Voto di fiducia sul Decreto Ucraina?
In gioco ci sono 2 patti. Da un lato, quello tutto italiano da cui è nata la larghissima maggioranza che sostiene il Governo di Mario Draghi.
Dall’altro, quello internazionale, con l’Italia impegnata con la Nato ad aumentare le spese militari portandole al 2% del Pil.
In mezzo, la decisa presa di posizione di contrarietà all’incremento delle spese militari di uno dei principali partiti di maggioranza, il Movimento Cinquestelle, espressa dal suo presidente, Giuseppe Conte.
Così il premier non ha potuto che andare al Quirinale per un colloquio con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il sostegno del Colle non è mancato.
Anche se è chiaro che non può bastare questo a stemperare la forte tensione degli ultimi giorni tra Esecutivo e politica.
Così, in vista del passaggio in Senato del “Decreto Ucraina”, l’ipotesi di porre sul testo un voto di fiducia al Governo è tutt’altro che da scartare.
Spese militari: cronaca di una giornata di tensione
In un momento come quello attuale, con il conflitto tra Russia e Ucraina che ha evidenziato come il tema della Difesa ormai sia sempre più da considerarsi sovranazionale, Draghi intende rispettare fino in fondo gli impegni assunti con gli alleati.
Al punto di lanciare alle forze di governo il forte messaggio di non essere disposto, nonostante la palese impossibilità di raggiungere un accordo tra i partiti, a fare alcuna concessione. Anche a costo di far cadere il Governo.
Ieri, il presidente del Consiglio ha avuto sul tema un lungo e deciso faccia a faccia di un’ora e mezza con Conte, prima di recarsi da Mattarella.
Ad accendere la miccia era stato, in sede di commissioni, il diretto accoglimento, da parte del Governo, dell’ordine del giorno di Fratelli d’Italia sull’aumento delle risorse destinate alla Difesa.
I numeri della Difesa
Si tratta di 15 miliardi che, secondo l’ex premier Conte, in questo momento, rappresenterebbero un aumento “improvvido” a fronte di altre priorità.
Tra 2021 e 2022 il bilancio della Difesa salirebbe in realtà da 24,6 miliardi a 26 miliardi, ha rimarcato Palazzo Chigi che ha ricordato come nel 2018 “il bilancio della difesa fosse sostanzialmente uguale al 2008, quando si registravano circa 21 miliardi”, diventati 24,6 nel 2001.
“Il governo intende rispettare e ribadire con decisione gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Altrimenti – si legge in una nota del Governo -verrebbero meno gli impegni presi dalla maggioranza”.
L’incremento, però, conoscerebbe diversi step fino al 2024 per arrivare alla cifra complessiva.
Draghi, del resto, sta continuando i colloqui con i leader mondiali, dagli Usa alla Francia, dalla Germania al Regno Unito, per costruire una rete di coordinamento a 360 gradi. Ed è anche per questo che chiede compattezza alla maggioranza che lo sostiene.
Alberto Minazzi