Presentato, al XXV Congresso Nazionale Sigu, a Trieste, uno studio su genetica e Covid che conferma l’efficacia della memoria immunologica contro SARS
La genetica conta più di quel che si pensi.
Ed è proprio dagli studi sui geni e sulla loro ereditarietà che arriva la conferma: chi già ha avuto il Covid non ha più necessità di vaccinarsi.
A proteggerlo, non dalla possibilità di contrarre nuovamente la malattia ma di contrarla in maniera seria, sarà la sua memoria immunologica, che non ha scadenza.
E’ questo l’esito di uno studio presentato oggi al XXV Congresso Nazionale Sigu che si tiene fino al 9 settembre al Trieste Convention Center.
Gli anticorpi naturali non temono le varianti
Tra letture magistrali, simposi e riflessioni sulla genetica medica, sulla politica sanitaria e sull’inizio, con il completamento del genoma umano, di un’era definita post-genomica, lo studio dell’istituto di ricerca Altamedica si colloca tra le novità della sezione “Genetica e Covid”.
“Lo studio sperimentale, eseguito su un numero considerevole di soggetti che hanno contratto l’infezione dimostra – ha annunciato il direttore scientifico di Altamedica Claudio Giorlandino – che i linfociti B sono pronti a riattivarsi immediatamente allorché vengano nuovamente a contatto con il virus, trasformandosi in plasmacellule che poi genereranno gli anticorpi specifici. Ovviamente non vi è paragone sulla efficacia della immunità naturale rispetto a quella modesta e limitata post-vaccinale. I vaccini sono attivi soltanto contro una parte del virus, la proteina spike, mentre gli anticorpi naturali sono attivi contro tutto il virus e quindi non temono varianti”.
Il virus non aggredisce più i polmoni
Soprattutto, non hanno difficoltà a combattere la variante e le sottovarianti Omicron, che si sono rivelate meno aggressive delle precedenti.
“Queste ultime varianti conservano la resistenza allo splitting della proteina di aggancio cellulare, la Spike – ha spiegato il professore – . SARS, per infettare i polmoni, deve subire una suddivisione di Spike ma con le ultime varianti questa divisione non avviene. Sulla base di questo – ha concluso – l’esecuzione di una quarta dose di vaccino è totalmente inutile”.
Lo studio va oltre, smentendo che chi è vaccinato sviluppi una malattia inferiore nel caso in cui contragga il Covid.
In realtà, ha sottolineato Giorlandino, è il virus che ha perso la sua pericolosità non aggredendo più i polmoni.
Lo studio è stato eseguito con la metodica della citometria a flusso sui linfociti B di memoria.