Perché le regioni polari continuano ad avere un tasso di riscaldamento pari al doppio di quello globale, con la conseguenza della riduzione del ghiaccio marino?
E’ quanto sta cercando di capire il mondo della ricerca, attivo sul campo con più progetti, due dei quali sono italiani.
L’Artide si surriscala in modo così anomalo.
Le sue nevi, precipitazioni e i processi chimici del bromo e del mercurio, sono allo studio degli scienziati di Enea e del Cnr, che stanno portando avanti i progetti Ecapac e Sentinel .
Il progetto Ecapac
Partito il 4 gennaio 2021, il progetto dell’Enea, che proseguirà fino al 12 gennaio 2022, monitorerà e valuterà come la variabilità delle precipitazioni e gli effetti di queste su neve e ghiaccio inneschino meccanismi di retroazione che legano l’albedo, la temperatura atmosferica e superficiale, portando a repentini cambiamenti climatici.
Il progetto ha base in Groenlandia, nell’osservatorio di Thule, punto di riferimento per gli studi sulla fisica dell’atmosfera e sul clima che contribuisce alla rete globale per il rilevamento dei cambiamenti della composizione atmosferica.
Il progetto misura sia il suolo che le precipitazioni. Tali misurazioni combinate con osservazioni da terra, misure satellitari e simulazioni con un modello climatico a scala regionale, permetterà di comprendere i processi fisici, i processi che regolano la riduzione del ghiaccio artico e i meccanismi della amplificazione artica.
Il progetto Sentinel
Il secondo progetto è coordinato dall’Istituto di Scienze Polari del Cnr con la collaborazione di Enea, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima.
Partito il 10 febbraio scorso (terminerà nel 2023), Sentinel punta a studiare il ruolo del ghiaccio marino nella amplificazione artica, il suo impatto sull’atmosfera e in particolare sui processi chimici del bromo e del mercurio, elementi nocivi per flora, fauna e salute dell’uomo.
Il progetto analizzerà due carote di ghiaccio provenienti da due differenti regioni artiche, una nelle isole Svalbard (ghiacciaio Holthedalfonna) e l’altra nella parte Est del Plateau della Groenlandia.
Forse non tutti sanno che i ghiacciai conservano al loro interno informazioni sul clima del nostro passato, come una sorta di grande archivio. Le analisi delle due sezioni di ghiaccio estratte tramite carotaggio permetteranno così di ricostruire la storia del ghiacciaio, di confrontare le concentrazioni di gas serra ottenute dall’analisi dei singoli strati con quelle attuali e metterle in relazione alla temperatura.
Le informazioni ottenute sulla variabilità dei quantitativi di bromo e mercurio delle due aree verranno messe a confronto con altri dati climatici ricavati da dati sperimentali, quindi satellitari e da serie storiche di misure in situ.
L’idea alla base del progetto Sentinel è quella di capire se i mutamenti di estensione del ghiaccio marino possano aver modificato il ciclo del bromo e di conseguenza il ciclo di mercurio. Il mercurio, come spiega Spolaor, è un elemento considerato tossico per la salute umana e se si verificano cambiamenti nel suo ciclo naturale, questi sono da tenere sempre in considerazione.