Promuovere tra i cittadini, attraverso la realizzazione di azioni di sensibilizzazione sulla sostenibilità e sulla corretta gestione, una maggiore consapevolezza sulle eccessive quantità di rifiuti prodotti e sulla necessità di ridurli drasticamente in maniera preventiva, per evitare una delle maggiori minacce per il nostro pianeta.
È questo l’obiettivo della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (SERR), la campagna di comunicazione ambientale internazionale che quest’anno si tiene dal 20 al 28 novembre e, dopo l’edizione 2020 dedicata ai rifiuti invisibili, punta in particolare sui temi dell‘economia circolare.
La SERR e le “comunità circolari”
La Settimana europea per la riduzione dei rifiuti nasce nel 2009, all’interno del programma “Life+” dell’Unione Europea.
Un tema, quello dei rifiuti, che adesso si inserisce anche all’interno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu.
Le parole d’ordine sono le cosiddette “3R”: “riduzione”, “riuso” e “riciclo”.
L’edizione 2021 prevede circa 12 mila azioni in tutta Europa, oltre un terzo delle quali (4.752, con una crescita di oltre 1.300 rispetto al 2020) in programma in Italia.
Si tratta di azioni che partono innanzitutto dal basso, dalla società civile, che è attivamente coinvolta a tutti i livelli. Non è un caso, allora, che si sia scelto come tema centrale quello delle “comunità circolari”, basate sulla creazione e il consolidamento di legami sociali all’interno delle comunità locali che ne incentivino uno sviluppo “più circolare”. Anche perché i promotori sono fermamente convinti che la riduzione dei rifiuti debba passare attraverso un cambiamento nei modelli di consumo individuali e collettivi.
Punto d’arrivo: condivisione
Tra le potenziali azioni previste per la 13^ edizione della SERR si va dalle azioni di Clean-Up alla creazione di orti urbani per condividere spazi e ridurre sprechi e rifiuti di imballaggio, di “oggettoteche” per mettere in comune piccoli oggetti ed elettrodomestici, di catene virtuose di condivisione di vestiti di seconda mano o di cibo che altrimenti verrebbe sprecato e di piccoli centri di riparazione di oggetti danneggiati per sfruttare capacità e competenze dei singoli.
Sono possibili 3 modi di partecipazione, rivolti a diverse categorie specifiche o a tutti i cittadini. Chiunque (autorità pubbliche, associazioni o ONG, imprese, istituzioni scolastiche, ma anche singoli cittadini) può diventare “Action developer” e organizzare un’azione di sensibilizzazione sulla riduzione dei rifiuti. Così come singoli individui o gruppi possono partecipare alle azioni già organizzate. Le autorità pubbliche impegnate nel campo della prevenzione dei rifiuti possono infine coordinare la Settimana nel proprio territorio.
Quanta CO2 produci? Un test
Proprio in occasione della SERR 2021, l’azione candidata dallo studio WasteLab e Junker app si è incentrata nell’elaborazione di un test, chiamato “Carbon WastePrint”, per permettere ad ognuno di calcolare, in termini di CO2 prodotta, l’impatto ambientale della propria utenza nella gestione dei rifiuti.
Alla base del quiz, accessibile attraverso l’apposita applicabile, è utilizzato un modello matematico validato che associa ad ogni frazione di rifiuto raccolta un fattore di emissione. Il test è disponibile nel menù “Servizi” della Junker app.
Per effettuare il calcolo, è sufficiente inserire il proprio Comune e il numero di componenti del nucleo familiare. Attraverso la risposta ad alcune semplici domande si arriverà all’autovalutazione se si è un utente “virtuoso”, “inerte” o “pigro”, potendo poi confrontare il proprio risultato con il punteggio medio del Comune di residenza. E, se l’impronta ambientale risulta alta, sulle pagine Facebook e Instagram di Junker sono disponibili i consigli di sostenibilità della campagna “Libera la zebra”, organizzati su 4 temi principali: prevenzione e riduzione dei rifiuti, riuso e riparazione, raccolta differenziata e riciclo, sharing.
L’Italia del riciclo ha punte di eccellenza
Il rapporto degli Italiani con i rifiuti e con il riciclo è al centro di numerosi studi. I più recenti sono relativi ai numeri registrati nel 2019. Il rapporto “L’Italia del riciclo 2020”, ad esempio, sottolinea come negli ultimi 11 anni si sia registrata in Italia una “crescita costante delle quantità di rifiuti riciclate, delle imprese del settore e un loro importante sviluppo tecnologico che ha consentito di raggiungere vere e proprie punte di eccellenza europea”. E conclude che “il sistema italiano del riciclo è in grado di affrontare i nuovi e più ambiziosi target europei per l’economia circolare purché continui la crescita della quantità e della qualità delle raccolte differenziate e siano recuperati i ritardi e le carenze impiantistiche ancora presenti in alcune zone del Paese”.
