“Se i dati verranno confermati, potrebbe essere una rivoluzione copernicana nella lotta contro il Covid. Perché, se saremo tutti vaccinati, questa malattia diventerà come una semplice influenza”.
Dai ricercatori delle università australiane di Melbourne e Monash e di quella di Oxford arrivano buone notizie sull’efficacia, anche contro la variante Omicron, di uno spray nasale a base di eparina da utilizzare per difendersi dal Coronavirus. E il cardiologo veneziano Fausto Rigo, che già durante la prima fase dell’epidemia curò i malati di coronavirus con eparine riscontrando ottimi risultati, commenta con entusiasmo le nuove conferme.
Lo spray, oltretutto, è un comune farmaco fluidificante e anticoagulante del sangue già approvato e regolarmente in commmercio.
Tra le caratteristiche dell’eparina non va dimenticata quella di rimanere stabile in temperatura ambiente per più di 3 mesi, potendo così essere facilmente distribuito su ampia scala. Non a caso, è già il secondo farmaco più utilizzato al mondo.
L’eparina contro tutte le varianti
“E’ noto che l’eparina – spiega il cardiologo – somministrata per endovena, potenzialmente è in grado di interferire nel sito di attacco della spike nella membrana cellulare. Nel prodotto che è stato utilizzato in questo esperimento, si è in più creato un mix in cui al principio attivo sono state associate sostanze che creano un ambiente acido che favorisce la rottura della proteina spike del virus”.
La possibile efficacia anche contro le varianti deriva proprio da questo effetto protettivo che il farmaco produce nell’organismo umano.
“Competendo con i recettori del virus – illustra Rigo – impedisce che questo si attacchi alle cellule. In più, creando questo ambiente acido delle mucose, è in grado di denaturare non solo la proteina spike, ma anche altre di cui è composto il virus. Perché non bisogna dimenticare che, in sostanza, un virus è proprio questo: una sequenza proteica. Sicuramente, dunque, si aprono possibilità innovative molto importanti”.
Gli studi su eparina e Covid
Del possibile utilizzo dell’eparina per bloccare l’infezione da Sars-CoV-2 si era cominciato a parlare ancor prima di arrivare all’approvazione dei vari vaccini anti-Covid. Basti pensare che la rivista “Antiviral Research”, già nel luglio del 2020, pubblicò uno studio dello statunitense Rensselaer Polytechnic Institute proprio su questo spray nasale.
L’eparina, spiegarono allora i ricercatori, sarebbe in grado di penetrare nelle cellule umane e di unirsi alla proteina spike con un legame centinaia di migliaia di volte più stretto di un tipico antigene anticorpale.
Adesso, oltre a ribadire le prime evidenze emerse, le ricerche australiane aggiungono un ulteriore dato assai incoraggiante. L’eparina si sta infatti dimostrando efficace, nella prevenzione della trasmissione del virus, anche contro Omicron e le altre varianti emergenti. “Quando il virus entra nel naso – ha spiegato il direttore del Centro di ricerca sulla salute polmonare dell’Università di Melbourne, Gary Anderson, che guida il progetto – si lega alla molecola detta eparan, presente anche nelle membrane nasali. E se il virus si muta in quel punto, non si può legare altrove. L’eparina quindi paralizza il virus, gli impedisce di infettare la persona e anche di contagiare altri”.
Lo spray: 10 volte più protettivo della mascherina
Gli studiosi dei 3 atenei hanno avviato una sperimentazione del farmaco, della durata di 6 mesi, in 340 nuclei familiari in cui uno dei componenti sia risultato positivo.
Entro 24 ore dalla diagnosi di positività, si è proceduto al trattamento con lo spray nasale con 3 applicazioni al giorno di 2 spruzzi in ciascuna narice. Lo spray non raggiunge infatti i polmoni, ma riveste semplicemente le superfici all’interno del naso.
“I ricercatori australiani – sottolinea Rigo dopo aver studiato il report – hanno creato una sorta di originale protocollo epidemiologico all’interno delle case dei positivi.
I nuclei familiari sono stati divisi in due. In metà dei casi, non si è effettuata nessuna somministrazione, limitandosi all’uso della mascherina. All’altra metà è stato applicato il trattamento con lo spray, senza usare la mascherina. Dopo 3 settimane, nel primo gruppo si è riscontrato un 10% di positività tra gli altri componenti familiari, mentre tra coloro che hanno assunto eparina per via nasale tale percentuale è scesa tra lo 0,7 e lo 0,8%”.
Le dovute cautele
Il cardiologo non ha dubbi sulla affidabilità degli studi. “Si tratta di 2 università molto serie e scientificamente di buon livello, per cui ritengo che non si tratti di una bufala. Più che altro, la quantità di nuclei familiari su cui è stato effettuato lo studio non è sufficiente per determinare quella massa critica che renda inconfutabili i risultati, che per ora vanno presi con le molle. Perché è chiaro che, come tutte le novità, vanno vagliate con ricerche internazionali e non solo australiane, per quanto valide”.
Infatti, vi è anche un altro aspetto da tenere in conto. “Pur appartenendo tutti al genere umano – aggiunge Rigo – va ricordato che gli australiani, così come ad esempio gli africani, hanno origini diverse da noi caucasici. E quindi, nell’ambito della conformazione umana, non è detto che la risposta del loro organismo sia la stessa che dà il nostro. È per questo che, prima di avere certezze, occorrono ulteriori validazioni sperimentali e poi sul campo. Di certo però, ripeto, se i dati verranno confermati su larga scala, avremo un’arma in più per combattere il Covid”.
Le prospettive
Se lo spray dimostrerà scientificamente di funzionare al di là di ogni dubbio, per Rigo sarà la combinazione col vaccino a consentirci di tornare veramente alla normalità. “Al di là di chi ha deciso di non vaccinarsi e delle nuove varianti – argomenta – la ripresa dei contagi di queste ultime settimane per me è dovuta a quelle situazioni in cui, come nei ristoranti e nei bar, ci si toglie la mascherina in un ambiente pubblico.La vera differenza tra vaccinati e non vaccinati sta nel fatto che i vaccinati sono protetti, per cui, anche entrando in contatto col virus, questo difficilmente entra nelle cellule. Avendo già gli anticorpi nelle loro membrane – spiega – il virus al massimo resta un po’ di tempo in bocca e poi va via, potendo produrre solo sintomi influenzali come irritazione delle mucose o febbre. Sapere di avere a disposizione uno spray antisettico da spruzzare sulle mucose darebbe comunque a tutti maggior tranquillità di poter andare al ristorante, allo stadio e in tutti quei momenti in cui è possibile infettarsi, anche per i vaccinati”.
Alberto Minazzi
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