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Sfide estreme: il veneto Farronato affronta il Vatnajökull

Sfide estreme: il veneto Farronato affronta il Vatnajökull
Il ghiacciaio Vatnajokull

La spedizione del bassanese Stefano Farronato e degli amici Roberto Ragazzi e Roberto Fantoli: un atto di amore per il pianeta e un grido d’allarme in difesa della “biblioteca geologica” del più grande ghiacciaio d’Europa

 

Vatnajökull, una cappa di ghiaccio di circa 8.100 chilometri quadrati, situata nell’Islanda sudorientale, a un altezza media di 1215 metri.
Il più grande ghiacciaio d’Europa per volume e la quarta massa di ghiaccio al mondo dopo la calotta glaciale dell’Antartide, quella della Groenlandia ed il Campo de Hielo Sur in Patagonia, contiene circa 3.100 cubici di ghiaccio e ha un’estensione poco inferiore alla Corsica. Ed è questo “mostro” artico, impervio e inospitale, che l’esploratore bassanese Stefano Farronato, insieme a Roberto Ragazzi e Roberto Fantoli, si appresta ad affrontare con una spedizione che partirà il prossimo marzo.
“Ferðasky – glacier expedition 2024” prevede la traversata integrale del Vatnajokull, da ovest a est, in completa autosufficienza trainando tutto il necessario su slitte artiche, affrontando le insidie del ghiacciaio e confrontandosi con venti e temperature estreme, lungo un percorso di circa 170 chilometri: una media di 18/20 chilometri al giorno per un totale di 12/15 giorni di cammino, con passaggio obbligato del vulcano Grimsvotn.
Per l’esploratore bassanese questo progetto non rappresenta solo una sfida personale, ma un’importante occasione per sensibilizzare chi lo segue sulla vulnerabilità degli ecosistemi glaciali e sull’urgenza di azioni concrete per la loro conservazione.

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Islanda, ghiaccio di Sólheimajökull, @ Claudia Meschini

Una biblioteca geologica a rischio

Dal 1995 il ghiacciaio Vatnajökull ha infatti un bilancio di massa negativo, ovvero si osserva una riduzione del volume totale di ghiaccio, con un calo più forte nella parte occidentale e meridionale della calotta.
In pratica, questo sconvolgente gigante artico è destinato a sparire nel giro di pochi anni portando via con sé la “biblioteca geologica” custodita al suo interno.
Vatnajökull ha infatti uno spessore medio di 380 metri e massimo di 950 metri e racchiude un patrimonio geologico che ogni anno esploratori e scienziati, provenienti da diverse parti del mondo, studiano per carpire i segreti delle diverse ere del mondo.
“Il Vatnajökull è un patrimonio inestimabile di informazioni – spiega Stefano Farronato – e rappresenta una delle location di studio per il carotaggio, una tecnica di campionamento che consiste in prelievi di campioni di suolo o ghiaccio o roccia cilindrici a scopo di analisi chiamati carote”.

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Stefano Farronato

La carote forniscono indicazioni sull’evoluzione delle condizioni climatiche della Terra dall’epoca attuale fino a un periodo di centinaia di migliaia di anni, grazie alla capacità della neve di mantenere le stesse proprietà chimiche dipendenti dalle condizioni climatiche presenti nel momento della precipitazione.
Attraverso le sostanze intrappolate nel ghiaccio, come ad esempio le bolle d’aria, è possibile innanzitutto stabilire le variazioni di metano e di anidride carbonica di un particolare periodo. Nei ghiacci sono conservate anche informazioni delle eruzioni vulcaniche.