Quanto ad alcuni numeri, il rapporto evidenzia che nel 2019 il 70% dei rifiuti da imballaggio immessi al consumo sono stati avviati a riciclo (+3% rispetto al 2018). In quell’anno, la raccolta differenziata di carta è rimasta sostanzialmente stabile, quella della plastica è aumentata del 13% e gli imballaggi in vetro avviati a riciclo sono cresciuti del 10%, stessa percentuale di aumento registrata per la raccolta di apparecchi elettronici. Leggero aumento (+1%) anche per quanto riguarda il legno, leggermente più sostenuta (+5%) la crescita della raccolta dell’acciaio, mentre sono calati del 5% i quantitativi di imballaggi in alluminio avviati a riciclo.
Il rapporto sui Rifiuti urbani di Ispra: la raccolta differenziata
Le cifre positive sull’attenzione al riciclo sono confermate anche dal Rapporto rifiuti urbani edizione 2020 di Ispra.
Dai dati emerge che, sui 30 milioni di tonnellate (-0,3% complessivo, con un aumento del +0,5% solo al nord) di tonnellate di rifiuti urbani prodotti dagli Italiani (in media 500 kg per ognuno), la raccolta differenziata in Italia nel 2019 è aumentata del 3,1%, raggiungendo il 61,3%: il doppio rispetto al 2008.
Le tonnellate raccolte sono state 18,5 milioni, il 39,5% delle quali di frazione organica, mentre è da sottolineare la crescita percentuale su base annua della raccolta di plastica: +12,2%.
Per la prima volta, nel 2019 anche il Sud ha superato il 50% di differenziata, con la migliore performance del Molise (+12%). E sono 8 le regioni che hanno superato l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, fissato al 2012 dalla normativa: Veneto (74,7%), Sardegna (73,3%) e Trentino Alto Adige (73,1%) compongono il podio delle migliori 3. È invece Treviso la città più virtuosa, con una percentuale dell’86,9% di differenziata, seguita da Mantova (86,8%) e Belluno (84,4%). Tra le Città metropolitane, spicca Cagliari (71,4%, +13,6% rispetto al 2018), seguita da Venezia (70,9%).
Tra i grandi comuni Venezia al primo posto
Proprio a proposito di Venezia, è stata negli ultimi giorni pubblicata online la seconda edizione dell’Agenda del riciclo realizzata da Veritas, la multiservizi che gestisce anche la raccolta dei rifiuti nell’area metropolitana lagunare. “Ormai da quattro anni consecutivi – commenta il direttore generale di Veritas, Andrea Razzini – il nostro territorio, tra i comuni con più di 200 mila abitanti, è al primo posto in Italia per raccolta differenziata, con indici ben superiori ai parametri richiesti dall’Unione Europea entro il 2025. È un grande risultato, frutto dell’impegno dei cittadini, ma possiamo e dobbiamo fare di più”. La considerazione muove dal fatto che finiscono nel rifiuto secco residuo ancora materiali che invece dovrebbero essere differenziati, di cui il 15,66% di rifiuto organico e l’11,78% di carta, cartone e Tetra Pak.
Per converso, il 15,41% dei materiali presenti nei contenitori di vetro, plastica e lattine è stato conferito in maniera errata. Un corretto smaltimento consentirebbe, oltre che ridurre l’inquinamento, di contenere i costi per circa 8 milioni di euro l’anno.
Medicinali: c’è molto ancora da imparare
Nel 2019, le tonnellate di rifiuti raccolte sono state 548.244 (624 kg per ogni residente), di cui 363.968,55 (66,39%) di rifiuti differenziati, con l’organico (15,84% del totale) al primo posto, seguito da vetro, plastica e lattine (14,29%). La raccolta di rifiuto urbano residuo prodotto è invece diminuita del 9,5%, anche se il 49,54% non è stato conferito correttamente: percentuale comunque in calo, se si considera che nel 2015 era pari al 65,93%. Particolarmente problematica, in questa prospettiva, la raccolta dei medicinali, conferiti in modo corretto solo nel 26,3% dei casi.
Alberto Minazzi