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Suicidio assistito: in Toscana ora si può

Suicidio assistito: in Toscana ora si può

Approvata dal Consiglio regionale, primo in Italia, la legge di iniziativa popolare che regola tempi e procedure da seguire

Il tema è delicato, alquanto dibattuto, e non a caso la notizia ha già rinfocolato le polemiche.
La Toscana è la prima Regione italiana a essersi dotata di una legge, che entrerà in vigore al massimo tra un mese, per regolare le procedure e i tempi dell’assistenza sanitaria, consentendo la possibilità di accedere al suicidio medicalmente assistito.
In altri termini, i malati terminali toscani che chiederanno coscientemente la somministrazione di un farmaco che ne provocherà il decesso potranno ora contare su tempi certi, al massimo 54 giorni, per vedere accolta la loro richiesta, compatibilmente con il rispetto dei requisiti previsti dalla sentenza del 2019 della Corte Costituzionale.

“È un salto di qualità e di civiltà – ha commentato in aula in presidente della Regione, Eugenio Giani – che la Toscana compie per prima rispetto alle altre Regioni e al Parlamento. Non è corretto parlare di eutanasia: non facciamo altro che dare atto di procedure rispetto ai farmaci usati e al percorso che si deve seguire”.

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Dalla Corte Costituzionale alla legge

Il testo, con alcuni emendamenti alla originaria proposta di legge di iniziativa popolare presentata attraverso il documento per il quale l’Associazione Luca Coscioni ha raccolto 10.700 firme, è stato approvato dal Consiglio regionale, dove ha trovato il sostegno di 27 voti della maggioranza di centro-sinistra (solo un voto non espresso, da una consigliera del Pd) e del gruppo misto e il no dei 13 esponenti dell’opposizione di centro-destra.

La legge, in sostanza, attua la sentenza in materia espressa dalla Consulta. “L’attenzione che c’è anche a livello nazionale – ha aggiunto Giani – deriva dal fatto che c’era un vulnus. Dopo 6 anni, non è possibile che il Parlamento non ascolti l’indicazione forte e precisa della Corte costituzionale. Il nostro è un messaggio, un’espressione di civiltà al livello nazionale. E noi diamo conto secondo i criteri che ci detta l’ordinamento”.

Il termine per la verifica dei requisiti

Come ha ricordato il presidente della Commissione Sanità, Enrico Sostegni, finora in Toscana “quando vi sono state richieste di pazienti, sono intervenuti i direttori generali delle tre Aziende sanitarie, ognuno con modalità diverse”. La legge stabilisce dunque una procedura omogenea in tutta la regione, fissando innanzitutto, come primo termine, 20 giorni per stabilire se ci siano o meno i requisiti per l’accesso al suicidio assistito.

Bisognerà cioè verificare che la richiesta sia arrivata da “una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale”.

Come funzionerà il suicidio assistito in Toscana

Questa prima fase sarà affidata a una specifica commissione costituita dall’Asl.
Poi dovrà arrivare, entro 7 giorni, anche il parere del Comitato per l’etica nella clinica territorialmente competente. Se l’iter sarà completato con esito positivo, si aprirà un secondo periodo, di massimo 10 giorni, in cui saranno definite le modalità con cui si concretizzerà il suicidio assistito, tra cui anche la scelta del farmaco da utilizzare.

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Dopo un massimo di 30 giorni, dunque, entro altri 7 giorni la norma garantisce l’avvio della procedura concreta, con il supporto del sistema sanitario regionale. “Credo – ha affermato nell’imminenza del voto finale, che ha completato un lavoro durato 9 mesi, il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo – sia una norma di grande dignità”. Di “legge di civiltà” ha parlato anche la segretaria dell’Associazione Coscioni, Filomena Gallo.

Il dibattito nell’attesa di una legge nazionale sul suicidio assistito

La Toscana ha insomma preceduto il Parlamento in risposta alla sollecitazione di un intervento legislativo a livello nazionale richiesto della Corte Costituzionale. Consulta che, in mancanza di risposte dalle Camere, dopo la sentenza del 2019 che ha dichiarato illegittimo il divieto di suicidio medicalmente assistito fino a quel momento in vigore, con un altra sentenza del 2024 ha delineato i requisiti richiesti per accedervi.

Proprio sulla base di questi pronunciamenti, i malati che hanno fin qui scelto la via del ricorso a un tribunale hanno trovato accoglimento alla richiesta, con obbligo di ottemperare per le Asl. Ciò non toglie, però, la forte contrarietà espressa per esempio da Pro Vita & Famiglia, che ha invocato un’impugnazione della legge toscana da parte del Governo (che si è già mosso in tal senso per una delibera dell’Emilia Romagna), ravvisando un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.

Alberto Minazzi

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Tag:  sanità, suicidi

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