‘Perde il lavoro per l’emergenza covid e decide di farla finita.’
Quante notizie di questo tipo, quanti titoli di stampa simili a questo passano inosservati nelle nostre mani?
Lo scenario post-quarantena lascia una profonda cicatrice nell’animo di piccoli, medi e grandi imprenditori.
L’aumento dei suicidi per ragioni economiche nel 2020 è esorbitante in Italia.
Si parla di ‘morti silenziose’, che non rientrano nelle statistiche del contagio del virus, ma colpiscono senza pietà nel silenzio generale
Gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” alzano a 1.128 il totale dei suicidi legati a motivazioni economiche in Italia dal 2012 a oggi, e a 860 i tentati suicidi.
Un 2020 drammatico: ma c’è qualcuno che tende una mano
Dall’inizio 2020 sono già 42, di cui 25 quelli registrati durante le settimane del primo lockdown, 16 nel solo mese di aprile.
“Questa crescita spaventosa risulta ancor più preoccupante se confrontiamo il dato 2020 con quello rilevato appena un anno fa – dichiara il sociologo e direttore dell’Osservatorio Nicola Ferrigni – Nei mesi di marzo-aprile 2019, il numero delle vittime si attestava infatti a 14, e il fenomeno dei suicidi registrava la prima vera battuta d’arresto dopo anni di costante crescita”.
14 dei 25 casi di suicidio registrati durante il lockdown hanno riguardato gli imprenditori. Molti erano del Nordest, alcuni veneti.
Il nostro territorio infatti, secondo i dati dell’Osservatorio, è in cima alla triste classifica.
Il 24,5% dei suicidi interessano il Nord-Est. Di questi, il 15,8% sono avvenuti in Veneto, soprattutto nelle province di Padova, Venezia e Treviso.
‘La vera cifra significativa di questo periodo è l’incertezza. Oramai si respira sempre più uno stato di precarietà latente – rileva Armando Perrone, il direttore generale dell’Associazione Nazionale Imprenditori e Cittadini Uniti- Il nostro motto resta però sempre lo stesso: in un momento dove tutti piangono, c’è sempre qualcuno che distribuisce fazzoletti. Questo è ciò che cerchiamo di fare”.
Un’associazione nazionale in cui “i grandi” aiutano “i piccoli”
L’Associazione Nazionale Imprenditori e Cittadini Uniti è nata infatti per questo.
Formatasi nel marzo del primo lockdown, conta oggi più di 50mila iscritti su Facebook.
Offre un supporto concreto e gratuito, mettendo a disposizione i migliori commercialisti, avvocati, ragionieri, economisti e ogni professionista utile, con sedi in ogni città italiana, incontri, meeting e una costante formazione.
“Stiamo cercando di offrire sempre nuove soluzioni – spiega Perrone – Ad esempio, nell’ambito della ristorazione, si sta cercando di incrementare il servizio d’asporto chiedendo alle attività di digitalizzarsi il più possibile. La domanda dei consumatori infatti si sta concentrando proprio in tal senso e noi cerchiamo di rispondere offrendo un aiuto concreto. Il sito www.imprenditoriuniti.com. fornisce contatti per qualsiasi tipo di richiesta, dal supporto legale a quello fiscale, dal sostegno psicologico a quello economico. Abbiamo messo a disposizione nuove piattaforme e-learning professionali, capaci di seguire passo dopo passo l’evolversi dell’emergenza. In futuro – anticipa il direttore – prevediamo di mettere a disposizione un contributo di liquidità, fornito dai grandi imprenditori per aiutare le attività più deboli”.
Un aiuto, in questo senso, l’associazione è già riuscita a darlo evitando a un imprenditore veneto il fallimento. La sua attività contava 8 ristoranti e coinvolgeva 250 famiglie.
Una persona a me molto cara, piccolo imprenditore edile. Nel 2020 ha avuto un calo di fatturato. Gli basterebbero 15/20.000 euro di finanziamento per pagare i fornitori che non è ancora riuscito a pagare. Contava sul finanziamento garantito dallo stato, ma la banca non glielo ha concesso in quanto con altri due istituti ha vecchie pendenze provenienti da una società che é stata chiusa nel 2012. L’esposizione verrà chiusa trattando un saldo e stralcio da persone a lui molto vicine. Alla banca attuale, dove lavora in attivo, ho offerto una mia garanzia concedendo titoli in pegno. A tutt’oggi da diversi mesi, non hanno ancora dato risposta. Come posso aiutarlo? Gli darei anche la somma, ma trattandosi di una ditta, non posso pagare i fornitori. Possibile fargli ottenere un finanziamento anche se è segnalato in centrale rischi come rappresentante della srl che aveva prima del 2013? Da quella data in poi, non ha usufruito di alcun credito. Ha 45 anni e vive ogni giorno con l’ansia che ogni squillo di telefono sia un creditore che chiede , giustamente, di essere pagato. Grazie!