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Addio alla benzina “rossa”: stop anche in Algeria

Addio alla benzina “rossa”: stop anche in Algeria

Per i più giovani è solo una pagina di storia dell’automobile che non hanno mai vissuto in prima persona.
La benzina “rossa”, cioè quella addizionata di piombo tetraetile, del resto in Europa è stata posta fuori commercio già dal 2002. Ma pochi sanno che, fino a oggi, in Algeria era ancora attiva una stazione di servizio che erogava questo tipo di carburante.
Meglio: fino a ieri. Perché adesso, come previsto dal Governo algerino, le scorte sono finite anche nel Paese nordafricano. La cui rete di distribuzione sarà sostituita con la possibilità di erogare solo benzina “verde”, cioè senza piombo. E l’umanità potrà così salutare, senza rimpianti un prodotto di cui è stata confermata l’estrema nocività.

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Il piombo tetraetile

L’introduzione del piombo-tetraetile nel settore dei carburanti risale addirittura a un secolo fa.
L’additivo iniziò infatti a essere utilizzato già nel 1922, visto che, come agente antidetonante, migliorava le prestazioni dei motori. Nel tempo, però, a partire dagli anni Cinquanta, ci si rese conto che la benzina al piombo provocava gravi danni alla salute, compresi cancro, ictus e malattie cardiache.
Soprattutto nei bambini, come poi dimostrò per la prima volta una ricerca americana del 1979, il piombo tetraetile bloccava lo sviluppo del cervello, potendo ridurre il quoziente intellettivo fino a 10 punti.
I Paesi occidentali corsero così al riparo cominciando, negli anni Settanta (in Italia dal 1981) a ridurre la concentrazione di antidetonante nella benzina.

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Uno stop che “impedirà più di un milioni di morti premature”

Lo stop della produzione e della distribuzione della benzina “rossa” è proseguito però fino a oggi in Algeria.
Per questo, definendo questo additivo “un disastro per l’ambiente e la salute pubblica”, le Nazioni Unite hanno accolto con entusiasmo la notizia. “Fermare l’uso di benzina al piombo impedirà più di un milione di morti premature ogni anno e farà risparmiare 2.450 miliardi di dollari all’anno”, ha sottolineato il segretario generale Antonio Guterres. Un traguardo per raggiungere il quale ci sono voluti circa vent’anni, visto che l’Onu aveva avviato fin dal 2002 la campagna Partnership for Clean Fuels and Vehicles per far cessare la produzione e l’uso della benzina al piombo in tutto il mondo.

La storia della benzina

La benzina “super” con piombo fu chiamata “rossa” per l’aggiunta di un colorante che la distinguesse da quella “verde” senza additivo e dalla “normale”, con piombo ma incolore e dotata di un numero di ottani inferiore.
Fu proprio questa benzina “normale”, a 84-86 ottani, la prima a subire limitazioni d’uso in Italia.
Nel 1992, fu infatti vietata la vendita di benzina con meno di 95 ottani (la “super” ne aveva tra 98 e 100).

La distribuzione della benzina senza piombo iniziò in Europa, a partire dall’Austria, nel 1985, con l’Italia che la introdusse nel luglio dello stesso anno, inizialmente solo sulla rete autostradale. E solo da metà 1988 iniziò il vero sviluppo della distribuzione della “verde” sull’intera rete viaria.
Dal 1994, tutte le auto di nuova produzione iniziarono a poter circolare solo con il carburante senza piombo, anche se la “rossa” fu distribuita fino al 31 dicembre 2001. La “verde” divenne quindi l’unico tipo di benzina per gli autoveicoli disponibile in Europa dall’1 gennaio 2002.

Verso un futuro green?

Anche la benzina “verde”, in ogni caso, inquina. Il futuro dell’automobile va dunque sempre più verso alimentazioni alternative: dall’elettrico all’idrogeno. Va letta in questo senso la proposta della Commissione Europea, presentata a metà luglio a Bruxelles nel pacchetto “Fit for 55”, di porre il 2035 come orizzonte temporale per lo stop alla vendita di veicoli con motori termici, siano essi alimentati a benzina, diesel o anche con propulsori ibridi , compresi quelli che utilizzano metano e gpl.

Obiettivo zero emissioni

L’obiettivo è quello di riuscire a ridurre del 55%, entro il 2030, le emissioni di anidride carbonica, arrivando alla totale eliminazione delle emissioni dopo altri 5 anni. L’Italia, attraverso il ministro per la Mobilità sostenibile, Enrico Giovannini, ha confermato la disponibilità all’adesione al progetto di divieto di vendita, qualora la proposta dell’Unione abbia un seguito. È però chiaro che occorre un deciso cambio di passo, soprattutto sulla rete autostradale, per adeguare le infrastrutture di rifornimento al piano europeo, che prevede punti di ricarica elettrica ogni 60 km e di idrogeno ogni 150 km.

Alberto Minazzi

 

 

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