’applicazione di un’imposta di soggiorno anche nelle capitali degli altri 4 Paesi europei con le economie più forti. Pur essendo aperta la discussione, a Londra e Madrid non si applica nessuna tassa. Parigi va dall’euro per gli alberghi a 1 stella a 5 euro per la categoria “Palaces”. Berlino, invece, applica un’imposta del 5% del prezzo della camera, con esonero per chi soggiorna per motivi di lavoro.
Alberto Minazzi