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Scuola: per molti l'ultima campanella suona prematuramente

Scuola: per molti l'ultima campanella suona prematuramente

Secondo i dati Istat, la dispersione scolastica coinvolge maggiormente i ragazzi rispetto alle ragazze e le regioni del Mezzogiorno

L’anno scolastico 2023/24 volge ormai al termine.
Con l’inizio del mese di giugno per milioni di studenti scatta il conto alla rovescia: restano gli ultimi compiti e interrogazioni prima di potersi godere il relax estivo.
Secondo le rilevazioni Eurostat però per il 10,5% dei giovani tra i 18 e 24 anni la campanella smette di suonare prima che sia raggiunto il diploma di scuola media superiore o titolo equivalente. Il fenomeno è analizzato a livello europeo e nell’ottica del nuovo Quadro strategico per la cooperazione nel settore dell’istruzione e della formazione assume come obiettivo europeo per il 2030 quello di ridurre tale quota a un valore inferiore al 9%.

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Dispersione scolastica: perché

Rispetto a quanto accade in altri Paesi europei, in Italia la percentuale di dispersione scolastica è sensibilmente diminuita da quando si registrava ben il 24% di abbandoni a fronte di una media UE del 17%.
Dietro di noi ci sono Ungheria, Romania, Germania e Spagna, mentre per Irlanda, Polonia e Grecia rimane il primato irraggiungibile con solo il 4% di ragazzi che lasciano la scuola prematuramente.
Guardando al 2022 il nostro Paese ha diminuito la percentuale di un punto passando dall’11,5% al 10,5%, tuttavia il fenomeno rimane preoccupante. In particolare riguarda più i ragazzi per il 13,6% rispetto alle ragazze con il 9,1%. La percentuale di chi lascia la scuola prematuramente è maggiore nel Mezzogiorno dove l’incidenza raggiunge il 15,1% dei 18-24enni mentre al Nord e Centro siamo rispettivamente al 9,9% e 8,2%.

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Nonostante i progressi, il fenomeno della dispersione scolastica resta tra i più alti dell’Unione Europea che ha una media del 9,6%. Ma per quali motivi i giovani non proseguono gli studi? Similmente al raggiungimento di un titolo terziario, anche la dispersione scolastica è associata alle caratteristiche socio-economiche della famiglia di origine: se il livello di istruzione die genitori è basso, l’incidenza degli abbandoni precoci è molto elevata. Quasi un quarto, 24,2%, dei giovani 18-24enni con genitori che hanno al massimo la licenza media, ha abbandonato gli studi prima del diploma. La quota scende al 5,3% se almeno un genitore ha un titolo secondario superiore e al 2,5% se laureato.

Difficoltà nel trovare lavoro per chi abbandona gli studi

Sempre secondo dati Istat, in riferimento al 2022, in Italia il tasso di occupazione dei giovani che lasciano gli studi è pari al 39%, anche se inferiore a quello medio UE che registra una percentuale del 45,8%.
Nel Mezzogiorno alla più alta incidenza di giovani che abbandonano precocemente gli studi si associa un più basso tasso di occupazione. Non va poi sottovalutato il fenomeno degli abbandoni impliciti vale a dire gli studenti che pur completando il percorso di studi non raggiungono competenze adeguate. In Campania e Sicilia  si registra il maggior numero di uscite precoci dagli studi, mentre sono dieci le regioni che si trovano al di sotto della soglia del 10% stabilita in sede europea nel 2020 e sei di queste anche al di sotto della nuova soglia del 9%: Lombardia 9,9%, Veneto 9,5%, Emilia Romagna 9,5%, Abruzzo 9,3%, Molise 8,3%, Friuli-Venezia Giulia 7,7, Lazio 7,4%, Umbria 7,3, Marche 5,8% e Basilicata 5,3%.

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