Un gesto di amore per il pianeta

Stefano Farronato, Roberto Ragazzi e Roberto Fantoli, sono pronti a superare, con determinazione, la sfida epica di esplorare la bellezza selvaggia di questa natura fragile e primitiva.
“E’ la nostra spedizione, il nostro impegno e la nostra promessa alla natura, ogni passo sarà un atto di responsabilità e consapevolezza, un gesto d’amore per il nostro pianeta e per le generazioni a venire”, commenta Farronato che nella vita di tutti i giorni è un appassionato alboricoltore, una fidata guida di mountain bike e un accompagnatore di raftnig.
Con all’attivo 18 spedizioni estreme nei luoghi più remoti del pianeta e audaci scalate alpinistiche in Equador, India, Nepal e Cina, Farronato ha attraversato in bicicletta il vasto deserto del Gobi, pedalato attraverso alcuni dei paesaggi selvaggi della Groenlandia dove nessun ciclista aveva mai osato avventurarsi prima e, sempre in autonomia, ha navigato in kayak in Canada lungo il fiume Yukon per 450 chilometri.

Spedizione alpinistica in Nepal Annapurna uno dei 8000 metri himalayani

In Canada, sullo Yucon ghiacciato: una delle gare più estreme al mondo

“Ovviamente, nel corso degli anni ho dovuto affrontare momenti difficili e pericoli inattesi, ma l’amore per la natura e la passione per l’avventura hanno vinto su tutto, non frenando il desiderio di cimentarmi in progetti estremi  – racconta Stefano Farronato – Lo scorso anno, ad esempio, la spedizione in Groenlandia in una zona remota nell’Est del Paese dove nessuno aveva pedalato prima, è stata interrotta per un incidente. L’elicottero del soccorso della guardia costiera ha dovuto recuperarmi nel crepaccio dove ero caduto”.
Ma l’esperienza più traumatica è stata un’altra e risale al 2018. “Ero impegnato in Canada nella Yukon Artc Ultramaraton, 350 miglia sul fiume Yucon ghiacciato, una delle gare più estreme al mondo, una competizione in cui i partecipanti affrontano temperature polari trainando il necessario per la propria sopravvivenza sulle pulke, slitte a traino umano originarie dei paesi nordici studiate appositamente per trasportare materiali di qualsiasi natura su terreni tipici di quelle regioni, quindi poco inclinati e su lunghe distanze – racconta Farronato – In quell’occasione, per le avverse condizioni climatiche ma anche per inesperienza, uno dei partecipanti, Roberto Zanda, è andato in ipotermenia. Dei 22 protagonisti partiti, nessuno ha portato a termine la sfida, la gara è stata interrotta dall’organizzazione per le temperature proibitive di – 50°C e purtroppo l’unico altro italiano, il sardo Roberto Zanda, ha dovuto poi subire l’amputazione di mani e piedi”.

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Yukon artic ultra marathon – 35° (2)

Ferðasky – glacier expedition 2024

Oltre a Stefano Farronato, il team della spedizione “Ferðasky – glacier expedition 2024” è composto da altri due esperti e coraggiosi esploratori.
Roberto Ragazzi, un professionista nel campo della riabilitazione nonché un esperto membro del soccorso alpino con una notevole pratica in condizioni di freddo estremo. L’ambiente artico e la natura selvaggia sono stati i suoi insegnanti più preziosi formandolo nell’arte della resilienza e della perseveranza. Nel suo curriculum troviamo 29 ascensioni alpinistiche oltre i 4000 metri e 17 spedizioni in completa autosufficienza in terre remote e ostili dall’Alaska alla Siberia, dal Canada alla Groenlandia, passando dai Paesi nordici attraverso le Svalbard e le Lofoten.
La sua esperienza sarà fondamentale per guidare il team sul Vatnajokull con prudenza e determinazione.
A lui si affianca Roberto Fantoli, fisioterapista e fedele compagno di avventure. Negli ultimi anni Roberto ha esplorato le sterminate distese di ghiaccio del lago Baikal e gli ambienti innevati di Svezia, Finlandia e Norvegia maturando una serie di importanti competenze e innamorandosi perdutamente degli ambienti innevati.
Ora è pronto a mettersi in gioco con questa nuova sfida

Claudia Meschini

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