Prevista per oggi, 21 gennaio 2025, la firma della dichiarazione congiunta tra l’Italia e i Paesi coinvolti nella realizzazione dell’infrastruttura
Anche per l’idrogeno “verde” prodotto in Africa, l’Italia intende giocare il ruolo di “porta energetica” d’Europa aperta sul Mediterraneo, nella prospettiva di favorire la transizione energetica e la diversificazione delle linee di approvvigionamento dell’Unione.
Un futuro che è già dietro l’angolo, visto che entro il 1° gennaio 2030 dovrà entrare in esercizio la nuova infrastruttura “South H2”, verso la quale è atteso per oggi, 21 gennaio 2025, un passaggio politico fondamentale.
I rappresentanti dei Governi dei Paesi coinvolti (Italia, Germania, Austria, Algeria e Tunisia) si incontrano infatti a Roma per firmare una dichiarazione congiunta che consentità di procedere con il progetto.
Cos’è il South H2 Corridor
Il “Corridoio meridionale dell’idrogeno”, traduzione letterale del nome dato all’infrastruttura, è la rete di gasdotti che, una volta realizzata, si snoderà per circa 3.300 km dalle coste del Nord Africa, raggiungendo il nostro Paese e, di qui, i confini con gli altri Stati mitteleuropei partecipanti al prodotto.
È previsto che attraverso il South H2 Corridor potranno transitare ogni anno fino a 4 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile a basso costo prodotto nei Paesi africani. Il combustibile “green” potrà così essere distribuito agli utilizzatori finali attraverso i principali centri di riferimento dei mercati energetici europei.
Sulla base dei quantitativi stabiliti come obiettivo dal piano “RepowerEU”, presentato dalla Commissione europea a maggio 2022 per porre fine alla dipendenza dell’Unione dai combustibili fossili russi, affrontando nel contempo la crisi climatica, l’infrastruttura potrebbe così consentire di superare il 40% del totale dell’energia da importare.
La realizzazione della rete
Insieme alla realizzazione di nuovi tratti di tubature ove si renderà necessario, il progetto del corridoio prevede anche l’aggiornamento di una serie di gasdotti già esistenti, pari a una quota tra il 60% e il 70% dell’intera rete, al fine di poterli sfruttare per il trasporto dell’idrogeno.
Oltre ai Governi, nell’iniziativa sono ovviamente coinvolti gli operatori dei sistemi di trasmissione. Tra questi, l’italiana Snam, che si è già mossa, raccogliendo una serie di lettere di supporto sottoscritte da produttori di idrogeno verde, che hanno espresso la disponibilità a garantire elevati quantitativi di carburante.
A sostenere il progetto sono anche gli stessi acquirenti finali, così come diversi operatori di stoccaggio italiani (operanti per esempio ad Augusta, Taranto o nel Nord della penisola), tedeschi e austriaci, che vedono nel South H2 Corridor la grande opportunità per compiere decisi passi avanti sul fronte di una decarbonizzazione finora non semplice.
L’appuntamento odierno
Il vertice con i rappresentanti istituzionali internazionali (prevista anche la presenza di inviati di Svizzera e Commissione Europea, con l’Ue che ha riconosciuto il Corridoio come Progetto di interesse comune) che porterà alla firma della dichiarazione congiunta rientra nel programma della riunione ministeriale di Villa Madama.
Un particolare focus del forum organizzato dai Ministeri italiani degli Esteri e della Sicurezza energetica sarà dedicato alla filiera produttiva e di consumo dell’idrogeno, ai più recenti sviluppi tecnologici del settore e alle opportunità per l’Europa che si collegano alla transizione energetica nell’area del Mediterraneo. A completamento della giornata di lavori è quindi previsto un dibattito tra le imprese più rappresentative della filiera.
Alberto Minazzi