Si lavora sul contenimento delle emissioni, su sistemi di innevamento artificiale sostenibili e sull’abbattimento dell’inquinamento. Il climate change cambia il modo di vivere la montagna
La festa è quella sugli sci, sulle piste, candide e scorrevoli, che per anni hanno fatto la gioia di “veri” sciatori e di quelli domenicali, quelli che dopo lo skipass devono farsi leggere anche il tagliando autostradale. E giù chilometri in auto e su con la Co2.
Sostenibilità è anche questo: impianti di risalita a impatto zero sci e scarponi a prova di Greta Thunberg, ma poi l’auto quanto inquina?
Certo lo sci non è come gli asparagi, a chilometrozero, perché le montagne stanno lì e voi state qui.
Eppure anche su questo fronte si può già cominciare a ragionare.
Non solo invernale.
A ogni area la sua realtà. Clara:” Le problematiche però sono mutevoli e in breve tempo”
Rincara la dose il bollettino dell’Unione regionale Consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi) del Veneto certificando che febbraio ha visto la quasi totale assenza di precipitazioni.
Tradotto significa una vertiginosa caduta del 96% sulla media storica con scarsissime nevicate.
Peraltro, il manto nevoso già presente è stato ulteriormente eroso per effetto delle perduranti temperature miti.
Dalla Valle d’Aosta al Friuli, si sono registrate chiusure d’impianti di risalita, sospensioni o ritardi di attività, addirittura mancate aperture.
«Non per noi di Dolomiti Superski. Su 1200 chilometri di piste non abbiamo dovuto fare i conti con queste situazioni» precisa Diego Clara responsabile comunicazione della società del maggiore comprensorio sciistico italiano disteso fra le province di Trento, Bolzano e Belluno.
Che invita a non generalizzare poiché le realtà geografiche e le problematiche possono essere diverse «ma anche mutevoli in un breve arco di tempo. Guardiamo ai prezzi dell’energia che fa funzionare impianti di risalita e reti di innevamento artificiale. Con una bolletta come si poteva prevedere all’apertura di stagione le sofferenze sarebbero state molto pesanti».
Il gatto delle nevi a idrogeno e i battipista ibridi
In effetti, sotto la lente critica stanno proprio gli impianti di risalita.
Ma anche qui e non da oggi l’attenzione all’ambiente si è fatta più stringente con l’introduzione di tecnologie molto sofisticate come il direct drive che riduce di molto sia la costruzione meccanica che i consumi.
Esempi virtuosi sono poi i sistemi di innevamento artificiale e i mezzi battipista.
La Pinroth (gruppo Leitner) di Vipiteno è stata la prima a lanciare un gatto delle nevi a idrogeno.
Un prototipo per il momento, ma ha fatto il suo lavoro in Alta Badia, mentre sul mercato sono già disponibili battipista ibridi che operano quasi esclusivamente con il motore elettrico.
E per i “cannoni” o sono già a nuova tecnologia, più efficienti e a basso consumo elettrico, o se obsoleti vengono sostituiti dai nuovi apparecchi.
Un nuovo concetto dello sport invernale
Abbiamo mai pensato a quanto dureranno i nostri scarponi da sci e quante emissioni inquinanti produce la loro realizzazione?
Giorgio Grandin è l’ingegnere che in Tecnica Group ha il ruolo di direttore Innovazione e sostenibilità ambientale.
«Parlare di Lca, cioè Life cycle assessment, per uno scarpone, gli attacchi o lo sci può sembrare fantascienza ma è proprio quello che stiamo
facendo qui a Giavera. Una valutazione del ciclo di vita del prodotto con la misurazione della Co2 equivalente ai fini dell’impatto ambientale sia per l’articolo che per il processo produttivo».
Anche il trasporto del vecchio materiale al Centro di raccolta in Italia è a basso impatto ambientale, grazie a Fercam, il partner nella logistica del gruppo industriale veneto.
Ma la neve continua a mancare. Si fanno più chilometri per andare sulle piste e si hanno maggiori concentrazioni di persone per periodi sempre più brevi.
A muoversi è pure il Museo dello scarpone, ovvero il referente istituzionale della Fondazione Distretto dello Sportsystem a Montebelluna. «Il climate change è un problema con ricadute su tutte le aziende del distretto – dice Francesca Sfoggia, curatore del museo – abbiamo iniziato a raccogliere documentazione originata dalle varie imprese, per la maggior parte artigiane, finalizzata a creare un database specifico con obiettivo la sostenibilità».
“Guardiamo al futuro”
Quasi una contraddizione in una situazione di scarso innevamento.
“Con le 129 imprese associate guardiamo al futuro – sottolinea Diego Clara da Bolzano – indubbiamente il cambiamento climatico non mancherà di riflettersi sul nostro settore, c’è consapevolezza e la nostra progettualità anche in termini di collegamenti sci-ai-piedi fra aree confinanti risponde a esigenze di contenimento dei costi, al problema di saturazione della viabilità e di abbattimento dell’inquinamento».