Non solo il Po: in tutta la Pianura Padana, aridità al massimo degli ultimi 70 anni
Mancano ancora 5 giorni all’avvio ufficiale dell’estate 2022, ma l’Italia si trova già ad affrontare un’emergenza mai vista.
Non tanto per il caldo, che pure si è già fatto sentire con le ondate periodiche dell’anticiclone africano, quanto per la carenza d’acqua, con territori che non vedono la pioggia da quasi 4 mesi.
Il simbolo della gravissima siccità che sta colpendo il Paese è soprattutto il fiume Po, il più lungo d’Italia, che ha toccato i minimi storici da 70 anni a questa parte.
Ma anche quasi tutti i laghi e molti corsi d’acqua della Pianura Padana hanno raggiunto livelli di aridità mai registrati in precedenza.
Dopo gli allarmi lanciati nei giorni scorsi, in queste ore i razionamenti di acqua sono diventati così una necessità.
Ma il rischio è che non sia finita qui e che, con l’ingresso nella stagione più calda, il fenomeno diventi ancor più grave. Perché, avvisa l’Autorità distrettuale del fiume Po, la situazione è in peggioramento.
La situazione del Po: il versante occidentale
L’emergenza riguarda l’intero arco della Pianura Padana.
Partendo da ovest, in 100 comuni del Piemonte e 25 della provincia di Bergamo è già crisi idrica, con diverse ordinanze di razionamento e di sospensione dell’erogazione dell’acqua nelle ore notturne adottate dopo l’invito della scorsa settimana da parte di Utilitalia.
Ordinanze simili anche in Veneto, Lazio, Umbria e Val d’Aosta.
In Piemonte si è resa necessaria anche la predisposizione di autobotti per garantire l’approvvigionamento, visto che le sorgenti che alimentavano molti serbatoi locali si sono prosciugate. Un esempio concreto è quello del Sangone, piccolo affluente del Po nel Torinese, oggi completamente prosciugato. Spostandosi verso est, nel Reggiano e nel Piacentino la portata del Po è stimata a un sesto del normale.
La situazione del Po: il versante adriatico
Non sta meglio l’altro versante, quello adriatico, a partire dal Ferrarese.
A Pontelagoscuro, confine col Veneto, il livello di portata è sceso a 302 metri cubi al secondo: il record negativo era di 320.
L’Autorità distrettuale ha invitato circa 250 mila persone del bacino idrico ferrarese a prelevare meno acqua possibile.
Un importante sacrificio, in un momento cruciale per le colture, è stato richiesto anche agli agricoltori, chiamati addirittura ad attingere una quantità d’acqua inferiore a quella da loro stimata necessaria.
Coldiretti stima comunque già in un miliardo i danni alle coltivazioni causate dalla siccità in tutta Italia.
E la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) prevede una riduzione della produzione ortofrutticola in Pianura Padana tra il 30% e il 40%, con punte fino al 50% per mais e soia. Senza dimenticare che c’è da tenere in conto anche il problema del cuneo salino, con l’acqua marina che in alcuni punti sarebbe risalita oltre 10 km dalla foce.
La “tempesta perfetta”
Quella attualmente in corso è stata definita una “tempesta perfetta”, vista la concomitanza di eventi.
Ci sono i venti caldi che contribuiscono a seccare i terreni. C’è la scarsità di precipitazioni, che si protrae dall’inverno, uno dei 10 meno piovosi dell’ultimo secolo. Ed è circa del 40%, secondo le stime del Cnr, la percentuale di piogge in meno registrate a partire da dicembre.
L’Osservatorio europeo per la siccità, nel più recente rapporto, sottolinea che da dicembre, in Piemonte, sono caduti 40 millimetri di acqua rispetto a una media di 160.
Ci sono poi le temperature sopra le medie, visto che il trimestre, sottolinea un report della Provincia Autonoma di Trento, è uno dei 5 più caldi registrati dal 1921 a oggi.
La mancanza di neve
La particolare combinazione di elementi negativi non ha permesso di accumulare nella stagione fredda le tradizionali scorte idriche che, con il disgelo, contribuiscono ad alimentare i corsi d’acqua. Ad esempio, in Trentino la neve è inferiore di oltre il 50% rispetto alle medie storiche, con situazioni critiche per diversi ghiacciai, privi di copertura nevosa con un mese d’anticipo, anche in Alto Adige e Valle d’Aosta.
Il Gran Paradiso, ad esempio, ha un accumulo di neve inferiore del 62% rispetto alla media fatta registrare nel nuovo millennio. E dal Piemonte e dalla Lombardia arriva l’allarme: la neve sulle Alpi è già esaurita. Del resto, il già citato rapporto dell’Osservatorio europeo della siccità ha calcolato che le nevicate, lo scorso inverno, sono diminuite del 60%.
Verso un commissario per la siccità?
Il segretario generale dell’Autorità distrettuale del fiume Po, Meuccio Berselli, incontrerà nelle prossime ore i vertici della Protezione civile, mentre l’Osservatorio sulla siccità tornerà a riunirsi martedì 21 giugno per fare il punto sulla situazione legata alla siccità.
L’ipotesi che sta circolando nelle ultime ore è quella della nomina di un commissario straordinario per affrontare l’emergenza, dotandolo di poteri necessari anche per eventuali interventi d’ autorità, qualora non sia sufficiente la solidarietà dei territori a monte per contribuire “ad alleviare i problemi di quelli a valle” auspicata da Berselli.
I laghi e l’ipotesi-Garda
Se l’Autorità del Po sottolinea che anche i livelli di tutti i laghi sono molto inferiori alle medie stagionali, con il lago Maggiore vicino al minimo storico toccato nel 1946, al tempo stesso fa notare che l’unica eccezione, nel bacino padano, è quella del lago di Garda, attualmente al 63% del riempimento, con 82 cm sopra lo zero idrometrico.
Si sta valutando quindi l’opportunità di alimentare il Po, attraverso il Mincio, con un prelievo straordinario di acqua dal più grande lago d’Italia. Una proposta che vede contraria la Comunità del Garda, secondo cui, da questa operazione, deriverebbero gravi conseguenze per il lago, con benefici limitati per il Po.
Alberto Minazzi