Nell’anniversario dell’attentato mortale al giudice Falcone, la poesia di una bambina morta a Firenze per ricordare tutte le vittime degli eccidi
Il giorno, il 23 maggio, è quello in cui, nel 1992, la mafia uccise in un attentato sull’autostrada A29, in quella passata alla storia come “strage di Capaci”, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Ma l’omaggio al sacrificio di uno dei giudici-simbolo nella lotta alla mafia, che precedette di un paio di mesi quello in via D’Amelio del collega e amico Paolo Borsellino, per volontà della Fondazione Falcone ha offerto, 31 anni dopo, l’occasione di ricordare tutte le vittime degli eccidi di quel biennio.
Non a caso, il titolo dell’evento organizzato ancora una volta ponendo al centro delle iniziative la non meno simbolica aula bunker del carcere palermitano dell’Ucciardone è “Il tramonto si avvicina”. Ovvero quello tratto dall’ultima poesia scritta in ospedale da Nadia Nencioni, la bambina uccisa con l’intera famiglia nella strage dei Georgofili a Firenze.
Il 31° anniversario della strage di Capaci
Centinaia di studenti, in questa giornata di celebrazione, si sono radunati nell’area allestita dalla Fondazione all’Ucciardone.
Mentre la Polizia di Stato ha dedicato alle scolaresche, dalle 9 alle 12, una serie di attività formative incentrate sul tema della legalità, la giornata è iniziata, dalle 10 alle 12, con una serie di interventi sul palco allestito nella piazza all’esterno dell’aula bunker, dove si tenne il maxi processo alla mafia.
“Il loro esempio continua a vivere e il nostro dovere è mantenerlo sempre più vivo”, ha sottolineato il capo della Polizia, Vittorio Pisani, riferendosi agli “11 servitori dello Stato” che hanno perso la vita tra Capaci e via d’Amelio. “Nella perfetta consapevolezza dei rischi che correvano – ha aggiunto – hanno sacrificato la loro vita per l’affermazione dei valori di legalità in cui credevano e su cui si fonda la nostra Nazione”.
Nel programma, alle 12.30, la posa di una corona d’alloro presso la lapide nell’atrio del “reparto scorte” della caserma Lungaro; alle 13, la proiezione del docufilm “I ragazzi delle scorte: La Quarto Savona Quindici” in aula Corona; alle 15, un corteo verso l’albero Falcone, per rendere omaggio alle vittime alle 17.58, ora della strage, onorata anche con l’esecuzione del “Silenzio d’ordinanza” da parte di un trombettiere della Polizia di Stato.
Nell’occasione, piantumato anche un albero d’ulivo dedicato al prefetto Fulvio Sodano nel Giardino della memoria e 27 piante di rose rosse, tante quante le vittime delle stragi del 1992 e del 1993, nel giardino di piazza Magione, dove è stato dato anche il via al cantiere del museo dedicato a Falcone e Borsellino.
Mattarella: “la mafia è un cancro per la comunità civile ma non è invincibile”
Il premier Giorgia Meloni ha presenziato in collegamento da Roma. Presente invece a Palermo, insieme a 80 baby sindaci di tutta Italia, il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha affidato il suo pensiero a una dichiarazione ufficiale: “Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità”.
“L’azione di contrasto alle mafie – ha aggiunto Mattarella – va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione. Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire. Quegli eventi sono iscritti per sempre nella storia della Repubblica. Si accompagna il senso di vicinanza e riconoscenza verso quanti hanno combattuto la mafia infliggendole sconfitte irrevocabili, dimostrando che liberarsi dal ricatto è possibile, promuovendo una reazione civile che ha consentito alla comunità di ritrovare fiducia”.
Alberto Minazzi