Da lunedì al cinema il docufilm che ricorda l’impresa degli Azzurri di Enzo Bearzot e Paolo Rossi
Era il lontano 1982 quando l’Italia di Enzo Bearzot si iniziò la sua avventura in terra spagnola.
Sono passati esattamente 40 anni da allora eppure, per più di una generazione, quel mondiale, vinto contro ogni pronostico, resta “Il Mondiale” di tutti i tempi.
Quello che portò capitan Dino Zoff ad alzare la Coppa nel cielo di Madrid, il compianto Paolo Rossi a festeggiare doppiamente anche col titolo di capocannoniere, Marco Tardelli a regalare l’immagine-simbolo (il famoso “urlo” dopo il gol del 2-0 in finale) e tutti i 22 ragazzi della spedizione azzurra a entrare di diritto nella storia del calcio.
Nel 2006, in Germania, l’Italia ha poi vinto anche il quarto titolo.
Ma che, almeno nel cuore dei meno giovani, resti ancora soprattutto l’impresa che ha regalato un sogno agli italiani nel 1982, lo conferma anche l’attesa per la nuova opera dedicata all’Italia 1982: un docufilm con immagini e interviste inedite che arriverà in 107 sale cinematografiche italiane i prossimi 20, 21 e 22 giugno.
Il Mundial 1982
Il quarantennale del 3-1 alla Germania nella finalissima dello stadio “Santiago Bernabeu” cade esattamente l’11 luglio. Perché, a essere precisi, 40 anni fa l’Italia aveva appena iniziato (il 14 giugno, 0-0 con la Polonia) il cammino, tra le mille polemiche della vigilia che sarebbero state rinfocolate dal deludente 1-1 del 18 giugno col Perù e dal passaggio del turno solo per il rotto della cuffia dopo l’altro 1-1 contro il debuttante Camerun.
Ma poi iniziò l’altro Mondiale. Quello delle “sfide impossibili” nel girone, con un solo posto per la semifinale in palio, contro i Campioni del Mondo in carica dell’Argentina di Diego Maradona e il Brasile dei tantissimi campioni, forse una delle Nazionali più forti della storia del calcio. Nomi mitici: da Zico a Socrates, da Falcao, a Junior, a Cerezo, tutti poi arrivati anche nel campionato italiano.
La prima tripletta del mitico Paolo Rossi
E la strada si fece ancor più in salita per l’Italia, obbligata a vincere col Brasile nonostante il 2-1 all’Argentina che regalò un’altra istantanea-simbolo (la maglia di Maradona strappata per la marcatura arcigna montata per tutto il match su di lui da Claudio Gentile). Ma, nel pomeriggio dei 5 luglio, a Barcellona arrivò il 3-2 contro i superfavoriti verde-oro, in un’altalena di emozioni, tra la tripletta di Paolo Rossi (fino a quel giorno a secco) e il finale balzo felino del quarantenne Zoff per salvare il risultato. E da lì la convinzione di poter compiere qualunque “miracolo” sportivo.
Il viaggio degli eroi in un docufilm
La pellicola di Manlio Castagna, prodotta da One More Pictures con Rai Cinema e Rai Com, si intitola “Il viaggio degli eroi” ha un pizzico di sapore di amarcord, soprattutto pensando che, per la seconda volta consecutiva (e non era mai successo nella storia) quest’anno gli Azzurri non saranno alla fase finale del Mondiale del Qatar, dopo aver saltato anche quello in Russia di 4 anni fa.
Non può mancare nel racconto il triplice “Campioni del Mondo” con cui il telecronista Nando Martellini accolse i tre fischi finali dell’arbitro Coelho che intercettò un passaggio a centrocampo e alzò con le mani il pallone al cielo di Madrid decretando la vittoria italiana per 3-1 sulla Germania Ovest.
Non può mancare il “non ci prendete più”, con cui il sanguigno allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, si rivolse al collega tedesco, alzandosi in piedi a esultare dopo un gol in tribuna autorità.
L’emozione di un intero Paese
Ma gli 11 capitoli del docufilm, accompagnati dalla voce narrante di Marco Giallini, si spingono anche oltre, provando a raccontare la storia e i sentimenti delle persone dietro gli atleti che compirono l’impresa oltre al ruolo “paterno”, prima ancora che calcistico, del commissario tecnico Enzo Bearzot nei confronti dei suoi ragazzi, creando le basi di un gruppo che ha saputo resistere al passare del tempo e ancor oggi vive di forti legami interpersonali.
Le immagini e i documenti d’archivio, insieme alle interviste esclusive ai protagonisti, intendono così prima di tutto provare a ricostruire l’emozione di un Paese che provava a rialzare la testa dagli anni di piombo e, in campo calcistico, dal terremoto del primo caso di “calcio-scommesse” che lo aveva appena sconvolto (con la squalifica, tra gli altri, proprio di Rossi) e dall’atteggiamento ostile della stampa anche nei confronti della Nazionale che ne era derivato.