Barbara Pozzobon vola da Maserada in Argentina grazie all’aiuto dei suoi fans ed è la prima italiana a trionfare nella gran fondo di nuoto sul fiume Coronda
A volte, la realtà riesce a superare anche le più rosee fantasie. Quella di Barbara Pozzobon, nuotatrice di 23 anni di Maserada, nel Trevigiano, è la classica favola a lieto fine, in cui i valori (l’amicizia, la solidarietà, l’impegno) dimostrano che, nella vita, nulla è impossibile. Una storia, quella dell’emergente atleta trevigiana, che merita di essere raccontata e tenuta ad esempio.
Questa la storia.
Barbara, punta di diamante della squadra Hydros della società Natatorium e componente della Nazionale italiana, è un’atleta emergente nella massacrante specialità del nuoto di fondo: quello, per capirci, in acque libere, spesso limacciose, se non inquinate, dove la competizione, che può imbattersi in meduse o altri compagni poco graditi, va oltre lo sforzo fisico, visto che i contatti tra atleti si spingono, tollerati, sovente ben oltre i limiti della sportività tradizionalmente intesa.
I risultati, nelle gare a cui prende parte Barbara, non mancano. Ma, al tempo stesso, da soli non bastano. Per andare a gareggiare in Argentina, nella Santa Fè Coronda, prima tappa del Gran Prix di nuoto endurance sulle lunghe distanze, servono 2.030 euro.
Che lei non ha.
E così i suoi supporters decidono di mobilitarsi. Parte dunque dal web una colletta di fans e sponsor, che trova via via sempre più adesioni, fino a raccogliere la cifra necessaria.
Ma la strada delle difficoltà, a questo punto, non è ancora finita…
«È vero: ho potuto partecipare – sottolinea – grazie alla colletta partita dal basso; ma anche la Federazione mi ha sostenuta, quando ero rimasta fuori dalla gara per il superamento del numero massimo di atleti partecipanti. L’organizzazione aveva deciso di fare una selezione lasciando a casa tutti gli atleti che non avevano mai partecipato ad una Coppa del Mondo, ma la Federazione si è esposta molto, contattando l’organizzazione e insistendo affinché io potessi partecipare».
E la sorte ha premiato il coraggio, il suo e quello di chi ha voluto sostenere questo sogno: «Quando un’atleta si è ritirata, hanno inserito me nella gara».
Ed è qui che il supporto del pubblico si è rivelato fondamentale per partire. «Il calore del pubblico ha avuto la sua influenza nella mia preparazione alla gara, dandomi una grande carica negli allenamenti. Ma è anche stata una grande responsabilità: quando stavo per iniziare la gara sentivo un po’ di pressione, ma ho sono riuscita a trasformare lo “stress” in energia positiva, per evitare che le aspettative su di me finissero per trasformarsi in un peso, influendo negativamente sulla gara. L’aspetto psicologico è fondamentale: la concentrazione e l’atteggiamento positivo fanno la differenza».
Otto ore, 53 minuti e 42 secondi di bracciate: Barbara è prima. Di fronte a oltre centomila spettatori, lasciandosi dietro i trenta coraggiosi che con lei hanno percorso i 57 km della traversata sudamericana lungo il fiume Coronda.
È la prima italiana ad aver trionfato nelle 43 edizioni di storia della Santa Fè Coronda: «Sinceramente, ho capito di poter vincere solo quando ho visto l’arrivo», confessa.
Ma c’è chi ci aveva scommesso sulla vittoria, ancora prima di partire. «I miei supporters principali sono sempre stati i miei allenatori: loro credevano più di tutti sin da subito che ce l’avrei fatta».
A sostenerla, uno stuolo di fans, ma anche alcuni punti di riferimento. «La mia guida è Barbara Bertelli, la mia allenatrice, con cui abbiamo un ottimo rapporto. Tra i miei punti di riferimento fissi ci sono sicuramente anche il mio ragazzo, che mi sostiene sempre, e i miei genitori. La mia determinazione è frutto del tanto lavoro che faccio ogni giorno, la trovo nei risultati che riesco ad ottenere con tutto l’allenamento: mi spingono a volere sempre di più da me stessa».
Barbara lancia quindi un messaggio ai fans e alla Federazione: «Ringrazio i miei sostenitori, tra cui c’è anche la Federazione per essersi esposta con me. Questa è solo la prima gara… ce ne saranno sicuramente delle altre! E io sono pronta». Il prossimo obiettivo? «Mi sto allenando sulla velocità: parteciperò ai campionati italiani assoluti in acque libere, dal 14 al 18 giugno», anticipa la 23enne. Ma la sfida continua anche con la seconda tappa della Coppa del Mondo a Saint Jean, in Canada, il 29 luglio.
L’altra Barbara, la sua allenatrice, ha le idee chiare. «Stiamo lavorando sulla velocità affinché Barbara diventi competitiva sulla distanza olimpica dei 10 km: puntiamo all’arruolamento nelle squadre militari di nuoto, come quasi tutti gli atleti della Nazionale, per avere un supporto economico continuo. Il nuoto è uno sport povero, la Hydros non naviga nell’oro. Per la prossima tappa dei Mondiali ci stanno cercando molte persone: la visibilità è aumentata, ma concretamente c’è ancora bisogno di sostegno.
Noi ci crediamo».