Uno studio internazionale evidenzia l’utilità dell’acamprosato per rallentare la progressione di sclerosi laterale amiotrofica e demenza frontotemporale
Ci sono malattie per le quali, pur non esistendo ancora una cura, sono stati però individuate possibili terapie in grado di rallentarne la progressione. La ricerca scientifica ha dunque già raggiunto risultati importanti; ma di certo non si ferma.
Può così succedere di scoprire che farmaci già approvati per il trattamento di alcune condizioni specifiche offrono ottime prospettive per altre situazioni del tutto diverse.
Un risultato di questo tipo è stato raggiunto ora grazie al lavoro di un team internazionale coordinato dallo statunitense National Institute on Aging ma che ha visto la partecipazione anche di diversi centri di ricerca italiani.
Nello studio, appena pubblicato sulla rivista “Cell Genomics” è stata infatti evidenziata la possibilità di utilizzare un prodotto, impiegato fin qui nei casi di dipendenza da alcool, anche sui malati di Sla e demenza frontotemporale.
L’acamprosato e le mutazioni genetiche
La forma genetica più comune di sclerosi laterale amiotrofica è quella causata da una mutazione genetica specifica: le espansioni ripetute nel gene C9orf72.
Attualmente, per ritardare l’uso della ventilazione meccanica assistita nei pazienti affetti da Sla, si utilizza per la terapia standard il riluzolo. Rispetto a questo farmaco l’acamprosato, il prodotto antialcolismo testato dallo studio, è risultato avere un effetto neuroprotettivo almeno pari, se non superiore.
Al nuovo e promettente approccio terapeutico individuato dal Consorzio Slagen, fondato appositamente per favorire la ricerca genetica sulla sclerosi laterale amiotrofica, si è arrivati attraverso esperimenti condotti su cellule motoneuronali prelevate da 41.273 persone affette da Sla, di cui 1.516 portatori del gene modificato, partendo da un’analisi dei relativi dati genomici. È emerso così anche che il rischio genetico di sviluppare Sla può variare l’età di esordio nei pazienti che presentano mutazioni di C9orf72.
Verso terapie personalizzate
“Come altre forme genetiche di neurodegenerazione – sottolinea il riassunto dello studio – individuare i meccanismi precisi con cui questa mutazione porta alla morte neuronale rimane sfuggente e questa mancanza di conoscenza ostacola lo sviluppo della terapia per la malattia correlata al C9orf72”. Il lavoro evidenzia dunque “ il potenziale valore della genomica nel riutilizzo di farmaci in situazioni in cui i meccanismi sottostanti sono intrinsecamente complessi”.
Come hanno fatto notare i ricercatori italiani coinvolti, proprio l’aver focalizzato inizialmente la ricerca sulle varianti genetiche che influenzano l’età di esordio della malattia, utilizzando poi questa strategia per identificare molecole terapeuticamente efficaci, costituisce la vera originalità dello studio. Oltre a far compiere un notevole passo avanti nella comprensione dei meccanismi della Sla, l’approccio innovativo ha così consentito l’individuazione di un farmaco già esistente e quindi testabile in tempi brevi in trial clinici al fine di sviluppare terapie personalizzate.
Sla e demenza frontotemporale
Oltre che per la Sla, l’acamprosato è risultato farmaco utile anche per le terapie rivolte a chi è affetto da demenza frontotemporale, la quarta forma di demenza più comune, rappresentando il 10% dei casi. Rispetto all’Alzheimer, che è la forma più diffusa, colpisce più personalità, comportamento e linguaggio piuttosto che la memoria e presenta una età di esordio tipicamente più precoce. L’esordio avviene in generale tra i 55 e i 65 anni di età, anche se può presentarsi addirittura dopo i 40, con una ereditarietà familiare in circa la metà dei casi.
Già in uno studio pubblicato nel 2018, del resto, era stato scoperto che questa forma di demenza presenta alcune mutazioni e varianti geniche comuni con la Sla, anche se la prima colpisce i neuroni del cervello e la seconda quelli nel midollo spinale. Ad accomunare entrambe le malattie è la mancanza di una cura, con progressiva degenerazione ed esito infausto che può essere ritardato attraverso le terapie. In Italia si stimano almeno 3.500 malati e mille nuovi casi ogni anno di Sla, che, prima del decesso, causa una paralisi totale.
Alberto Minazzi