Un sentiero lungo 7000 km, il più lungo cammino nelle Terre Alte.
Si trova in Italia e rappresenta un’occasione unica per vivere il ‘mare interrotto di verde’ che unisce tutto il Paese, dalle Alpi agli Appennini.
Un’immensa scia di paesaggi straordinari e mete sconosciute da percorrere attraverso 20 regioni, isole comprese.
Un sogno realizzato da un gruppo di giovani non atleti, che ha già intrapreso il cammino l’anno scorso e ha voluto consigliare l’esperienza a modo proprio.
Ne sono già usciti un docufilm, “Va’ Sentiero” e un libro di fotografico, “Voci dalle Terre Alte”, realizzato da Sara Furlanetto, che racconta in 200 scatti i paesaggi e i volti incontrati nei primi 7 mesi di spedizione lungo il Sentiero Italia, il trekking più lungo del mondo.
Ora il “Progetto Sentiero Italia CAI” dell’associazione sportiva dilettantistica SearchGo arriva all’Europa.
Da Santa Teresa di Gallura (SS) a Muggia (TS), il percorso è infatti marcato dall’impronta verde del Green Deal europeo.
Il Sentiero Italia, quindi, diventa un concreto simbolo degli “impegni dell’Unione per la transizione verde in termini di tutela dell’ambiente, lotta al cambiamento climatico e crescita socio-economica sostenibile” rendendo gli stessi cittadini protagonisti della cosiddetta “rivoluzione green”.
Un viaggio attraverso una natura magica e la sua comunità
Sempre più spesso si sente parlare dello spopolamento delle Terre Alte che sembrano non avere più nulla da offrire, soprattutto ai giovani.
Al contrario, il team SearchGo ha pubblicizzato il Sentiero Italia CAI con l’intento di attirare l’attenzione proprio sul patrimonio che questo tipo di ambiente rappresenta per il Paese.
Nel docufilm “Va Sentiero” si scopre dunque una natura magica ma anche una comunità con i suoi volti, le sue toccanti storie di abbandoni e ritorni, la vita di gente che ama la montagna e il suo tesoro. Il vero ‘canto’ di Va’ Sentiero insomma, che vuole risvegliare il senso di appartenenza alla Terra anche nelle nuove generazioni.
Il percorso dal quale ha fatto seguito il progetto dei giovani di SearchGo ha attraversato 11 regioni del nord e centro Italia, da Trieste ai Monti Sibillini, documentando la resilienza dello spirito montanaro in tutta la sua bellezza e semplicità.
Il Veneto in prima linea
In particolare, questa resilienza si è fatta evidente nel tratto veneto del tragitto, una volta raggiunti i 2324m del Monte Piana (BL), dove si sono trovati di fronte alla devastazione della tempesta Vaia, la calamità che aveva colpito il paesaggio veneto a fine ottobre 2018, distruggendo 2,3 milioni di ettari di vegetazione. Un disastro al quale si è fin da subito contrapposta la voglia di rinascita di volontari e alpini che hanno lavorato strenuamente al ripristino dell’area colpita.
‘Dobbiamo ringraziare la tradizione di volontariato locale – rileva Alessandro Geri, referente nazionale del Sentiero Italia CAI – che in Veneto si è sempre dimostrata molto attiva. In questa regione abbiamo trovato moltissimi volontari e un gran senso di responsabilità. Un vantaggio non indifferente, che ha saputo coniugare con molte iniziative di accoglienza, servizi e turismo.’
Proprio il Veneto è ora in prima linea per la promozione del Sentiero Italia CAI. Il panorama delle montagne venete, già protagonista nel turismo alpino, è pronto a partecipare alla ‘narrazione’ di questo nuovo cammino con entusiasmo.
Il panorama mozzafiato dei rifugi in quota
Il percorso del sentiero in Veneto è di particolare rilievo per il pregio ambientale e la storia del paesaggio che attraversa.
Si ripercorrono i luoghi della Prima Guerra Mondiale e si scorgono ‘colori’ nuovi.
Un colore straordinario è sicuramente quello delle Tre Cime: il rosso delle montagne al tramonto rinfranca lo spirito e lascia senza fiato.
Le Tre Cime di Lavaredo sono una delle 9 tappe venete del Sentiero Italia.
Il tracciato escursionistico prende avvio dal rifugio al Lago Fedaia, ancora in provincia di Trento, poi, varcato il confine con il Veneto, giunge ad Arabba.
Il passo del visitatore procede spedito e si lascia alle spalle i pendii settentrionali della Marmolada. Non solo, ad aspettarlo c’è l’affresco del massiccio del Sella e la storia di Lagazuoi, uno dei luoghi più simbolici della Prima Guerra mondiale. Un po’ di cultura per rendere l’esperienza ancora più significativa e appagante.
La tappa di Forcella Travenanzes, esclusivamente in discesa, è invece più rilassante. La camminata imbocca l’omonima valle che si insinua tra i massicci dolomitici delle Tofane e del Lagazuoi. Chi vuole, si può fermare ai piedi del Castelletto, la cima-teatro di un altro, lungo e drammatico conflitto della Grande Guerra.
Passando nei pressi di Cortina d’Ampezzo, il percorso continua al cospetto delle Gruppo del Cristallo arrivando fino al lago di Misurina, altra meraviglia paesaggistica.
Dopo le già menzionate TreCime, si sfiora il confine di stato con l’Austria per poi proseguire parallelamente verso il Cadore.
Il congiungimento al tratto friulano avviene all’insegna dell’alta quota. Tra le vette che si incontrano ecco il Passo Palombino, a 2035 metri d’altezza, letteralmente ‘a un passo dal cielo’.
La scelta del turismo lento per entrare in confidenza col territorio
Il progetto Sentiero Italia CAI, ideato fin dal 1981 e inaugurato dal 1995, si sviluppa lungo circa 500 tappe: da Santa Teresa Gallura, in Sardegna, per arrivare a Muggia, in provincia di Trieste, dopo aver risalito la dorsale appenninica da sud a nord e attraversato l’arco alpino da ovest a est.
‘A mio modo di vedere, – spiega Riccardo Carnovalini, uno degli ispiratori del Progetto Sentiero Italia- il senso dell’andare a piedi sta nella possibilità di riconnettersi con la terra, nel ricreare una relazione sentimentale con l’ambiente. Ecco: l’idea che per me stava alla base del progetto del Sentiero Italia era proprio quella: regalare agli altri una chance in più per poter davvero entrare in confidenza con il territorio’.
Si tratta di un itinerario escursionistico, che si sviluppa per oltre 500 tappe lungo l’intera dorsale appenninica. Sono alla portata di chiunque abbia voglia di migliorare la propria resistenza alla fatica e la conoscenza dell’ambiente alpino. Un tipo di turismo che viene definito ‘lento’ perché assapora ogni tappa nel suo legame con la natura.