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Vaccini: via libera in Usa alla terza dose contro la variante Delta

Vaccini: via libera in Usa alla terza dose contro la variante Delta

Dopo Germania e Israele, che hanno in programma o hanno già iniziato le inoculazioni, anche gli Stati Uniti hanno approvato la somministrazione della terza dose di vaccini anti-Covid, sia pure solamente per chi ha un sistema immunitario debole, come trapiantati o malati di cancro, pari a circa il 3% della popolazione complessiva del Paese, come ha stimato il luminare americano di malattie infettive Anthony Fauci.
Il via libera, legato alla necessità di proteggere gli immunodepressi dalla variante Delta, è arrivato dalla Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici e alimentari.
“Il Paese – ha motivato in una nota la decisione il commissario ad interim della Fda, Janet Woodcock – è entrato in una nuova ondata della pandemia di Covid-19 e la Food and Drug Administration è pienamente consapevole che le persone immunocompromesse sono particolarmente a rischio di gravi malattie”.
Riguardo alla terza dose, la comunità scientifica internazionale è ancora divisa.
A sostegno della scelta presa dagli Stati Uniti vi è comunque uno studio, pubblicato dal New England Journal of Medicine, relativo proprio all’efficacia della terza dose di vaccino per proteggere chi, dopo un trapianto, ha il sistema immunitario compromesso dai farmaci anti rigetto.
Il campione della ricerca sono 120 trapiantati vaccinati con la doppia somministrazione del vaccino a Rna messaggero di Moderna. A metà di loro, due mesi dopo il richiamo, è stata inoculata una terza dose.
Nel 55% dei casi, questo ha determinato una decisa crescita del livello di anticorpi nel sangue.
Tra coloro ai quali la terza dose non è stata somministrata soli il 18% ha fatto registrare la stessa evoluzione.
L’estensione della terza dose all’intera popolazione è comunque ancora in fase di studio anche negli Stati Uniti. Dove, invece, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno raccomandato l’immunizzazione alle donne incinte, non essendo stato collegato ai sieri alcun rischio di aborto.

 

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