Stanziati dallo Stato oltre 5,8 milioni per la bonifica di 8 aree di particolare criticità. In arrivo anche fondi dal Pnrr
Raccontano storie di contaminazione del suolo e delle acque che partono da lontano, in un caso risalendo addirittura ai tempi della tragedia del Vajont, ma comunque sempre con riferimento a un periodo in cui la sensibilità su queste problematiche non era nemmeno paragonabile a quella odierna, con gente che ne ha approfittato.
Li hanno ribattezzati “siti orfani”, perché i responsabili dell’inquinamento non sono individuabili o comunque non hanno provveduto a tutti gli adempimenti normativi previsti, lasciando l’onere del ripristino agli enti pubblici.
Sono siti inquinati in attesa da anni di essere bonificati e per la maggior parte dei quali, spiega l’assessore allo Sviluppo economico del Veneto, Roberto Marcato “l’Amministrazione risulta nell’impossibilità di provvedere per una insufficiente disponibilità di risorse finanziarie”.
Per 8 di questi, situati tra le province di Venezia, Rovigo e Belluno, c’è però adesso una grande occasione di ripristino ambientale.
Grazie agli oltre 5,8 milioni di euro assegnati dal decreto 269 del 2020, la Regione Veneto ha infatti individuato le realtà prioritarie sulle quali intervenire per avviare il recupero dopo decenni di abbandono, puntando poi anche sulle risorse del Pnrr per il completamento delle opere.
L’individuazione dei siti e l’iter
I criteri di priorità, spiegano dall’Ufficio direzione progetti speciali per Venezia della Regione, che ha elaborato di concerto con la Direzione ambiente e transizione ecologica la delibera approvata a inizio anno dalla Giunta, fanno sostanzialmente riferimento a quelli individuati nel Piano regionale di bonifica delle aree inquinate, contenuto nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti. Tra questi, il fatto di risultare siti di interesse pubblico, di essere particolarmente vulnerabili dal punto di vista ambientale e rischiosi per la salute in relazione alla profondità della falda, alla distanza dai pozzi e dalle abitazioni.
Altre situazioni critiche
Il decreto ministeriale richiede anche il rispetto di alcuni particolari requisiti specifici, come l’attivazione della procedura di ricerca dei responsabili.
Ciò ha comportato l’esclusione dall’elenco inserito nella delibera, che sarà pubblicata dopo metà gennaio con specificazione anche della ripartizione della somma complessiva, di alcune situazioni ritenute non meno critiche di quelle approvate.
La progettazione degli interventi sarà ora avviata grazie alla sottoscrizione di uno specifico accordo di programma tra la Regione e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
I siti interessati: contaminanti nel suolo o nelle acque
I siti più ampi e complessi, tra gli 8 inseriti nell’elenco, sono quelli delle ex discariche di via Luneo, a Spinea (VE) e di Adria (RO).
Per entrambi, spiegano dall’Ufficio regionale, si sta già ragionando anche dell’utilizzo dei fondi inseriti nel Pnrr proprio per i siti orfani, al fine di poter completare l’intervento sull’intera area interessata.
In via Luneo, per iniziare, si procederà con la messa in sicurezza permanente di una porzione della ex discarica, predisponendo il resto dell’area per futuri interventi.
Ad Adria, invece, si partirà dalla caratterizzazione anche dei rifiuti presenti, in quanto potrebbe rendersi necessario anche un asporto parziale degli stessi.
L’elemento comune a tutti i siti ricompresi nell’elenco è la presenza di contaminanti nel suolo o nelle acque. Il percorso per arrivare alla bonifica, però, deve procedere per step. E spesso solo quando si iniziano i lavori i tecnici si possono rendere conto dell’effettiva gravità della situazione.
I siti a Venezia e nel Rodigino
L’isola della piscina di Sacca Fisola, altro sito inserito nella delibera, è una delle diverse aree nel Comune di Venezia in cui sono presenti riporti di materiali contaminanti avvenuti negli anni in cui la normativa permetteva tali attività e, con i nuovi fondi, si partirà con la progettazione del terzo stralcio del secondo lotto dell’intervento di bonifica. Collegata da un ponte, c’è l’altra Sacca dell’isola artificiale, Sacca San Biagio, realizzata nella prima metà del 1900 in seguito all’accumulo delle immondizie come discarica.
All’area Ex Favorita del Lido di Venezia, più di 18 mila metri quadri, invece, verrà compiuto il primo step, ovvero la progettazione della bonifica dell’area utilizzata prima dell’abbandono come area verde e campo da calcio e di quelle circostanti, sulla base delle bonifiche effettuate nelle aree limitrofe.
Passando alla provincia di Rovigo, l’obiettivo per l’area già industriale dell’ex Acciaieria a Loreo è quello di arrivare alla bonifica delle acque di falda inquinate.
A Villanova del Ghebbo, invece, si partirà dalla caratterizzazione del suolo e delle acque di falda, per arrivare quindi all’intervento vero e proprio sul sito del deposito di idrocarburi della ex Lendinarese Petroli.
I siti del Bellunese
I crescenti finanziamenti messi in campo dalla Regione per arrivare alla restituzione dei terreni bonificati alle rispettive comunità, come ricorda Marcato, partono dalle risorse legate alla Legge speciale per Venezia. Il lavoro svolto insieme all’assessorato all’Ambiente, nel contesto di questa delibera, ha consentito però di allargare l’orizzonte anche al di fuori del bacino scolante.
Tra gli otto siti orfani è entrata così anche l’area ex industriale in località Sampoi, nel comune di Limana (BL). Qui gli interventi partiranno dalla progettazione preliminare della bonifica. Sarà cioè la caratterizzazione delle acque sotterranee e l’analisi del rischio, spiegano dall’Ufficio, a determinare la valutazione della necessità effettiva della bonifica vera e propria.
Restando in provincia di Belluno, la Regione sarà infine direttamente soggetto attuatore per il sito ex faesite in località Faè di Longarone. Si tratta infatti di un’area demaniale della Regione per la quale, grazie al decreto, sono state finalmente trovate le risorse per intervenire su un inquinamento davvero storico, in quanto legato al Vajont.
Alberto Minazzi