C’era una volta una spada… Trattandosi di una piccola favola, ci sembra l’inizio più adeguato, per raccontare la storia di una delle spade più antiche del mondo.
Forse la più antica, anche se non lo potremo mai sapere, perché i metalli non possono essere datati con il metodo del carbonio 14.
Ad onor del vero, comunque sarebbe più corretto dire che “c’è oggi”, quella spada. Perché il ritrovamento effettuato da una giovane dottoranda di Ca’ Foscari ha fatto letteralmente emergere dall’anonimato di una bacheca di una collezione veneziana un reperto che – di questo si può essere certi – ha circa 5.000 anni.
Storia di un ritrovamento
A volte non serve scavare chissà dove per fare grandi scoperte. Bastano un occhio allenato e un po’ di attenzione, unite a una formazione adeguata e a una passione, per ottenere risultati come quello di Vittoria Dall’Armellina.
Trevigiana, 28 anni, fresca di laurea in archeologia e successivo dottorato di ricerca a Ca’ Foscari, Vittoria è stata subito colpita dal reperto in questione durante una visita al museo di San Lazzaro degli Armeni.
«Alla base di questa scoperta – ammette – c’è anche una certa casualità. Una domenica, mi sono recata al monastero di San Lazzaro, che non sempre è aperto, per una visita guidata. E, proprio nell’ultima bacheca del museo, quella che raggruppa vari reperti senza una precisa collocazione, mi ha subito colpita questa spada, posizionata in mezzo ad alcune croci medievali».
Deformazione professionale, si potrebbe dire. La tesi di laurea magistrale della giovane dottoressa è stata infatti sviluppata approfondendo la nascita e lo sviluppo della spada nel Vicino Oriente antico.
La spada, piccolo tesoro finora seminascosto
Quella di San Lazzaro è una collezione che raccoglie infatti una serie di oggetti di pregio donati ai monaci, senza quindi alcuna connessione tematica precisa.
Accanto a una mummia egizia, si possono così trovare ceramiche greche e reperti medievali. E anche una spada come quella notata da Vittoria Dall’Armellina.
«Si tratta – riprende – di una tipologia di oggetto che conosco molto bene. Ho quindi subito chiesto informazioni al riguardo, ma nessuno me le ha sapute fornire. Non mi sono sorpresa. Basti pensare che c’è un catalogo dei reperti conservati a San Lazzaro e, tra quelli provenienti dal Vicino Oriente, la spada non compariva».
Le analisi sul materiale
Vittoria Dall’Armellina ha così ottenuto il permesso di poter analizzare il reperto, concentrandosi in particolare sullo studio del materiale. Per effettuare le analisi sulla composizione del metallo, la studiosa si è potuta avvalere della collaborazione con il CIBA (il Centro di studio dei beni archeologici) dell’Università di Padova. È stato così possibile appurare che si tratta di una spada in rame arsenicato.
«È una lega – spiega Dall’Armellina – utilizzata subito prima della scoperta del bronzo. Prima di unire rame e stagno, i nostri antenati hanno effettuato diversi tentativi, con vari metalii. E le percentuali di elementi presenti in questa spada erano le stesse delle armi risalenti a 5.000 anni fa rinvenute, da una missione italiana, nel Palazzo Reale di Arslantepe, in Anatolia Orientale».
Le spade più antiche al mondo
L’annuncio della scoperta di 9 spade, 11 punte di lancia e una placca in rame arsenicato fu dato nel 2003 a Firenze. In realtà, la notizia del ritrovamento era iniziata a circolare nel mondo accademico almeno una ventina di anni prima. 17 anni fa, furono però completati gli studi del contesto in cui avvenne la scoperta e fu così possibile datare il materiale tra il 3.350 e il 3.000 avanti Cristo.
