Prosegue il nostro viaggio tra le strade della terraferma veneziana. Ne abbiamo scoperte molte di interessanti, che richiamano personaggi illustri ma sconosciuti, storie ed eventi di spessore ma ormai dimenticate. Questa volta abbiamo allargato la ricerca e la nostra lente indagatrice si è spinta anche verso Marghera, Campalto e Zelarino.
Curiosi di saperne di più?
Carlo Ghega, l’ingegnere del Semmering
In prossimità della zona industriale di Marghera, oltre alle strade intitolate agli scienziati Luigi Galvani e Alessandro Volta, ce n’è una dedicata a Carlo Ghega.
Un nome di sicuro poco familiare, se non agli ingegneri.
Nato a Venezia nel 1802, Carlo dimostrò sin da giovane il suo talento, laurendosi in ingegneria all’Università di Padova a soli 17 anni.
Personaggio schivo, diventò ben presto molto famoso per i suoi progetti stradali, idraulici e ferroviari sviluppati nel nord Italia e nell’Impero austro-ungarico.
La sua opera più ambiziosa e ardita fu il Semmering: la ferrovia austriaca che attraversa uno dei valichi di montagna più impervi, lunga 41 chilometri con pendenze che arrivano al 25 per mille.
Portato a termine in soli sei anni, questo capolavoro di ingegneria venne inaugurato nel 1854 e dal 1998 è inserito nella lista del Patrimonio Unesco.
Maria Lavelli (Mariuccia), la giovane benefattrice laica
Questa via si trova sempre a Marghera, vicino alla chiesa di Sant’Antonio, ed è dedicata alla laica francescana Maria Lavelli, da tutti conosciuta come Mariuccia.
Anche se visse solo 28 anni, la sua vita può essere definita “straordinaria nell’ordinario”.
Le cronache raccontano infatti che la giovane irraggiava amore, bontà, altruismo e si dedicava completamente ai più bisognosi.
Viene ricordata in particolare per i fatti che seguirono la firma dell’armistizio del 1943.
Molti soldati italiani fatti prigionieri dai tedeschi transitavano dalla stazione di Mestre verso i campi di concentramento.
Vestiti di cenci, erano stanchi e denutriti. Nonostante fosse consapevole di mettere a rischio la propria vita, Mariuccia portò loro viveri e indumenti e in alcuni casi riuscì a favorirne addirittura la fuga. Morì sotto un bombardamento.
Egle Renata Trincanato, “la Dottoressa” studiosa della Venezia minore
A Zelarino abbiamo incrociato questa strada intitolata a una delle più importanti protagoniste della vita culturale veneziana del secolo scorso.
Ne rimase affascinato anche Guido Piovene che, nel suo “Viaggio in Italia”, la definì “una Venezia incarnata”. E a ragione, perché Egle Renata Trincanato, prima donna a laurearsi al Regio Istituto Superiore di Architettura di Venezia (l’attuale IUAV), dedicò tutta la sua vita allo studio del tessuto residenziale della città lagunare e diede contributi fondamentali anche sul tema della salvaguardia.
Veniva chiamata “la Dottoressa” e, tra i suoi incarichi, vogliamo ricordare quello di Professore ordinario alla cattedra di Urbanistica allo IUAV, Direttrice del Museo di Palazzo Ducale, Accademico dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, direttore dell’Istituto di Rilievo e di Restauro dello IUAV e Presidente della Fondazione Querini Stampalia.
Gli artisti nella zona del nuovo Ospedale all’Angelo
Vi dice qualcosa il nome di Cesco Baseggio, brillante talento trevigiano?
La strada a lui intitolata si trova a poche centinaia di metri dal nuovo Ospedale all’Angelo.
Nella memoria delle non più giovani generazioni il Baseggio rimane uno dei comici più apprezzati del secolo scorso e viene ricordato anche per essere riuscito a portare con successo in televisione le commedie del Goldoni.
Nella stessa area c’è infine una strada dedicata a Bruno Maderna, nato a Venezia nel 1920.
Un vero enfant prodige visto che a soli 7 anni si esibì come violinista.
Fu uno dei protagonisti del rinnovamento musicale del dopoguerra, insegnò al Conservatorio di Venezia, diresse le maggiori orchestre europee e americane e nel 1955, insieme a Luciano Berio, fondò presso la RAI di Milano lo studio di fonologia musicale.
A Campalto tra cartografi e ingegneri idraulici
Addentrandoci nella gronda lagunare di Campalto abbiamo scoperto le strade intitolate a Cristoforo Sabbadino e Nicolò dal Cortivo, i più grandi cartografi del XVI secolo.
Nato a Venezia nel 1487, Cristoforo Sabbadino fu personaggio eclettico: prima funzionario pubblico, poi notaio e infine “inzegner ordinario” all’ufficio dei Savi alle acque.
Era un’epoca in cui non esistevano certo i droni ed ecco perché i disegni accurati del Sabbadino lasciano così stupefatti.
Tra i suoi lavori più importanti la mappa dell’intera laguna veneta dall’Adige alla Piave Vecchia, il progetto di deviazione dei fiumi della laguna (1556) e ancora le cartografie di Venezia e di Chioggia (1557).
Anche Nicolò dal Cortivo fu un apprezzato cartografo al servizio della Serenissima.
Vissuto nel XVI secolo, tra i suoi tanti disegni ricordiamo la grande carta della laguna veneziana datata 1534.
Poco distante da queste due vie troviamo il piazzale intitolato a Bernardino Zendrini, altro personaggio poliedrico e dai mille interessi.
Zendrini fu medico, matematico e ingegnere idraulico. Fu lui a progettare i “Murazzi”, quelle grandiose dighe che si trovano al Lido, a Pellestrina e a Sottomarina costruite per difendere Venezia dalla forza distruttiva delle onde del mare.
A Chirignano le strade come testimonianza della storia locale
Sapete che Chirignago fu Comune autonomo dal 1798 fino al 1926, anno in cui venne accorpato a Venezia?
A ricordare la storia politica c’è la via intitolata all’avvocato veneziano Antonio Ivancich, per due volte sindaco dal 1890 al 1891 e dal 1894 al 1900.
Ci siamo anche imbattuti in Via Jacopo Da Lio, la strada dedicata a un giovane nato proprio a Chirignago.
Ancor iscritto alla facoltà di giurisprudenza, Jacopo decise di arruolarsi come volontario nella legione “Bandiera e Moro”.
Morì però durante i combattimenti del 1849 al Forte Marghera nel tentativo di valorosa resistenza agli Austriaci. Considerato un eroe, è oggi ricordata dai suoi concittadini.
Infine, ci siamo incuriositi davanti al cartello di Via della Madonnetta scoprendo che verso il 1700 a Chirignago venne costruita villa Cecchini.
Durante la seconda Guerra Mondiale questa nobile dimora fu rasa al suolo dai pesanti bombardamenti.
Rimase miracolosamente intatta solo l’edicola votiva con la piccola statua della Madonna (quella attuale è una copia), da cui il nome alla Via.
Articolo molto interessante e ricco di informazioni preziose. Bravo al giornalista… davvero policromo.