Entro fine settimana, l’Italia potrebbe ufficializzare la decisione di puntare sul Green Pass rilasciato ai soli vaccinati per partecipare alle attività sociali e ricreative come principale misura per provare a contenere la nuova ondata di contagio da Covid-19.
Il Consiglio dei Ministri dovrebbe riunirsi sul tema giovedì 25 novembre per definire il nuovo decreto. Prima, martedì 23, dovrebbe però tenersi l’incontro tra Governo e Conferenza delle Regioni, a cui seguirà la riunione della Cabina di regia.
Ma, a parte qualche dettaglio, sia pure in certi casi di non poco conto, ancora da perfezionare, i punti fermi della complessiva strategia sembrano ormai condivisi.
Il Super Green Pass
Da dicembre, aver completato il ciclo vaccinale con la somministrazione di due dosi di siero o essere guariti dal Covid potrebbero essere le uniche due vie per conseguire il certificato necessario per accedere a bar e ristoranti, palestre e piscine, teatri e cinema, stadi e palazzetti, discoteche, musei, mostre, sale giochi e piste da sci.
Il Green Pass rilasciato dopo l’effettuazione di un tampone risultato negativo, terza opportunità attualmente in vigore, resterebbe valido solo per entrare nei luoghi di lavoro e per spostarsi con aerei o treni a lunga percorrenza (dovrebbero invece continuare a restare esclusi i mezzi del trasporto pubblico locale). Tra le ipotesi in corso di valutazione, però, c’è anche la riduzione della validità del test, che potrebbe passare da 72 a 48 se molecolare e da 48 a 24 se antigenico rapido.
Super Green Pass: le questioni aperte
Anche per il Green Pass rafforzato il Governo sta comunque pensando di diminuire il tempo di durata. Rispetto all’attuale anno dalla seconda dose, l’ipotesi più probabile è quella di scendere a 9 mesi, anche se c’è chi spinge per arrivare addirittura a 6. Da definire anche le modalità con cui gestire concretamente gli accessi una volta operativa la differenziazione. Sembra invece decisa la proroga dello stato di emergenza fino al 30 gennaio 2022. Questione ancor più delicata è legata all’operatività delle nuove regole. Si va da un’applicazione valida per tutte le fasce colorate alla loro entrata in vigore solo dal momento del passaggio di colore di una regione. E, anche in questo caso, c’è chi pensa a un Super Green Pass già dalla fascia gialla e chi, come le Regioni, invece lo vede necessario solo per le zone arancioni o rosse.
La vaccinazione e l’obbligo di terza dose
La modifica delle regole sul Green Pass viene vista dalla Conferenza delle Regioni come una «misura che può favorire le vaccinazioni», ha spiegato il presidente Massimiliano Fedriga. «Parliamo di far fare un po’ più cose a chi ha meno rischi di ospedalizzazione, non di chiudere tutto solo per qualcuno».
Il tema della vaccinazione, del resto, resta al centro dell’agenda sia sanitaria che politica. Da oggi, lunedì 22 novembre, è partita la possibilità per gli over 40 che hanno raggiunto i 6 mesi dalla seconda dose di sottoposi alla somministrazione-booster.
Il richiamo riguardo al quale il Governo sta valutando se introdurre un obbligo per alcune categorie specifiche. Un obbligo quasi sicuro per il personale sanitario, ma che potrebbe essere esteso anche a forze dell’ordine e dipendenti pubblici, in particolare quelli a contatto col pubblico, come quelli della scuola.
Friuli Venezia Giulia e Bolzano verso il giallo
La situazione del contagio, dei ricoveri e della mortalità, intanto, continua a peggiorare. I dati più problematici sono quelli di Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Bolzano, con tassi di ospedalizzazione, sia in area medica che in terapia intensiva, incidenza e Rt che fanno prospettare un ormai imminente passaggio dalla zona bianca a quella gialla.
Per quanto riguarda i reparti ordinari, la più vicina alla soglia del 15% è poi la Calabria. Per le rianimazioni avrebbero invece già superato l’occupazione del 10% anche le Marche.
Se non si riuscirà a frenare rapidamente la diffusione del contagio, la prospettiva potrebbe quindi essere di vedere alcune zone d’Italia addirittura in arancione a dicembre.
L’Austria, da oggi, è intanto in lockdown generale e da febbraio introdurrà l’obbligo vaccinale.
Da domani, 23 novembre, saranno introdotte misure restrittive in Repubblica Ceca e Slovacchia, mentre già è in vigore in Olanda un lockdown parziale. Venerdì 27 si attendono decisioni anche dalla Germania.
L’allarme dell’Oms
Il responsabile per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Hans Kluge, ha intanto lanciato un allarme: proprio a causa della scarsa copertura vaccinale, oltre che della diffusione della variante Delta, se non si prenderanno urgentemente nuove misure per arginare i contagi, si rischiano fino a 500 mila nuovi decessi per Covid nel continente di qui alla primavera.
Alberto Minazzi