«La spada di San Lazzaro – riprende Vittoria Dall’Armellina – mi ha subito richiamato alla mente quelle armi e quella scoperta, curiosamente anche in questo caso all’interno di un museo: quello di Tokat, in Turchia. Si tratta di utensili uguali sia per forma che per composizione del metallo e, quindi, più o meno coeve».
Per la spada “veneziana”, però, chiarisce la dottoressa, non sarà possibile procedere a una datazione precisa: «Manca completamente il contesto archeologico relativo al luogo dove è stato effettuato il ritrovamento».
Un biglietto per fare chiarezza sull’antica spada
Tra i collaboratori di Vittoria Dall’Armellina, un ruolo fondamentale lo ha svolto padre Serafino Jamourlian, del monastero mechitarista di San Lazzaro degli Armeni.
Se la scienza non può aiutare oltre in merito alla datazione, il consulto degli archivi del museo ha invece quantomeno fornito un grande contributo riguardo alla provenienza.
È infatti venuto alla luce un biglietto scritto in armeno, contenuto in una busta. E, pur essendo l’originale rovinato, la copia dello stesso su carta moderna ha permesso di scoprire che la spada è arrivata a Venezia, nella seconda metà dell’Ottocento, in seguito a una donazione di un mercante d’arte e collezionista.
“Il sig. Yervant Khorasandjian, che abitava a Trebisonda, manda in regalo, a Padre Ghevont (Leonzio) Alishan, tramite Padre Minas Nurikhan, monaco mechitarista, fondatore e direttore del Collegio Mechitarsita di Trebisonda (1881-1894), una spada di bronzo, ritrovata nei pressi di Trebisonda, e precisamente a Kavak”, recita il foglio.
Alishan, celebre studioso di archeologia, poeta e scrittore, amico di Ruskin, morì a Venezia nel 1901. E questo consente di collocare la vicenda verosimilmente negli ultimi decenni del XIX secolo.
Le “gemelle” turche
Anche la spada scoperta e ancora conservata in Turchia, proveniva da quella regione, precisamente da Sivas. Ed ecco che il cerchio si chiude.
Allo stato attuale degli studi, quel tipo di armi risultano essere state diffuse in una regione abbastanza ristretta dell’Anatolia orientale, tra l’alto corso dell’Eufrate e la costa meridionale del Mar Nero.
«Sicuramente – riprende la ricercatrice- si tratta della tipologia di spada più antica che sia conosciuta, forse la più antica del mondo. Se quella di Venezia sia o meno più antica delle altre è praticamente impossibile dirlo. Di certo, le 7 di Arslantepe, questa e quella di Sivas sono comunque le uniche spade di quel periodo che siano attualmente conservate in un museo».
La spada e gli studi
La spada di San Lazzaro è molto semplice. Non ha decorazioni, iscrizioni, fregi o segni distintivi. Non è stata conservata in condizioni ottimali, per cui non è stato possibile nemmeno rilevare eventuali tracce di utilizzo. Sono quindi astrattamente possibili tutte le ipotesi: da quella che si trattasse di un’arma di offesa, a quella dell’arma da parata, a quella che facesse parte di un corredo funerario e fosse stata deposta in una sepoltura.
«Scientificamente – conclude Vittoria Dell’Armellina – le indagini sono un capitolo chiuso. Terremo comunque una conferenza (martedì 31 marzo, in Aula Baratto a Ca’ Foscari, ndr) in cui tutti coloro che hanno collaborato agli studi interverranno per provare a far luce su più punti possibile. L’obiettivo è quello di pubblicare poi un articolo scientifico sul ritrovamento».
Quanto alle ipotesi, la ricercatrice non si sbilancia: «Non è possibile fare grandi ipotesi, perché a Kavak non sono mai stati fatti scavi e quindi non sappiamo cosa ci sia nel sottosuolo. Le ipotesi più plausibili sono quella della tomba e quella del contesto urbano di palazzo, come Arslantepe. Ma sarà molto difficile sapere quella che è la verità».