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Superbonus: si cerca una soluzione, sarà l'F24?

Superbonus: si cerca una soluzione, sarà l'F24?

Nessuna retromarcia del Governo, ma varie ipotesi in campo per risolvere il nodo dei crediti incagliati

Il ritorno alla cessione del credito d’imposta o agli sconti in fattura per usufruire dei bonus edilizi, a partire dal Superbonus, è escluso, perché il Governo ha fatto capire chiaramente di non essere intenzionato a fare nessun passo indietro rispetto al decreto legge approvato la scorsa settimana, che ha cambiato le regole sugli incentivi fiscali in edilizia. Ma, come è emerso dai tavoli di confronto dei giorni scorsi (oggi, 22 febbraio, alle 16 è invece in calendario il primo tavolo tecnico al Ministero dell’Economia e della Finanza), l’Esecutivo ha tutta l’intenzione di provare a risolvere la questione dei crediti incagliati, stabilendo una serie di norme, probabilmente transitorie, per facilitare il disincaglio di 19 miliardi di euro.

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Le soluzioni proposte e circolate nelle ultime ore, del resto, non mancano: dalle compensazioni in banca tramite i modelli F24, che sembrano la strada maggiormente percorribile, alla cartolarizzazione (che consentirebbe di trasformare i crediti in titoli scambiabili sul mercato), al coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti o delle partecipate come Enel ed Eni. E anche gli stessi industriali si sono detti disponibili ad acquistare i crediti incagliati.

La soluzione F24

Ad avanzare al Governo la proposta di utilizzare lo strumento della compensazione attraverso i modelli F24 sono stati sia i costruttori dell’Ance che le stesse banche, rappresentate dall’Abi.
In sostanza, gli istituti bancari sarebbero autorizzati a scaricare i debiti, compensandoli con le somme dei pagamenti fiscali effettuati agli sportelli dai propri clienti e che dovrebbero essere girati all’Agenzia delle Entrate.

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Agenzia delle Entrate

 

In tal modo, attraverso una semplice partita di giro, si sbloccherebbero i crediti fiscali fermi nelle banche stesse, che riguadagnerebbero anche spazio di manovra per l’acquisto di nuovi crediti legati ai bonus edilizi, superando l’attuale saturazione della loro capienza fiscale, dovuta all’acquisto di crediti per circa 80 miliardi di euro. Nel contempo, anche le imprese edili potrebbero incassare i 19 miliardi di crediti maturati attraverso l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione.
Il rischio è infatti quello che, per carenza di risorse, migliaia di cantieri siano costretti a fermarsi. Per questo, anche Confindustria, attraverso il suo presidente, Carlo Bonomi, ha rilasciato una dichiarazione volta a tradursi in “un’assunzione di responsabilità dell’industria manifatturiera italiana”.
“Se il Governo creasse le condizioni affinché si possano fare cessioni di primo grado tra privati – ha detto Bonomi – si potrebbe individuare una classe di imprese che potrebbero acquistare i crediti che ora sono fermi”.

Il futuro dei bonus edilizi

L’intenzione di Palazzo Chigi di non recedere dalle proprie posizioni, pur confermando “la ferma determinazione a porre rimedio agli effetti negativi della cessione del credito correlata ai bonus edilizi”, si lega alla considerazione che “lo stop alla cessione dei crediti futuri serve proprio a facilitare lo smaltimento di quelli passati”.
Una “bolla da sgonfiare”, come l’ha definita il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Ma, in prospettiva, lo stesso futuro degli incentivi dovrà essere ridiscusso a livello parlamentare.

È anche la stessa Bankitalia ad auspicare una riforma strutturale.
“Il Superbonus – ha ammesso, durante l’audizione al Senato, Giacomo Ricotti, capo del servizio assistenza e consulenza fiscale della banca centrale – ha avuto un impatto assai significativo sul settore delle costruzioni: circa la metà degli investimenti che hanno beneficiato del Superbonus non si sarebbero verificati in assenza dell’incentivo. Ma gli oneri della misura per il bilancio pubblico restano comunque ingenti”.

A quantificare l’impatto positivo del Superbonus è stata invece Nomisma.
In primis, la considerazione che, con 71,8 miliardi spesi dallo Stato, si è generato un giro d’affari di 195,2 miliardi, aumentando il valore degli immobili di 7 miliardi e dando lavoro a quasi un milione di persone. Inoltre, le famiglie che hanno usufruito dell’incentivo hanno risparmiato mediamente 964 euro annui in bolletta, per complessivi 29 miliardi. Lo studio, infine, stima in 1,42 milioni di tonnellate la riduzione delle emissioni di anidride carbonica legate alle ristrutturazioni.

Alberto Minazzi

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