Dalla fine di giugno, nelle spiagge arrivano i tartadogs: unità cinofile per la ricerca e la messa in sicurezza dei nidi di questa specie a rischio
Nel Mediterraneo sono almeno 130 mila ogni anno le tartarughe marine in pericolo di vita e almeno 40 mila quelle che muoiono a causa delle catture accidentali, dei rifiuti ingeriti e per traumi causati dal traffico nautico. In quest’area la specie Caretta caretta ha ampliato significativamente la sua presenza e nidifica sempre più sulle spiagge italiane.
Un fenomeno positivo ma che richiede attenzione per la salvaguardia delle uova e la tutela della riproduzione.
Per questo Legambiente ha dato il via a una nuova attività in collaborazione con l’Enci, Ente Nazionale Cinofilia Italiana, nell’ambito del progetto “Life Turtlenest”, cofinanziato dall’Unione europea. Dalla fine di giugno lungo i litorali di diverse regioni italiane arriveranno così i Tartadogs, ovvero i cani che avranno il compito di trovare e salvare le uova di tartaruga.
Le “sentinelle” delle uova in attività per la prima volta in Europa
La squadra dei Tartadogs è composta da quattro cani – due Labrador, un Pastore Olandese e uno Springer Spaniel -, accompagnati da conduttori, preventivamente selezionati e che per diversi mesi hanno svolto un addestramento specifico e regolare.
Il loro compito è ben preciso e importante e per la prima volta prende il via in Europa, precisamente in cinque regioni italiane: la Toscana, il Lazio, la Campania, la Puglia e la Calabria. Un precedente esperimento è stato fatto solo negli Stati Uniti, in Florida.
I ricercatori di uova a quattro zampe, accompagnati da personale esperto autorizzato dal Ministero dell’Ambiente, dovranno individuare i nidi, per rendere possibile la messa in sicurezza delle uova proteggendole laddove vengano trovate o ricollocandole altrove se necessario.
Le unità cinofile saranno operative solo nelle primissime ore del giorno, quando le temperature sono ancora miti e adeguate alla ricerca.
L’attività si basa su linee guida create da Legambiente e sul gioco tra conduttore e cane.
L’intervento degli amici a quattro zampe è fondamentale per velocizzare e ottimizzare l’individuazione dei nidi laddove la presenza di elementi esterni non ne permetta il riconoscimento a livello visivo.
Sotto la sabbia prima di nascere
Ogni nido di Caretta caretta mediamente contiene un centinaio di uova, ciascuna delle dimensioni di una pallina da ping pong, ma possono arrivare fino a 200.
La femmina scava con le zampe posteriori una buca profonda nella sabbia, le depone e poi ricopre accuratamente.
Il calore della sabbia consente l’incubazione delle uova per una durata che varia a seconda dell’andamento termico stagionale e le caratteristiche della sabbia e va dai 45 ai 70 giorni. La temperatura della sabbia determina anche il sesso dei nascituri: al di sopra di un valore soglia di 29°C nascono femmine, al di sotto maschi.
Le uova si schiudono quasi tutte simultaneamente e i piccoli, una volta usciti dal guscio, impiegano dai due ai sette giorni per scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido e raggiungere, in genere al calar del sole, la superficie e quindi il mare.
Nel 2023 il record di nidi
Come rende noto Legambiente, l’estate dello scorso anno ha segnato un record nella storia delle nidificazioni di tartarughe marine in Italia con ben 450 nidi deposti rispetto ai 123 del 2022. In testa alle regioni con più nidi c’è la Sicilia. Seguono la Calabria e la Campania.
Se fino a pochi anni fa la nidificazione regolare avveniva esclusivamente nel più caldo bacino del Mediterraneo orientale, principalmente in Libia, Grecia, Turchia e Cipro, negli ultimi due decenni gli esperti hanno registrato un numero crescente di nidificazioni anche lungo le coste italiane, francesi e spagnole.
Proprio l’incremento delle nidificazioni ha portato a una maggiore attenzione sulla salvaguardia delle uova di tartarughe marine attraverso attività capillare di monitoraggio, messa in sicurezza dei nidi, campagne di informazione e sensibilizzazione. Il progetto “Life Turtlenest” si inserisce in questo contesto proprio con l’obiettivo di tutelare la specie attraverso metodi innovativi come appunto l’ausilio delle unità cinofile per il monitoraggio delle spiagge.
Silvia Bolognini