Nessuna proroga, ma “chi ha redditi più bassi sarà tutelato”
Almeno in parte, il Superbonus 110% è salvo e se ne continuerà a parlare anche nel 2024. E non per effetto di una proroga, ma attraverso un nuovo intervento autonomo che, in sostanza (ma solo per i soggetti a basso reddito e a determinate condizioni), introduce un contributo statale e concede una sorta di sanatoria per il completamento dei lavori già iniziati.
Non a caso, del resto, la misura non è stata inserita nel cosiddetto ormai classico decreto “Milleproroghe” di fine anno, che è comunque a sua volta arrivato, così come i primi decreti legislativi di attuazione della riforma fiscale. Il Governo ha infatti approvato un decreto legge ad hoc che, come chiarisce il comunicato ufficiale di Palazzo Chigi, “introduce misure urgenti relative alle agevolazioni fiscali”.
Superbonus: al 110% per i più deboli
La regola generale, per chi effettuerà il prossimo anno lavori di ristrutturazione e riqualificazione edilizia dei propri immobili, resta dunque quella del riconoscimento di un credito di imposta pari al 70% della spesa.
La nuova percentuale, che scende rispetto al 90% in vigore ancora per un paio di giorni, partirà dal 1° gennaio 2024.
“Al fine di tutelare i cittadini con i redditi più bassi e di consentire la conclusione dei cantieri Superbonus 110% che abbiano raggiunto uno stato di avanzamento dei lavori non inferiore al 60% al 31 dicembre 2023”, spiega però il Governo, “è previsto uno specifico contributo, riservato ai percettori di redditi inferiori a 15 mila euro”, in relazione alle spese sostenute dal 1° gennaio al 31 ottobre 2024”.
Il contributo che non concorrerà a determinare la base imponibile per le imposte sui redditi, precisa la nota di Palazzo Chigi, “sarà erogato, nei limiti delle risorse disponibili, dall’Agenzia delle Entrate, secondo criteri e modalità determinati con decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze da adottarsi entro 60 giorni”.
In base al decreto, lo Stato compenserà la differenza del 40% rispetto alla percentuale standard utilizzando il fondo povertà.
Per effetto delle nuove norme, chi non ha concluso i lavori entro fine 2023 non dovrà inoltre restituire i crediti maturati. Il provvedimento, che intende incentivare i lavori limitando gli usi impropri dei bonus, rimodula quindi anche il sismabonus e il bonus barriere architettoniche.