I nostri figli potranno seguire le lezioni scolastiche dal banco senza indossare la mascherina.
Adesso lo consentono ufficialmente le raccomandazioni tecniche del Comitato Tecnico Scientifico del Dipartimento della Protezione Civile, che ha confermato le posizioni espresse il 10 agosto. «Noi – spiega il direttore scolastico regionale, Carmela Palumbo – ci eravamo da sempre attestati su queste misure, basate sulla “stella polare” del distanziamento. Le accogliamo quindi con favore, trovando che siano il giusto equilibrio tra esigenze di sicurezza e uno svolgimento delle lezioni in condizioni sostenibili per gli studenti».
Le raccomandazioni del CTS
Le nuove decisioni prese dal Comitato riguardano esclusivamente le situazioni statiche in cui vi è il rispetto del distanziamento interpersonale.
Nel caso in cui la distanza di 1 metro non possa esser garantita, anche nelle situazioni statiche, così come in quelle dinamiche, la mascherina andrà indossata.
I bambini che frequentano la scuola primaria possono dunque rimuovere la mascherina quando sono seduti al banco, ad almeno 1 metro da compagni e insegnanti. Questa disposizione è stabilita per favorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale ed è valida anche per gli studenti delle scuole secondarie, che potranno star senza mascherina anche in “situazione epidemiologica di bassa circolazione virale come definita dall’autorità sanitaria”.
Le raccomandazioni potranno essere modificate dall’autorità sanitaria in considerazione del dato epidemiologico, delle conoscenze scientifiche e delle implicazioni organizzative.
Le indicazioni dell’OMS
Il Comitato prende le mosse dalle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’uso delle mascherine in ambito scolastico.
Nel recente documento del 21 agosto l’OMS indica differenziazioni sulla base delle fasce d’età.
Tra i 6 e gli 11 anni, l’uso della mascherina è “condizionato alla situazione epidemiologica locale”. Si deve però prestare comunque attenzione “al contesto socio-culturale e a fattori come la “compliance” (cioè la conformità, ndr) del bambino nell’utilizzo della mascherina e il suo impatto sulle capacità di apprendimento”. Dai 12 anni in poi, invece, vanno utilizzate le stesse previsioni di uso degli adulti.
Il 31 agosto, poi, la consensus conference dell’OMS ha ribadito, oltre alle mascherine, la necessità anche delle altre misure preventive.
Tra queste, il distanziamento sociale, la sanificazione delle mani, la cosiddetta “etichetta respiratoria” (ad esempio: tossire e starnutire nel gomito) e un’accurata informazione ed educazione sanitaria con un linguaggio adeguato all’età degli studenti.
Il CTS, per limitare la circolazione del virus, raccomanda dunque di implementare in ambito scolastico anche igiene dell’ambiente e personale, ricambio d’aria e sanificazione.
I problemi aperti: trasporti, spazi e misurazione della temperatura
La trattativa Stato-Regioni ha definito una capienza dei mezzi dell’80% rispetto all’omologazione. La Città Metropolitana di Venezia, al riguardo, sta valutando anche l’ipotesi di ricorrere ad autobus di aziende private per garantire il servizio a tutti i ragazzi. «Le linee guida ufficiali – commenta il direttore scolastico Palumbo – si stanno elaborando in queste ore. Quando le avremo in mano, faremo il punto con la Regione».
I problemi di spazi relativi ad alcuni istituti scolastici veneziani, come Morosini, Algarotti e Barbarigo, sono invece stati risolti, trovando soluzioni interne agli stessi plessi scolastici.
Un altro tema da risolvere è quello della misurazione della temperatura in ingresso a scuola per studenti, docenti e personale scolastico.
Il punto fermo delle ultime indicazioni del CTS è la misurazione a casa. Una misura che vale per la fascia di età sopra ai 6 anni e per la quale potrebbero esserci delle alternative, come i termoscanner automatici ipotizzati dalla Regione, che per gli under 6 ha richiesto la misurazione obbligatoria da parte delle scuole.
«Tutti gli istituti, comunque, hanno ampia facoltà di dotarsi di apparecchi, anche se vanno osservate regole nel rispetto della privacy -ricorda il direttore Palumbo – Alcune scuole lo hanno fatto autonomamente e, a Verona, la Provincia ha dotato tutte le scuole del termoscanner. Noi abbiamo intanto dato indicazioni per entrambe le possibilità, prevedendo un’autodichiarazione delle famiglie in caso di misurazione a casa».
Il tempo pieno
Non è invece un problema il tempo pieno. «Non ci sono state riduzioni – conclude il direttore scolastico regionale – rispetto alle richieste delle scuole, a cui abbiamo dato le risorse per mantenere il servizio. Semplicemente, devono prevedere un’organizzazione nuova e diversa, soprattutto in caso di mense non capienti, provvedendo ad esempio con i lunch box. Quel che conta, però, è che tutte le richieste delle famiglie sono state coperte». E si tratta di un numero cospicuo, soprattutto nella scuola primaria, dove la percentuale si attesta attorno al 50-60%. Venezia, poi, è la provincia veneta da cui è arrivata la maggior richiesta di tempo pieno.